Papa Francesco

Papa: mezzo mondo muore di fame e di guerra

“Chi non vuole figli non diffonde gioia né futuro”, ha aggiunto durante l’omelia della Messa per la festa dell’Immacolata celebrata in San Pietro. “Non c’è salvezza senza la donna, perché anche la Chiesa è donna”

“Chi esalta come conquista il rifiuto di ogni legame stabile e duraturo non dona libertà”. Ne è convinto il Papa, che nell’omelia della messa presieduta nella basilica di San Pietro con i nuovi cardinali ha denunciato che “la pretesa del primo peccato, di voler essere come Dio, continui a ferire l’umanità, e come questa presunzione di autosufficienza non generi né amore, né felicità”. “Chi toglie il rispetto al padre e alla madre, chi non vuole i figli, chi considera gli altri come un oggetto o come un fastidio, chi ritiene la condivisione una perdita e la solidarietà un impoverimento, non diffonde gioia né futuro”, il monito di Francesco: “A cosa servono i soldi in banca, le comodità negli appartamenti, i finti contatti del mondo virtuale, se poi i cuori restano freddi, vuoti, chiusi? A cosa servono gli alti livelli di crescita finanziaria dei Paesi privilegiati, se poi mezzo mondo muore di fame e di guerra, e gli altri restano a guardare indifferenti? A cosa serve viaggiare per tutto il pianeta, se poi ogni incontro si riduce all’emozione di un momento, a una fotografia che nessuno ricorderà più nel giro di qualche giorno o qualche mese?”. “Oggi noi guardiamo a Maria Immacolata, e le chiediamo che il suo Cuore pieno d’amore ci conquisti, che ci converta e che faccia di noi una comunità in cui la figliolanza, la sponsalità e la maternità siano regola e criterio di vita”, la preghiera finale: “in cui le famiglie si riuniscono, gli sposi condividono ogni cosa, i padri e le madri sono presenti in carne e ossa vicino ai loro figli”. “E i figli guardino i padri”, l’aggiunta a braccio.

“Non c’è salvezza senza la donna, perché anche la Chiesa è donna” ha proseguito nell’omelia della messa con i 21 cardinali creati ieri. “Della sua infanzia i testi sacri non parlano”, ha esordito Francesco riferendosi a Maria: “Il Vangelo ce la presenta invece, al suo ingresso sulla scena della storia, come una giovane ragazza ricca di fede, umile e semplice. È la ‘vergine’, nel cui sguardo si riflette l’amore del Padre e nel cui Cuore puro la gratuità e la riconoscenza sono il colore e il profumo della santità. Qui la Madonna ci appare bella come un fiore cresciuto inosservato e finalmente pronto a sbocciare nel dono di sé”, perché “la vita di Maria è un continuo dono di sà”. La seconda dimensione della bellezza di Maria è quella di sposa, cioè di “colei che Dio ha scelto come compagna per il suo progetto di salvezza”: “E lei risponde ‘sì’ dicendo: ‘Ecco la serva del Signore’”. “Serva” – ha precisato Francesco – non nel senso di asservita” e umiliata, ma di persona fidata, stimata, a cui il Signore affida i tesori più cari e le missioni più importanti. La sua bellezza allora, poliedrica come quella di un diamante, rivela una faccia nuova: quella della fedeltà, della lealtà e della premura che caratterizzano l’amore reciproco degli sposi”.

“L’Immacolata non è un mito, una dottrina astratta o un ideale impossibile: è la proposta di un progetto bello e concreto, il modello pienamente realizzato della nostra umanità, attraverso cui, per grazia di Dio, possiamo tutti contribuire a cambiare in meglio il nostro mondo”. Il Papa ha quindi sottolineato come anche noi riceviamo Maria in dono, nel battesimo, “quando veniamo liberati dal peccato e fatti figli di Dio”. “E con essa ci è affidata la chiamata a coltivarla, come la Vergine, con amore filiale, sponsale e materno, grati nel ricevere e generosi nel donare, uomini e donne del ‘grazie’, uomini e donne e del ‘sì’, detti con le parole, ma soprattutto con la vita; pronti a far posto al Signore nei nostri progetti e ad accogliere con tenerezza materna tutti i fratelli e le sorelle che incontriamo sul nostro cammino”. “E’ bello trovare uomini e donne che con la vita dicono grazie e dicono sì”, ha aggiunto a braccio.