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«Papa Luciani», quando la finzione non rende la realtà
Detto questo, però, alcune puntualizzazioni si impongono. Nella seconda parte, incentrata sul Conclave che elesse Luciani e sui trentatré giorni del suo pontificato, tutta la narrazione si è modulata su uno schema abusato e molto di moda: il Papa «buono» e «innovatore», circondato da una Curia «cattiva» e «chiusa» nella difesa dei propri privilegi, che fa di tutto, ma proprio di tutto, per neutralizzarlo… e ci riesce.
Ora noi sappiamo bene che nella Chiesa come in ciascuno di noi il grano e la zizzania ci saranno fino alla fine, ma qui la contrapposizione è così volutamente marcata che finisce per essere irreale, oltre che ingiusta e può disorientare ed è avvenuto quegli spettatori meno provveduti sul piano storico.
È importante quindi ricordare che questa come ogni altra fiction è pur sempre un «misto di storia e invenzione» e non dobbiamo attribuirle il compito che non ha né può avere: offrirci cioè un’accurata ricostruzione storica, soprattutto quando si tratta di una realtà così ricca e complessa com’è la Chiesa.