Vita Chiesa

PAPA IN TURCHIA, MESSA AD EFESO: L’INCORAGGIAMENTO AL «PICCOLO GREGGE DI CRISTO»

Una grande tenda bianca per ripararlo dal sole che lo ha accolto oggi ad Efeso, nel santuario della casa di Maria “Meryem Ana Evi”, dove Benedetto XVI sta celebrando la Messa nel piazzale antistante l’ingresso al santuario. Ad accoglierlo il presidente dei vescovi turchi, mons. Ruggero Franceschini, che lo ringraziato perché “con la sua presenza ha voluto riunire qui persone diverse e divise per costruire un futuro migliore, in un tempo in cui il mondo vive profondi conflitti e divisioni”. Il Papa ha ricambiato il saluto con una abbraccio al presule al quale ha fatto dono di un calice mostrato alle centinaia dei presenti che hanno applaudito. Nel santuario, detto ‘piccola casa’, visitata anche dai musulmani, vige un forte cordone di sicurezza. Qui è previsto che il Papa incontri la comunità cattolica e i vescovi turchi.

In questa celebrazione “vogliamo rendere lode al Signore per la divina maternità di Maria, mistero che qui a Efeso, nel Concilio ecumenico del 431, venne solennemente confessato e proclamato”. Si è aperta così l’omelia pronunciata da Benedetto XVI. Salutando mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo di Izmir, mons. Giuseppe Bernardini, arcivescovo emerito di Izmir, mons. Luigi Padovese, i sacerdoti e le religiose convenuti nel santuario, il Papa li ha ringraziati per la presenza, la testimonianza e il servizio “alla Chiesa, in questa terra benedetta dove, alle origini, la comunità cristiana ha conosciuto grandi sviluppi”.

Il Pontefice ha quindi incoraggiato il “piccolo gregge di Cristo che vive in mezzo” a “questa nazione”, manifestando “l’affetto della Chiesa intera” ai “fedeli convenuti da Izmir, Mersin, Iskenderun e Antakia, e da diverse parti del mondo”. Con riferimento alla Prima lettura Benedetto XVI ha osservato: “il testo contiene l’espressione che ho scelto quale motto del mio viaggio apostolico: ‘Egli, Cristo, è la nostra pace'”. Secondo Paolo, tutti “sono chiamati in Cristo a partecipare pienamente al mistero della salvezza” e, ha sottolineato il Papa, la Chiesa non è solo strumento dell’unità, ma ne è anche segno efficace”.

Rivolgendosi ai cattolici presenti (fedeli, sacerdoti, religiose e vescovi), il Papa ha affermato che, come ricorda l’apostolo Paolo nella Prima lettura, “Cristo ha fatto dei due un popolo solo”, affermazione che si riferisce al rapporto tra Giudei e Gentili, ma che, ha notato il Pontefice, “può anche estendersi, sul piano analogico, alle relazioni tra popoli e civiltà presenti nel mondo”. Pertanto, ha proseguito Benedetto XVI, “confortati dalla Parola di Dio, da qui, da Efeso, città benedetta dalla presenza di Maria Santissima – che sappiamo essere amata e venerata anche dai musulmani – eleviamo al Signore una speciale preghiera per la pace tra i popoli. Da questo lembo della Penisola anatolica, ponte naturale tra continenti, invochiamo pace e riconciliazione anzitutto per coloro che abitano nella Terra che chiamiamo santa”, ma anche “pace per l’intera umanità!”. “Di questa pace universale – ha concluso – abbiamo tutti bisogno; i questa pace la Chiesa è chiamata” ad essere “segno e strumento”.Sir

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