Vita Chiesa

PAPA IN LIBANO: LA CONFERENZA STAMPA CON I GIORNALISTI IN AEREO

«Nessuno mi ha mai consigliato di rinunciare a questo viaggio e io non ho mai contemplato questa ipotesi, perché so che quando la situazione si fa più complicata è ancora più necessario offrire un segno di fraternità, di incoraggiamento e di solidarietà». Con queste parole il Papa ha riassunto il senso del suo viaggio in Libano, conversando oggi con i giornalisti mentre volava verso Beirut (testo integrale). «Il fondamentalismo – ha spiegato Benedetto XVI rispondendo ad una delle domande – è sempre una falsificazione della religione e contro il senso della religione, che, invece, invita a diffondere la pace di Dio nel mondo. L’impegno della Chiesa e delle religioni è quello di compiere una purificazione da queste tentazioni, illuminare le coscienze e fare in modo che ognuno abbia un’immagine chiara di Dio. Dobbiamo rispettarci gli uni gli altri. Ognuno è immagine di Dio e dobbiamo rispettarci reciprocamente. Il messaggio fondamentale della religione deve essere contro la violenza, che è una falsificazione come il fondamentalismo, deve essere l’educazione e la purificazione delle coscienze, per favorire il dialogo, la riconciliazione e la pace». Quanto alla «primavera araba», per il Papa «di per sé è una cosa positiva», un desiderio «di maggiore democrazia, maggiore libertà, di maggiore cooperazione, di una rinnovata identità araba».

Il «pericolo», ha puntualizzato però il Papa riguardo alla «primavera araba», è dimenticare «una dimensione fondamentale della libertà, che è la tolleranza dell’altro»: per questo «dobbiamo fare tutto il possibile perché il desiderio di libertà non dimentichi la tolleranza, la riconciliazione, elementi fondamentali della libertà». «I cristiani e gli arabi hanno costruito queste terre e non possono non vivere insieme», ha affermato il Santo Padre, esortando a «fare quanto è possibile perché la libertà risponda a un maggior dialogo e non al dominio di uno contro gli altri». Interrogato sulla situazione della Siria, Benedetto XVI ha fatto notare che «non solo i cristiani fuggono, ma anche i musulmani. Il pericolo che i cristiani si allontanino da queste terre e perdano la loro presenza in queste terre è grande e noi dobbiamo fare il possibile per aiutarli a rimanere. L’aiuto essenziale sarebbe la fine della guerra e delle violenze. Quindi, bisogna fare il possibile per interrompere le violenze e favorire la possibilità di rimanere insieme anche in futuro». «Invece di importare le armi, che è un peccato grave – la proposta del Papa – dovremmo importare le idee, la pace, la creatività». «Occorre promuovere tutti i gesti possibili, anche materiali, per favorire la fine della guerra e della violenza, in modo che tutti possano ricostruire il Paese», ha concluso il Santo Padre. (Sir)