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Papa in Indonesia, il racconto dell’arrivo di Francesco

Cliff Tedyanto, 26 anni, volontario della parrocchia di St Lawrence a Tangeranguno, è uno degli 800 giovani mobilitati per la messa allo stadio: "Stiamo imparando la Salve Regina"

Papa Francesco in Indonesia (Foto Vatican Media/SIR)

Sono 800 i volontari (tutti ragazzi tra i 18 e i 30 anni, di diverse parrocchie della diocesi di Giacarta e limitrofe) coinvolti nell’accoglienza al Santo Padre appena arrivato in Indonesia. Ma oltre alle risorse messe in campo dalla Chiesa cattolica, un’intera città sembra essersi mobilitata per dare il benvenuto a Francesco.
Dall’Aeroporto internazionale “Soekarno-Hatta” di Giacarta il Papa stamani si è diretto alla nunziatura apostolica.

“La gente che lo salutava lungo il percorso era ed è emozionatissima!”, ci racconta al telefono dalla capitale indonesiana Cliff Tedyanto, 26 anni, volontario della parrocchia di St Lawrence a Tangerang.
“Moltissime persone, nonostante fosse orario d’ufficio (e difficilmente si lascia il posto di lavoro qui!), si sono riversate in strada per salutare il Papa – racconta Cliff – e lo hanno ringraziato dai marciapiedi”.

La strada principale, Jalan Sudirman, “era piena di gente a piedi, in motorino e auto, come ad una festa. Erano state affisse ovunque, lungo la via, bandiere del Vaticano e dell’Indonesia, ma, a parte l’organizzazione più formale, l’accoglienza della gente comune e la gioia in queste ore sono palpabili ovunque”. Il ragazzo, appena laureato in Psicologia clinica, cattolico praticante e grande sostenitore di Papa Francesco come molti suoi coetanei, fa parte della squadra di volontari che domani e dopodomani seguiranno il Pontefice nei suoi spostamenti, soprattutto allo stadio di Gelora Bung Karno per la messa.
“Siamo circa 800 ragazzi e abbiamo il compito di accogliere, assieme agli altri organizzatori, quasi 90mila cattolici attesi allo stadio, organizzando un servizio sia lì che altrove. L’obiettivo è contribuire a rendere piacevole la visita apostolica tanto attesa”, dice.

Dentro e attorno all’Università cattolica di Giacarta ad esempio sono stati affissi dei banner e grandi foto con il volto del Papa, oltre alle bandiere e immagini che svettano lungo le vie principali. Domani 4 settembre, nel pomeriggio, il Pontefice, prima impegnato negli incontri istituzionali con le autorità, incontrerà a fine giornata i giovani di Scholas Occurrentes, nella Casa della Gioventù Grha Pemuda.
Si tratta di un movimento giovanile internazionale che lavora in rete per consentire concretamente ai giovani di essere agenti del cambiamento all’interno delle rispettive comunità. Infine, in ogni parrocchia di Giacarta già da alcune settimane i fedeli hanno iniziato ad imparare il canto del Salve Regina, che verrà recitato e musicato durante la celebrazione della “grande messa” del 5 settembre. “Tutti lo stanno ripetendo e tutti stanno imparando a memoria ed è molto importante per noi; stiamo anche imparando alcune parole di accoglienza per Francesco, rigorosamente in italiano”, racconta ancora Tedyanto. “Quello che ci aspettiamo dal discorso del Pontefice alla comunità cristiana è che possa spronarci ad una maggiore fraternità: a essere più uniti; siamo tutti sorelle e fratelli, tutti – dice Cliff – perché l’Indonesia è un grande Paese multireligioso, all’87% musulmano, ma quello che ci manca è capire che servono più tolleranza e integrazione”.

*redazione Popoli e Missione