Vita Chiesa

Papa in Estonia: incontro ecumenico con i giovani, «l’amore non è morto, ci chiama e ci invia»

Ad accoglierlo davanti alla Kaarli Lutheran Church di Tallin per l’incontro ecumenico con i giovani c’erano l’arcivescovo luterano e il pastore della Chiesa. Nell’atrio un gruppo di bambini di diverse scuole cristiane hanno offerto dei fiori al Papa mentre eseguivano un canto. Poi Francesco è entrato in processione insieme all’arcivescovo luterano, al pastore della Chiesa di San Carlo e all’amministratore apostolico di Tallinn. Dopo le parole di benvenuto di due ragazzi, uno cattolico e uno luterano, l’esecuzione di canti, un breve indirizzo di saluto dell’arcivescovo luterano e alcune brevi testimonianze di un rappresentante luterano, di un ortodosso estone e di un cattolico, Francesco ha pronunciato in italiano il suo discorso.

«La pace è artigianale». «Se ci sforziamo di vederci come pellegrini che fanno il cammino insieme, impareremo ad aprire il cuore con fiducia al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze, guardando solo a ciò che realmente cerchiamo: la pace davanti al volto dell’unico Dio». Il Papa ha ricordato che «la pace è artigianale», e «aver fiducia negli altri è pure qualcosa di artigianale, ed è fonte di felicità». «A voi giovani capita spesso che gli adulti intorno a voi non sanno quello che vogliono o si aspettano da voi; o a volte, quando vi vedono molto felici, diffidano; e se vi vedono angosciati, relativizzano quello che vi succede», ha fatto notare Francesco: «Nella consultazione prima del Sinodo, che celebreremo a breve e in cui rifletteremo sui giovani, molti di voi chiedono che qualcuno vi accompagni e vi capisca senza giudicare e sappia ascoltarvi, come pure rispondere ai vostri interrogativi».

Spesso le Chiese non ascoltano i giovani. «Le nostre Chiese cristiane – e oserei dire ogni processo religioso strutturato istituzionalmente – a volte si portano dietro atteggiamenti nei quali è stato più facile per noi parlare, consigliare, proporre dalla nostra esperienza, piuttosto che ascoltare, lasciarsi interrogare e illuminare da ciò che voi vivete», il «mea culpa del Papa». «Tante volte le comunità cristiane si chiudono senza accorgersene e non ascoltano le vostre inquietudini», ha aggiunto a braccio. «Sappiamo che voi volete e vi aspettate di essere accompagnati non da un giudice inflessibile, né da un genitore timoroso e iperprotettivo che genera dipendenza, ma da qualcuno che non ha timore della propria debolezza e sa far risplendere il tesoro che, come vaso di creta, custodisce al proprio interno».

Una comunità cristiana vera non fa proselitismo. Il Papa si è fatto compagno di viaggio dei giovani: «Oggi qui voglio dirvi che vogliamo piangere con voi se state piangendo, accompagnare con i nostri applausi e le nostre risate le vostre gioie, aiutarvi a vivere la sequela del Signore», l’empatia di Francesco. «Sappiate questo: quando una comunità cristiana è vera cristiana, non fa proselitismo», ha ammonito il Papa a braccio: «soltanto ascolta, riceve, accompagna e fa cammino, ma non impone». «Abbiamo davvero bisogno di convertirci, di scoprire che per essere al vostro fianco dobbiamo rovesciare tante situazioni che sono, in definitiva, quelle che vi allontanano», il «mea culpa» del Papa: «Sappiamo che molti giovani non ci chiedono nulla perché non ci ritengono interlocutori significativi per la loro esistenza». «È brutto, questo: quando una Chiesa, una comunità si comporta in modo tale che i giovani credono che ‘questi non mi diranno nulla che serve alla mia vita’», il commento a braccio: «Alcuni, anzi, chiedono espressamente di essere lasciati in pace, perché sentono la presenza della Chiesa come fastidiosa e perfino irritante. E questo è vero».

Comunità senza paura. «Li indignano – ha detto il Papa andando nel dettaglio – gli scandali sessuali ed economici di fronte ai quali non vedono una condanna netta; il non saper interpretare adeguatamente la vita e la sensibilità dei giovani per mancanza di preparazione; o semplicemente il ruolo passivo che assegniamo loro». Queste «sono alcune delle vostre richieste», ha affermato Francesco citando il percorso pre-sinodale: «Vogliamo rispondere a loro, vogliamo, come voi stessi dite, essere una comunità trasparente, accogliente, onesta, attraente, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva». «Cioè una comunità senza paura: le paure ci chiudono», ha spiegato il Papa ancora a braccio: «Le paure ci spingono ad essere proselitisti, e la fratellanza è un’altra cosa, il cuore aperto e l’abbraccio fraterno». «Vedendovi così, riuniti, a cantare, mi unisco alla voce di Gesù e resto ammirato, perché voi, nonostante la nostra mancanza di testimonianza, continuate a scoprire Gesù in seno alle nostre comunità», l’omaggio ai giovani estoni: «Perché sappiamo che dove c’è Gesù c’è sempre rinnovamento, c’è sempre l’opportunità della conversione, di lasciarsi alle spalle tutto ciò che ci separa da Lui e dai nostri fratelli. Dove c’è Gesù, la vita ha sempre sapore di Spirito Santo».

«Al di là dei nostri limiti, delle nostre divisioni, Gesù continua ad essere il motivo per essere qui».. ha assicurato il Papa nella parte finale del discorso rivolto ai giovani. «Sappiamo che non c’è sollievo più grande che lasciare che Gesù porti le nostre oppressioni», ha proseguito Francesco: «Sappiamo anche che ci sono molti che ancora non lo conoscono e vivono nella tristezza e nello smarrimento». «L’amore è morto, l’amore se n’è andato, l’amore non vive più qui», ha detto il Papa citando una famosa cantante estone: «No, per favore, facciamo che l’amore sia vivo, e tutti noi dobbiamo farlo!», ha esclamato il Papa a braccio: «E sono tanti – ha proseguito – quelli che fanno questa esperienza: vedono che finisce l’amore dei loro genitori, che si dissolve l’amore di coppie appena sposate; sperimentano un intimo dolore quando a nessuno importa che debbano emigrare per cercare lavoro o quando li si guarda con sospetto perché sono stranieri».

«Sembrerebbe che l’amore sia morto, ma sappiamo che non è così, e abbiamo una parola da dire, qualcosa da annunciare, con pochi discorsi e molti gesti», le parole di Francesco: «Perché voi siete la generazione dell’immagine e dell’azione al di sopra della speculazione, della teoria. E così piace a Gesù; perché Lui passò facendo il bene, e quando è morto ha preferito alle parole il gesto forte della croce». «Il rischio è ancore per noi, credenti, perdere il senso della vita», ha detto il Papa a braccio: «e questo succede quando noi credenti siamo incoerenti». «Accogliamo insieme quella novità che Dio porta nella nostra vita», l’invito: «quella novità che ci spinge a partire sempre di nuovo, per andare là dove si trova l’umanità più ferita. Dove gli uomini, al di là dell’apparenza di superficialità e conformismo, continuano a cercare una risposta alla domanda sul senso della loro vita. Ma non andremo mai da soli: Dio viene con noi; Lui non ha paura delle periferie, anzi, Lui stesso si è fatto periferia. Se abbiamo il coraggio di uscire da noi stessi, dai nostri egoismi, dalle nostre idee chiuse, e andare nelle periferie, là lo troveremo, perché Gesù ci precede nella vita del fratello che soffre ed è scartato. Egli è già là». «L’amore non è morto, ci chiama e ci invia», ha esclamato il Papa: «Solo chiede di aprire il cuore. Chiediamo la forza apostolica di portare il Vangelo agli altri – ma offrirlo, non imporlo – e di rinunciare a fare della nostra vita cristiana un museo di ricordi». «La vita cristiana è vita, è futuro, è speranza, non è un museo!», ha detto Francesco ancora fuori testo: «Lasciamo che lo Spirito Santo ci faccia contemplare la storia nella prospettiva di Gesù risorto, così la Chiesa sarà in grado di andare avanti accogliendo in sé le sorprese del Signore, recuperando la propria giovinezza, la gioia e la bellezza della sposa che va incontro al Signore». «Le sorprese del Signore: il Signore ci sorprende perché la vita ci sorprende sempre. Andiamo avanti all’incontro di queste sorprese», la conclusione fuori testo, salutata da un lungo applauso dei giovani presenti.

Al termine dell’incontro, dopo il canto finale, il breve saluto del presidente del Consiglio delle Chiese dell’Estonia e le parole di ringraziamento dell’amministratore apostolico di Tallinn, il Papa si è congededato dai 10 leader religiosi presenti, e dopo i saluti si è trasferito in auto al convento delle suore brigidine a Pirita, per il pranzo con i membri del seguito papale.