Papa Francesco
Papa in Corsica, la prima volta di un pontefice a Ajaccio
Discorso al congresso sul Mediterraneo: una "sana laicità" per liberare la religione dalla politica
Papa Francesco è arrivato questa mattina in Corsica: è la prima visita di un papa nella capitale Ajaccio. Tra i motivi del viaggio, il Congresso La religiosité populaire en Méditerranée, una due giorni organizzata da vescovo di Ajaccio, il cardinale François-Xavier Bustillo.
“Le terre bagnate dal mar Mediterraneo sono entrate nella storia e sono state la culla di molte civiltà che hanno raggiunto un notevole sviluppo”. E’ l’omaggio del Papa, che nel suo discorso si è soffermato sulla rilevanza culturale, religiosa e storica “di questo grande lago in mezzo a tre continenti, di questo mare unico al mondo che è il Mediterraneo”, a partire dalla civiltà greco-romana e giudeo-cristiana. “Non possiamo dimenticare che nella letteratura classica, quella greca e quella latina, spesso il Mediterraneo è stato lo scenario ideale per la nascita di miti, racconti e leggende”, ha sottolineato Francesco: “Come pure il fatto che il pensiero filosofico e le arti, insieme con le tecniche di navigazione, permisero alle civiltà del Mare nostrum di sviluppare una cultura elevata, di aprire vie di comunicazione, di costruire infrastrutture e acquedotti e, ancor più, sistemi giuridici e istituzioni di notevole complessità, i cui principi di base sono ancora oggi validi e attuali”. Tra il Mediterraneo e il vicino Oriente, inoltre, “ha avuto origine una esperienza religiosa del tutto particolare, legata al Dio di Israele, che si rivela all’umanità e inizia un incessante dialogo con il suo popolo, culminando nella presenza singolare di Gesù, il Figlio di Dio, colui che ha fatto conoscere in modo definitivo il volto del Padre, suo e nostro Padre, e che ha portato a compimento l’alleanza tra Dio e l’umanità. Sono passati più di duemila anni dall’incarnazione del Figlio di Dio e tante sono state le epoche e le culture che si sono succedute”.
“In alcuni momenti della storia la fede cristiana ha informato la vita dei popoli e le sue stesse istituzioni politiche, mentre oggi, specialmente nei Paesi europei, la domanda su Dio sembra affievolirsi e ci si scopre sempre più indifferenti nei confronti della sua presenza e della sua Parola”. A denunciarlo è stato il Papa, nel suo primo discorso ad Ajaccio, a conclusione del congresso “La Religiosité Populaire en Mediterranée”. “Tuttavia, bisogna essere cauti nell’analisi di questo scenario, per non lasciarsi andare in considerazioni frettolose e giudizi ideologici che, talvolta ancora oggi, contrappongono cultura cristiana e cultura laica: questo è uno sbaglio”, ha osservato Francesco, secondo il quale, al contrario, “è importante riconoscere una reciproca apertura tra questi due orizzonti: i credenti si aprono con sempre maggiore serenità alla possibilità di vivere la propria fede senza imporla, come lievito nella pasta del mondo e degli ambienti in cui vivono; i non credenti o quanti si sono allontanati dalla pratica religiosa non sono estranei alla ricerca della verità, della giustizia e della solidarietà, e spesso, pur non appartenendo ad alcuna religione, portano nel cuore una sete più grande, una domanda di senso che li conduce a interrogare il mistero della vita e a cercare valori fondamentali per il bene comune”. E’ in questa cornice, per il Papa, “che possiamo cogliere la bellezza e l’importanza della pietà popolare”: “Da una parte, essa ci rimanda all’incarnazione come fondamento della fede cristiana, la quale si esprime sempre nella cultura, nella storia e nei linguaggi di un popolo e si trasmette attraverso i simboli, i costumi, i riti e le tradizioni di una comunità vivente. Dall’altra parte, la pratica della pietà popolare attira e coinvolge anche persone che sono sulla soglia della fede, che non praticano assiduamente e che, tuttavia, in essa ritrovano l’esperienza delle proprie radici e dei propri affetti, insieme a ideali e valori che ritengono utili per la propria vita e per la società”. “E’ stato Paolo VI a cambiare il nome: nell’Evangelii nuntiandi il nome cambia, da religiosità popolare a pietà popolare”, l’aggiunta a braccio.
Sviluppare “un concetto di laicità non statico e ingessato, ma evolutivo e dinamico, capace di adattarsi a situazioni diverse o impreviste, e di promuovere una costante collaborazione tra autorità civili ed ecclesiastiche per il bene dell’intera collettività, rimanendo ciascuno nei limiti delle proprie competenze e del proprio spazio”. E’ l’invito del Papa, nel suo primo discorso ad Ajaccio, a conclusione del congresso sulla religiosità popolare nel Mediterraneo. Sana laicità, ha detto Francesco citando Benedetto XVI, “significa liberare la religione dal peso della politica e arricchire quest’ultima con gli apporti della religione, mantenendo tra loro una necessaria distanza, una chiara distinzione e la necessaria collaborazione tra le due. Una tale laicità sana garantisce alla politica di operare senza strumentalizzare la religione, e alla religione di vivere liberamente senza appesantirsi con la politica dettata dall’interesse, e qualche volta poco conforme, o addirittura contraria, alle credenze religiose. Per questo la sana laicità è necessaria, anzi indispensabile a entrambe”. “In questo modo si potranno liberare più energie e più sinergie, senza pregiudizi e senza opposizioni di principio, in un dialogo aperto, franco e fecondo”, ha commentato il Papa.