Papa Francesco
Papa in Campidoglio: “Roma ha avuto una chiara e costante vocazione all’universalità”
“Stato e Chiesa sono indipendenti e sovrani”, dice il Pontefice che poi invita a non essere “selettivi e parziali nella difesa della dignità umana”
“Vengo a incontrare voi e, tramite voi, l’intera città, che pressoché dalla sua nascita, circa 2.800 anni fa, ha avuto una chiara e costante vocazione di universalità”. Così il Papa, nella sua seconda visita in Campidoglio dall’inizio del pontificato, ha spiegato il senso della sua salita al colle capitolino. “Per i fedeli cristiani questo ruolo non è stato frutto del caso, ma è corrisposto a un disegno provvidenziale”, ha sottolineato Francesco, ricordando che “Roma antica, a causa dello sviluppo giuridico e delle capacità organizzative, e della costruzione lungo i secoli di istituzioni solide e durature, divenne un faro a cui molti popoli si rivolgevano per godere di stabilità e sicurezza”. “Tale processo le ha permesso di essere un centro irradiante di civiltà e di accogliere persone provenienti da ogni parte del mondo e di integrarle nella sua vita civile e sociale, fino a far assumere a non pochi di loro le più alte magistrature dello Stato”, l’omaggio del Papa: “Questa cultura romana antica, che sperimentava indubbiamente molti buoni valori, aveva d’altro canto bisogno di elevarsi, di confrontarsi con un messaggio di fraternità, di amore, di speranza e di liberazione più grande”. “L’aspirazione di quella civiltà, giunta al culmine del suo fiorire, offre una ulteriore spiegazione del rapido diffondersi nella società romana del messaggio cristiano”, l’analisi di Francesco, secondo il quale “la fulgida testimonianza dei martiri e il dinamismo di carità delle prime comunità di credenti intercettava il bisogno di ascoltare parole nuove, parole di vita eterna: l’Olimpo non bastava più, bisognava andare sul Golgota e presso la tomba vuota del Risorto per trovare le risposte all’anelito di verità, di giustizia, di amore”.
Il Concordato “ha riaffermato che Stato italiano e Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti e alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese”. Lo ha ricordato il Papa, che nel suo discorso al Campidoglio, ripercorrendo la storia di Roma, ha sottolineato che “a partire dall’Unità d’Italia si aprì una nuova fase, nella quale, dopo i contrasti e le incomprensioni con il nuovo Stato unitario, nell’ambito di quella che venne denominata questione romana, si giunse, 95 anni fa, alla Conciliazione tra il potere civile e la Santa Sede”. “Roma si è sempre confermata, anche in queste fasi storiche più recenti, nella sua vocazione universale, come testimoniato dai lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II, dai diversi Anni Santi celebrati, dalla firma del Trattato istitutivo della Comunità Economica Europea, come pure del Trattato che istituì la Corte Penale Internazionale, dalle Olimpiadi del 1960, dalle Organizzazioni internazionali, in particolare la FAO, che in Roma hanno la loro sede”, ha proseguito Francesco.
“Anche raffinate civiltà possono presentare elementi culturali così radicati nella mentalità delle persone e dell’intera società da non essere più avvertiti come contrari alla dignità dell’essere umano”. Il Papa ha quindi ricordato come la fede cristiana, nella storia di Roma, ha “permeato e trasformato la vita delle persone e delle stesse istituzioni”, offrendo “alle persone una speranza ben più radicale e inaudita; alle istituzioni la possibilità di evolvere a uno stadio più elevato, abbandonando a poco a poco – per esempio – un istituto come quello della schiavitù, che anche a tante menti colte e a cuori sensibili era parso come un dato naturale e scontato, per nulla suscettibile di essere abolito”. “Fatto che si verifica anche ai nostri giorni, quando, quasi inconsapevolmente, si rischia a volte di essere selettivi e parziali nella difesa della dignità umana, emarginando o scartando alcune categorie di persone, che finiscono per ritrovarsi senza adeguata protezione”, il monito di Francesco. Alla Roma dei Cesari è così succeduta la Roma dei Papi, successori dell’apostolo Pietro, “che presiedono nella carità a tutta la Chiesa e che, in alcuni secoli, dovettero anche svolgere un ruolo di supplenza dei poteri civili nel progressivo disfacimento del mondo antico”. “E alcune volte con comportamenti non felici”, ha aggiunto il Papa a braccio, Molte cose cambiarono, ma la vocazione all’universalità di Roma venne confermata ed esaltata. Se infatti l’orizzonte geografico dell’Impero Romano aveva il suo cuore nel mondo mediterraneo e, benché molto vasto, non coinvolgeva tutto l’Orbe, la missione della Chiesa non ha confini su questa terra, perché deve far conoscere a tutti i popoli Cristo, la sua azione e le sue parole di salvezza”.