Vita Chiesa
Papa: i poveri sono al centro del Vangelo, serve il coraggio dell’amore
E’ la parabola dei talenti tratta dal Vangelo secondo Matteo al centro dell’omelia del Papa nella Messa per questa IV Giornata mondiale dei poveri. Francesco spiega che il racconto dei servi a cui il padrone affida le sue ricchezze perché, in sua assenza, le facciano fruttare, contiene un insegnamento che illumina tutta la nostra vita. All’inizio, spiega il Papa, c’è un grande bene, il gesto del padrone che “non tiene per sé le sue ricchezze, ma le dà ai servi” a ciascuno secondo le sue capacità. “Anche per noi – afferma – tutto è cominciato con la grazia di Dio”. Con il dono che il Padre “ha messo nelle nostre mani”: Siamo portatori di una grande ricchezza, che non dipende da quante cose abbiamo, ma da quello che siamo: dalla vita ricevuta, dal bene che c’è in noi, dalla bellezza insopprimibile di cui Dio ci ha dotati, perché siamo a sua immagine, ognuno di noi è prezioso ai suoi occhi, unico e insostituibile nella storia! Quant’è importante ricordare questo: troppe volte, guardando alla nostra vita, vediamo solo quello che ci manca. Allora cediamo alla tentazione del “magari!…”: magari avessi quel lavoro, magari avessi quella casa, magari avessi soldi e successo, magari non avessi quel problema, magari avessi persone migliori attorno a me!… Pensando in questo modo, prosegue Francesco, non vediamo il bene che abbiamo e i doni che Dio ci ha fatto fidandosi di noi, sperando che ciascuno possa utilizzare quanto ha ricevuto impegnando bene il tempo presente, invece che perderlo in inutili nostalgie che avvelenano l’anima, che ci fanno guardare sempre agli altri e non alle possibilità di lavoro che il Signore ci ha dato. E quello che fa fruttare i talenti ricevuti “è l’opera dei servi”, prosegue Papa Francesco, “cioè il servizio”. E ripete più volte “non serve per vivere chi non vive per servire. E’ il servizio, infatti, che “dà senso alla vita”, ma, si domanda il Papa, qual è lo stile del servizio? Nel Vangelo i servi bravi sono quelli che rischiano. Non sono cauti e guardinghi, non conservano quel che hanno ricevuto, ma lo impiegano. Perché il bene, se non si investe, si perde; perché la grandezza della nostra vita non dipende da quanto mettiamo da parte, ma da quanto frutto portiamo. Quanta gente passa la vita solo ad accumulare, pensando a stare bene più che a fare del bene. Ma com’è vuota una vita che insegue i bisogni, senza guardare a chi ha bisogno! Se abbiamo dei doni, è per essere doni.
“Tendi la tua mano al povero, perché, sai? il povero è Cristo”. Così anche nella riflessione che ha accompagnato l’Angelus il Papa spiegando come la parabola dei talenti sia un insegnamento per tutti ma in particolare per i cristiani. Il patrimonio che Dio ha affidato a ciascuno all’inizio della vita, va fatto fruttare, non va nascosto come ha fatto il terzo dei servi della parabola. In lui un atteggiamento, ha sottolineato il Papa, che si riscontra in molti: Si difende della sua pigrizia accusando il padrone di essere “duro”. Questa è un’abitudine che noi, anche, abbiamo: noi ci difendiamo, tante volte, accusando gli altri. Ma loro non hanno colpa: la colpa è nostra, il difetto è nostro. E questo servo accusa gli altri, accusa il padrone per giustificarsi. Anche noi, tante volte, facciamo lo stesso. Allora il padrone lo rimprovera: lo chiama servo “malvagio e pigro”; gli fa togliere il talento e lo fa gettare fuori dalla sua casa. Dunque, usare il nostro patrimonio per operare il bene in questa vita “come servizio a Dio e ai fratelli” inziando, dice il Papa, dalle nostre città dove, se non abbiamo lo sguardo egoista, vediamo quante persone hanno bisogno di noi: Ce ne sono tanti. Anche nelle nostre città, nel centro della nostra città: ci sono tanti. “Fate il bene!”. Noi, alle volte, pensiamo che essere cristiani sia non fare del male. E non fare del male è buono. Ma non fare del bene, non è buono. Noi dobbiamo fare del bene, uscire da noi stessi e guardare, guardare coloro che hanno più bisogno. C’è tanta fame, anche nel cuore delle nostre città, e tante volte noi entriamo in quella logica dell’indifferenza: il povero è lì, e guardiamo da un’altra parte. E a chi rimprovera i sacerdoti di parlare troppo dei poveri il Papa risponde: Guarda, fratello e sorella, i poveri sono al centro del Vangelo: è Gesù che ci ha insegnato a parlare ai poveri, è Gesù che è venuto per i poveri. Tendi la tua mano al povero. Hai ricevuto tante cose, e tu lasci che tuo fratello, tua sorella muoia di fame?
Papa Francesco ha poi pregato per la popolazione delle Filippine, devastate dalle inondazioni, per la Costa d’Avorio e per i morti in seguito a un incendio ieri nella clinica per malati di Covid in Romania.