Firenze
Papa: Gambelli, “Facciamo memoria del suo insegnamento”
L'omelia nella Messa di suffragio in cattedrale

“Ti ringraziamo Signore di averci donato Papa Francesco come pastore e guida della nostra Chiesa. Aiutaci a fare memoria del suo insegnamento, mettendo in pratica le sue parole come fedeli discepoli missionari di Gesù, testimoni nel mondo del suo amore misericordioso per tutte le creature. “
sono le parole dell’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, nella Messa celebrata in cattedrale in suffragio di papa Francesco.
“Se la notizia della morte di Papa Francesco nel Lunedì dell’Angelo – ha affermato – ci ha rattristato profondamente, sperimentiamo ora che la grazia del Signore si sta riversando progressivamente nei nostri cuori infondendoci fiducia, consolazione, speranza”.
Papa Francesco, ha ricordato Gambelli, “ha sempre insistito molto sul tema della misericordia di Dio che perdona tutto. Diceva in un’omelia della seconda domenica di Pasqua del 2018: “Quando ci confessiamo accade l’inaudito: scopriamo che proprio quel peccato, che ci teneva distanti dal Signore, diventa il luogo dell’incontro con Lui. Lì il Dio ferito d’amore viene incontro alle nostre ferite. E rende le nostre misere piaghe simili alle sue piaghe gloriose. C’è una trasformazione: la mia misera piaga assomiglia alle sue piaghe gloriose. Perché Egli è misericordia e opera meraviglie nelle nostre miserie”. L’immagine del banchetto conferma e rafforza la fede dei discepoli in questo amore gratuito, permettendo loro di uscire dalle paure e dai sensi di colpa che li tengono chiusi all’interno dei loro cenacoli”.
L’ascolto della Parola di Dio, ha proseguito, ” ravviva in noi la speranza, ricordandoci che tutti sono chiamati alla salvezza. Nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, Papa Francesco ci ricorda che la missione è una passione per Gesù, ma anche per tutto il popolo: “Quando sostiamo davanti a Gesù crocifisso, riconosciamo tutto il suo amore che ci dà dignità e ci sostiene, però, in quello stesso momento, se non siamo ciechi, incominciamo a percepire che quello sguardo di Gesù si allarga e si rivolge pieno di affetto e di ardore verso tutto il suo popolo. Così riscopriamo che Lui vuole servirsi di noi per arrivare sempre più vicino al suo popolo amato […]. Affascinati da tale modello, vogliamo inserirci a fondo nella società, condividiamo la vita con tutti, ascoltiamo le loro preoccupazioni, collaboriamo materialmente e spiritualmente nelle loro necessità, ci rallegriamo con coloro che sono nella gioia, piangiamo con quelli che piangono e ci impegniamo nella costruzione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri” (EG 268-269).”
infine un riferimento alla gentilezza, citando le parole di Fratelli tutti: la gentilezza scrive il Papa “non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti” (FT 224).