Vita Chiesa

Papa Francesco: udienza, opere di misericordia «miglior antidoto all’indifferenza»

Non servono sforzi sovraumani. Per «esser testimoni di misericordia», ha spiegato il Papa ai 32 mila fedeli presenti in piazza San Pietro, non serve «compiere grandi sforzi o gesti sovraumani»: il Signore «ci indica una strada molto più semplice, fatta di piccoli gesti che hanno però ai suoi occhi un grande valore, a tal punto che ci ha detto che su questi saremo giudicati». Di qui l’attualità del brano di Matteo che suona un po’ come il «testamento» di Gesù, il quale afferma che ogni volta che diamo da «mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete, che vestiamo una persona nuda e accogliamo un forestiero, che visitiamo un ammalato o un carcerato, lo facciamo a lui». Di qui la necessità di riscoprire le opere di misericordia corporali e spirituali, che «riguardano altre esigenze ugualmente importanti, soprattutto oggi, perché toccano l’intimo delle persone e spesso fanno soffrire di più». «Tutti certamente ne ricordiamo una che è entrata nel linguaggio comune: Sopportare pazientemente le persone moleste», ha detto Francesco, che ha aggiunto a braccio: «E ce ne sono, ce ne sono di persone moleste!». «Potrebbe sembrare una cosa poco importante, che ci fa sorridere – ha commentato il Papa – invece contiene un sentimento di profonda carità; e così è anche per le altre sei, che è bene ricordare: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, pregare Dio per i vivi e per i morti». «Sono cose di tutti i giorni», ha proseguito ancora a braccio: «Io sono afflitto, Dio ti aiuterà, non ho tempo». «No!», ha esclamato stigmatizzando questo atteggiamento: «Mi fermo, ascolto, prendo il tempo e consolo io: quello è un gesto di misericordia, fatto non solo a lui, ma a Gesù».

«In un mondo purtroppo colpito dal virus dell’indifferenza, le opere di misericordia sono il miglior antidoto». Ne è convinto il Papa, che nella catechesi di oggi ha sottolineato che «spesso sono le persone più vicine a noi che hanno bisogno del nostro aiuto». «Non dobbiamo andare alla ricerca di chissà quali imprese da realizzare», le indicazioni concrete del Papa: «È meglio iniziare da quelle più semplici, che il Signore ci indica come le più urgenti». Le opere di misericordia, per Francesco, «ci educano all’attenzione verso le esigenze più elementari dei nostri fratelli più piccoli, nei quali è presente Gesù». «Sentire che Gesù è presente lì dove c’è un bisogno, una persona che ha un bisogno sia fisico che spirituale», il consiglio del Papa a braccio. «Riconoscere il suo volto in quello di chi è nel bisogno è una vera sfida contro l’indifferenza», ha proseguito: «Ci permette di essere sempre vigilanti, evitando che Cristo ci passi accanto senza che lo riconosciamo». A questo proposito, il Papa ha citato la frase di Sant’Agostino: «Timeo Iesum transeuntem». «Mi sono domandato perché Sant’Agostino ha detto di temere il passaggio di Gesù», il commento di Francesco: «La risposta, purtroppo, è nei nostri comportamenti: perché spesso siamo distratti, indifferenti, e quando il Signore ci passa vicino noi perdiamo l’occasione dell’incontro con lui». «Ho paura che il Signore passi e non lo riconosca», ha detto il Papa traducendo a braccio Sant’Agostino: «Che passi davanti a me in una di queste persone piccole, bisognose, e io non mi accorgo che è Gesù. Ho paura che il Signore passi e io non lo riconosca».

Compiere «almeno» un’opera di misericordia al giorno, per realizzare «una vera rivoluzione culturale». Si è conclusa con questo invito la catechesi odierna del Papa, che ai 32mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro ha annunciato che le prossime udienze del mercoledì saranno dedicate proprio alle opere di misericordia spirituale e corporale. «Le opere di misericordia risvegliano in noi l’esigenza e la capacità di rendere viva e operosa la fede con la carità», ha spiegato: «Sono convinto che attraverso questi semplici gesti quotidiani possiamo compiere una vera rivoluzione culturale, come è stato in passato». «Quanti Santi sono ancora oggi ricordati non per le grandi opere che hanno realizzato ma per la carità che hanno saputo trasmettere!», ha esclamato Francesco, citando Madre Teresa, da poco canonizzata: «Non la ricordiamo per le tante case che ha aperto nel mondo, ma perché si chinava su ogni persona che trovava in mezzo alla strada per restituirle la dignità. Quanti bambini abbandonati ha stretto tra le sue braccia; quanti moribondi ha accompagnato sulla soglia dell’eternità tenendoli per mano!». «Queste opere di misericordia sono i tratti del volto di Gesù Cristo che si prende cura dei suoi fratelli più piccoli per portare a ciascuno la tenerezza e la vicinanza di Dio», ha proseguito il Papa: «Che lo Spirito Santo accenda in noi il desiderio di vivere con questo stile di vita». «Impariamo di nuovo a memoria le opere di misericordia corporale e spirituale e chiediamo al Signore di aiutarci a metterle in pratica ogni giorno», la consegna finale: «e nel momento nel quale vediamo Gesù, in una persona che è nel bisogno», l’ultima aggiunta fuori testo.

«Voglio sottolineare e ribadire la mia vicinanza a tutte le vittime del disumano conflitto in Siria». Al termine dell’udienza generale di oggi, prima di salutare i fedeli di lingua italiana, il Papa ha lanciato un ennesimo appello per la Siria. «È con un senso di urgenza che rinnovo il mio appello, implorando, con tutta la mia forza, i responsabili affinché si provveda a un immediato cessate il fuoco, che sia imposto e rispettato almeno per il tempo necessario a consentire l’evacuazione dei civili, soprattutto dei bambini, che sono ancora intrappolati sotto i bombardamenti cruenti».

«I disastri naturali potrebbero essere evitati o quanto meno limitati, poiché i loro effetti sono spesso dovuti a mancanze di cura dell’ambiente da parte dell’uomo». Lo ha detto il Papa, prima di salutare i fedeli di lingua italiana e subito dopo l’appello per il «cessate il fuoco» in Siria. Citando la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali, che si celebra domani, Francesco ha rivolto un appello a «unire gli sforzi in modo lungimirante nella tutela della nostra casa comune, promuovendo una cultura di prevenzione, con l’aiuto anche delle nuove conoscenze, riducendo i rischi per le popolazioni più vulnerabili».

Ricordo di S. Giovanni XXIII. Salutando i fedeli di lingua italiana, il Papa ha rivolto, tra gli altri, un «saluto speciale» agli organizzatori e ai partecipanti alla «Partita per la pace e la solidarietà» che si terrà questa sera allo stadio Olimpico, promossa da Scholas Occurrentes, Comunità Amore e Libertà, Centro sportivo italiano e Unitalsi. Nel triplice saluto finale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli Francesco ha citato la memoria di San Giovanni XXIII, celebrata ieri: «Invocate la sua celeste intercessione – l’invito ai giovani – per imitare la dolcezza del suo amore paterno; pregatelo nei momenti della croce e della sofferenza, cari ammalati, per affrontare le difficoltà con la sua mansuetudine; imparate da lui, cari sposi novelli, l’arte dell’educare i figli con la tenerezza e l’esempio». Ai fedeli di Cremona, Pescia, Anagni-Alatri e Conversano-Monopoli, accompagnati dai rispettivi vescovi, il Papa ha chiesto di «essere annunziatori del Vangelo con una coerente testimonianza di vita». Un saluto anche alle Suore di Santa Elisabetta, a Roma per il loro Capitolo generale, ai giovani del Festival del Folklore di Cori, ai partecipanti alla Conferenza europea delle Radio cristiane e alla Fondazione Opera Santa Rita di Prato, con il vescovo monsignor Franco Agostinelli.