Vita Chiesa

Papa Francesco: udienza, «l’ottimismo delude, la speranza no»

«Ne abbiamo tanto bisogno, in questi tempi che appaiono oscuri, in cui a volte ci sentiamo smarriti davanti al male e alla violenza che ci circondano, davanti al dolore di tanti nostri fratelli», ha proseguito Francesco: «Ci sentiamo smarriti e anche un po’ scoraggiati, perché ci troviamo impotenti e ci sembra che questo buio non debba mai finire». «Ma non bisogna lasciare che la speranza ci abbandoni, perché Dio con il suo amore cammina con noi, non ci lascia soli, e il Signore Gesù ha vinto il male e ci ha aperto la strada della vita», ha assicurato il Papa. Poi, ancora a braccio: «Io spero perché Dio cammina con me, accanto a me: possiamo dirlo tutti noi. Cammina e mi porta per mano». «E allora, in particolare in questo tempo di Avvento, che è il tempo dell’attesa, in cui ci prepariamo ad accogliere ancora una volta il mistero consolante dell’Incarnazione e la luce del Natale, è importante riflettere sulla speranza», la tesi di Francesco.

«Le persone che si staccano da Dio sono senza sorriso». «L’esilio – ha proseguito il Papa – era stato un momento drammatico nella storia di Israele, quando il popolo aveva perso tutto, la patria, la libertà, la dignità, e anche la fiducia in Dio». Proprio quando il popolo di Israele «si sentiva abbandonato e senza speranza», ha fatto notare Francesco sulla scorta di Isaia, «ecco l’appello del profeta che riapre il cuore alla fede»: «Il deserto è un luogo in cui è difficile vivere, ma proprio lì ora si potrà camminare per tornare non solo in patria, ma tornare a Dio, e tornare a sperare e sorridere». E proprio sul verbo «sorridere» Francesco ha aperto una parentesi a braccio: «Quando noi siamo nel buio, nella difficoltà – ha detto – non viene il sorriso: è proprio la speranza che ci insegna a sorridere, in questa strada per trovare Dio». «Una delle prime cose che accadono alle persone che si staccano da Dio è che sono persone senza sorriso», ha proseguito il Papa sempre fuori testo: «Forse sono capaci di fare una risata dopo l’altra, ma il sorriso manca. Il sorriso solo lo dà la speranza, il sorriso della speranza di tornare Dio».

«Un bambino è una speranza». «La vita è spesso un deserto, è difficile camminarci dentro, ma se ci affidiamo a Dio può diventare bella e larga come un’autostrada. Basta non perdere mai la speranza, basta continuare a credere, sempre, nonostante tutto». È l’incoraggiamento del Papa, che ha costellato la catechesi dell’udienza di oggi di numerosi interventi a braccio. E proprio fuori testo ha raccontato: «Quando noi ci troviamo un bambino, ci viene da dentro il sorriso: ci troviamo davanti alla speranza, un bambino è una speranza. E così dobbiamo vedere nella vita la speranza di trovare Dio, Dio che si è fatto bambino per noi. E ci farà sorridere, ci darà tutto».

«Non possiamo negare che il mondo di oggi è in crisi di fede». È l’analisi fatta, a braccio, dal Papa. «Io sono cristiano, ma la mia vita è ben lontana da Dio», ha sintetizzato Francesco sempre fuori testo: «La fede è caduta in una parola». «Si tratta di tornare a Dio, di convertire il cuore a Dio e di trovarlo: Lui ci aspetta», ha assicurato il Papa, esortando a «preparare l’incontro con questo bambino che è Gesù Cristo, che ci ridarà il sorriso».

«La speranza è una virtù dei piccoli». «La vera storia, quella che rimarrà nell’eternità, è quella che scrive Dio con i suoi piccoli: Dio con Maria, Dio con Giuseppe, Dio con Gesù, Dio con i suoi piccoli», ha quindi assicurato il Papa, che ha terminato l’udienza di oggi a braccio, come ha fatto per gran parte della prima catechesi dedicata alla speranza. «La speranza è una virtù dei piccoli», ha proseguito Francesco: «I grandi, i soddisfatti, non conoscono la speranza, non sanno cosa sia». «Lasciamoci insegnare la speranza!», ha esclamato il Papa esortando i circa 5mila fedeli presenti oggi in Aula Paolo VI a ripetere la frase insieme a lui. «Ognuno sa in quale deserto cammina», ha proseguito: «La speranza non delude».

Appello per «combattere» corruzione e «promuovere» diritti umani. Corruzione e diritti umani «sono due realtà strettamente collegate», ha detto il Papa, che prima di salutare i fedeli di lingua italiana, al termine dell’udienza in Aula Paolo VI, ha ricordato che «nei prossimi giorni ricorrono due importanti Giornate promosse dalle Nazioni Unite: quella contro la corruzione, il 9 dicembre, e quella per i diritti umani, il 10 dicembre». «La corruzione è l’aspetto negativo da combattere, incominciando dalla coscienza personale e vigilando sugli ambiti della vita civile, specialmente su quelli più a rischio», ha spiegato Francesco: «I diritti umani sono l’aspetto positivo, da promuovere con decisione sempre rinnovata, perché nessuno sia escluso dall’effettivo riconoscimento dei diritti fondamentali della persona umana». «Il Signore ci sostenga in questo duplice impegno», ha concluso.