Vita Chiesa

Papa Francesco: udienza, «l’omelia deve essere breve e ben preparata»

«Nella Messa non leggiamo il Vangelo per sapere come sono andate le cose, ma per prendere coscienza che ciò che Gesù ha fatto e detto una volta, Egli continua a compierlo e a dirlo adesso anche per noi. E quella parola è viva, e la parola di Gesù che è nel Vangelo è vita e arriva al mio cuore». Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, dedicata alla proclamazione del Vangelo, momento della messa in cui «il dialogo tra Dio e il suo popolo, sviluppato nella Liturgia della Parola, raggiunge il culmine». «Per questo ascoltare il Vangelo è tanto importante», ha proseguito Francesco a braccio: «Col cuore aperto, perché è parola di vita». «La bocca di Cristo è il Vangelo», ha detto il Papa citando la «bella immagine» di sant’Agostino. «Se è vero che nella liturgia Cristo annunzia ancora il Vangelo, ne consegue che, partecipando alla Messa, dobbiamo dargli una risposta», ha commentato Francesco: «Ascoltiamo il Vangelo, ma dobbiamo dare una risposta nella nostra vita», ha aggiunto a braccio. «Sempre al centro Gesù Cristo, sempre!», ha esclamato ancora fuori testo per sottolineare che «noi ci alziamo per ascoltare il Vangelo, è Cristo che ci parla lì. Per questo stiamo attenti: è un colloquio diretto, è il Signore che ci parla».

«Raccomandata vivamente dal Concilio Vaticano II come parte della stessa liturgia, l’omelia non è un discorso di circostanza, neppure una catechesi come questa che sto facendo io, né una conferenza o una lezione», ha precisato il Papa, durante la catechesi di oggi, in cui ha spiegato che «l’omelia è un’altra cosa: è un riprendere quel dialogo che è già aperto tra il Signore e il suo popolo, affinché trovi compimento nella vita. L’esegesi autentica del Vangelo è la nostra vita santa! La parola del Signore termina la sua corsa facendosi carne in noi, traducendosi in opere, come è avvenuto in Maria e nei Santi». «Ricordatevi quello che ho detto l’ultima volta», ha proseguito Francesco a braccio citando la catechesi di mercoledì scorso: «La parola del Signore entra dalle orecchie, arriva al cuore e va alle mani, alle opere buone. L’omelia anche segue la parola del Signore, e fa questo percorso: fa sì che la parola del Signore arrivi alle mani, passando per il cuore».

No al pregiudizio del fedele. «Chi tiene l’omelia deve compiere bene il suo ministero – quello che predica, il sacerdote, il diacono o il vescovo – offrendo un reale servizio a tutti coloro che partecipano alla Messa, ma anche quanti l’ascoltano devono fare la loro parte». Nella parte centrale della catechesi, il Papa ha spiegato che chi partecipa alla Messa deve farlo «prestando debita attenzione, assumendo cioè le giuste disposizioni interiori, senza pretese soggettive, sapendo che ogni predicatore ha pregi e limiti. Se a volte c’è motivo di annoiarsi per l’omelia lunga o non centrata o incomprensibile, altre volte è invece il pregiudizio a fare da ostacolo». «Chi fa l’omelia deve essere conscio che non sta facendo una cosa propria», ha proseguito Francesco aprendo un’ampia parentesi a braccio: «Sta predicando, dando voce a Gesù, sta predicando la parola di Gesù». «E l’omelia deve essere ben preparata, deve essere breve», ha raccomandato il Papa. «Mi diceva un sacerdote – ha raccontato – che era andato in un’altra città dove abitavano i genitori, e il papà gli aveva detto: ‘Sono contento, perché con i miei amici abbiamo trovato una chiesa dove si fa la messa senza omelia’». «Quante volte vediamo che nell’omelia alcuni si addormentano, altri chiacchierano o escono fuori a fumare una sigaretta», ha osservato sempre a braccio: «Tutti voi lo sapete, è vero! Per favore, che sia breve l’omelia, ma che sia ben preparata». «Come si prepara l’omelia?», si è chiesto Francesco. «Con la preghiera, con lo studio della Parola di Dio e facendo una sintesi chiara e breve», la risposta: «Non deve andare oltre i dieci minuti».

«Se ci mettiamo in ascolto della buona notizia, da essa saremo convertiti e trasformati, pertanto capaci di cambiare noi stessi e il mondo», ha concluso il Papa: «Perché la buona notizia entra dalle orecchie, va al cuore e arriva alle mani per fare delle opere buone».

Riflessione e preghiera contro la tratta. «Invito tutti, cittadini e istituzioni, a unire le forze per prevenire la tratta e garantire protezione e assistenza alle vittime». È l’appello del Papa in vista della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, che si celebra domani, memoria liturgica di santa Giuseppina Bakhita, sul tema «Migrazione senza tratta. Sì alla libertà! No alla tratta!». «Preghiamo affinché il Signore converta il cuore dei trafficanti e dia la speranza di riacquistare la libertà a quanti soffrono per questa piaga vergognosa», ha detto Francesco prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana che, come di consueto, concludono l’appuntamento del mercoledì con i fedeli. «Avendo poche possibilità di canali regolari, molti migranti decidono di avventurarsi per altre vie, dove spesso li attendono abusi di ogni genere, sfruttamento e riduzione in schiavitù», la denuncia del Papa: «Le organizzazioni criminali, dedite alla tratta di persone, usano queste rotte migratorie per nascondere le proprie vittime tra i migranti e i profughi».

Doppia esibizione oggi, in Aula Paolo VI, per gli artisti circensi. Alcuni giocolieri, acrobati e clown del Circo «Medrano» e del Circo «Rony Roller Circus» si sono esibiti, infatti, al termine dell’udienza generale, prima dei saluti in lingua italiana, sul palco davanti alla postazione del Papa, che ha assistito divertito e compiaciuto all’esibizione, applaudendo a più riprese. I giocolieri si sono esibiti con i cerchi, le palle e le clave, mentre un’acrobata ha eseguito un numero in cui sdraiata su una panca ha fatto volteggiare alcuni cilindri colorati tenendoli in equilibrio sui piedi. L’altro numero di alta acrobazia è stato eseguito da un artista che ha volteggiato nell’aria a testa in giù tenendosi in equilibrio con una sola mano. Alla fine, due piccoli artisti in livrea rossa e oro hanno dato un bacio di commiato al Papa.