Vita Chiesa

Papa Francesco: udienza, l’egoismo dell’uomo rovina anche il creato

L’egoismo rovina anche le cose più belle. «Pensiamo all’acqua: è una cosa bella, è tanto importante, ma per sfruttare i minerali, come si contamina l’acqua e si sporca la creazione, si distrugge la creazione!». Lo ha esclamato, a braccio, il Papa, per spiegare che quando «si lascia prendere dall’egoismo, l’essere umano finisce per rovinare anche le cose più belle che gli sono state affidate». «E così è successo anche per il creato», il monito di Francesco all’inizio della catechesi dell’udienza di oggi: «Spesso siamo tentati di pensare che il creato sia una nostra proprietà, un possedimento che possiamo sfruttare a nostro piacimento e di cui non dobbiamo rendere conto a nessuno». La creazione, invece, «è un dono meraviglioso che Dio ha posto nelle nostre mani, perché possiamo entrare in relazione con Lui e possiamo riconoscervi l’impronta del suo disegno d’amore, alla cui realizzazione siamo chiamati tutti a collaborare, giorno dopo giorno». «Con l’esperienza tragica del peccato, rotta la comunione con Dio, abbiamo infranto l’originaria comunione con tutto quello che ci circonda e abbiamo finito per corrompere la creazione, rendendola così schiava, sottomessa alla nostra caducità. E purtroppo la conseguenza di tutto questo è drammaticamente sotto i nostri occhi, ogni giorno», l’analisi del Papa: «Quando rompe la comunione con Dio, l’uomo perde la propria bellezza originaria e finisce per sfigurare attorno a sé ogni cosa; e dove tutto prima rimandava al Padre Creatore e al suo amore infinito, adesso porta il segno triste e desolato dell’orgoglio e della voracità umani».

«L’orgoglio umano, sfruttando il creato, distrugge», ha detto ancoraa braccio il Papa, che nell’udienza di oggi ha esortato a «prestare ascolto ai gemiti dell’intero creato». «Se facciamo attenzione – le parole di Francesco – intorno a noi tutto geme: geme la creazione stessa, gemiamo noi esseri umani e geme lo Spirito dentro di noi, nel nostro cuore». «Questi gemiti non sono un lamento sterile, sconsolato», ma – come spiega Paolo – «sono i gemiti di una partoriente, sono i gemiti di chi soffre, ma sa che sta per venire alla luce una vita nuova». «E nel nostro caso è davvero così», il commento del Papa, secondo il quale «noi siamo ancora alle prese con le conseguenze del nostro peccato e tutto, attorno a noi, porta ancora il segno delle nostre fatiche, delle nostre mancanze, delle nostre chiusure». Nello stesso tempo, però, «sappiamo di essere stati salvati dal Signore e già ci è dato di contemplare e di pregustare in noi e in ciò che ci circonda i segni della Risurrezione, della Pasqua, che opera una nuova creazione», ha proseguito Francesco: «Questo è il contenuto della nostra speranza».

Misericordia di Dio risana «tutto ciò che l’uomo ha deturpato». «Il cristiano non vive fuori dal mondo, sa riconoscere nella propria vita e in ciò che lo circonda i segni del male, dell’egoismo e del peccato», ha poi assicurato il Papa, ricordando che il cristiano «è solidale con chi soffre, con chi piange, con chi è emarginato, con chi si sente disperato». Però, nello stesso tempo, «il cristiano ha imparato a leggere tutto questo con gli occhi della Pasqua, con gli occhi del Cristo Risorto»: «E allora sa che stiamo vivendo il tempo dell’attesa, il tempo di un anelito che va oltre il presente, il tempo del compimento». «Nella speranza sappiamo che il Signore vuole risanare definitivamente con la sua misericordia i cuori feriti e umiliati e tutto ciò che l’uomo ha deturpato nella sua empietà – ha affermato Francesco – e che in questo modo egli rigenera un mondo nuovo e una umanità nuova, finalmente riconciliati nel suo amore».

La tentazione del pessimismo. «Quante volte anche noi cristiani siamo tentati dalla delusione, dal pessimismo», ha fatto notare il Papa, che nella parte finale della catechesi dell’udienza di oggi ha osservato come «a volte ci lasciamo andare al lamento inutile, oppure rimaniamo senza parole e non sappiamo nemmeno che cosa chiedere, che cosa sperare…». In questi casi, «ancora una volta ci viene in aiuto lo Spirito Santo, respiro della nostra speranza, il quale mantiene vivi il gemito e l’attesa del nostro cuore», ha assicurato Francesco. «Lo Spirito vede per noi oltre le apparenze negative del presente e ci rivela già ora i cieli nuovi e la terra nuova che il Signore sta preparando per l’umanità», ha concluso.

Appello per il Sud Sudan. «Non fermarsi solo a dichiarazioni, ma rendere concreti gli aiuti alimentari e permettere che possano giungere alle popolazioni sofferenti». E’ l’appello rivolto dal Papa, subito prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì con i fedeli in piazza San Pietro. «Destano particolare apprensione – le parole di Francesco – le dolorose notizie che giungono dal martoriato Sud Sudan, dove ad un conflitto fratricida si unisce una grave crisi alimentare che condanna alla morte per fame milioni di persone, tra cui molti bambini». «In questo momento – l’appello – è più che mai necessario l’impegno di tutti a non fermarsi solo a dichiarazioni, ma a rendere concreti gli aiuti alimentari e a permettere che possano giungere alle popolazioni sofferenti». «Il Signore sostenga questi nostri fratelli e quanti operano per aiutarli», ha concluso il Papa. Secondo gli ultimi dati Unicef, in Sud Sudan sono morte di fame cinque milioni e mezzo di persone, pari al 50% della popolazione, e nel Corno d’Africa 17 milioni di persone rischiano di morire di fame e per le conseguenze della malnutrizione.

Saluto ai circensi. «Loro fanno bellezza, e la bellezza ci porta a Dio. Continuate a fare bellezza, che fate bene a tutti noi!». È l’invito rivolto a braccio agli artisti del Rony Roller Circus, che hanno offerto sul sagrato un saggio della loro abilità, poco prima dei saluti in lingua italiana che conclude l’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro. Francesco ha salutato anche i diaconi della diocesi di Milano e della Società di Maria e la delegazione della «fiaccola benedettina della pace», guidata dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, insieme all’abate di Montecassino Dom Donato Ogliari e all’abate di Subiaco Dom Mauro Meacci: «Invito ciascuno a farsi promotore della cultura della pace in ogni ambiente di vita», ha detto il Papa, che ha salutato tra gli altri anche i partecipanti alla manifestazione contro il bullismo, con il vescovo di Palestrina, monsignor Domenico Sigalini, e i membri dell’Operazione Navale Sophia, «finalizzata alla prevenzione di tragedie di esseri umani nel Mediterraneo». Nel triplice saluto finale ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, Francesco ha ricordato la festa liturgica della Cattedra di Pietro, «giorno di speciale comunione dei credenti con il successore di San Pietro e con la santa Sede». Salutando, invece, i pellegrini di lingua tedesca, il Papa ha citato il centenario delle apparizioni della Madonna a Fatima, che ricorre quest’anno: «Affidiamoci a Maria, Madre della Speranza, che ci invita a volgere lo sguardo verso la salvezza», le sue parole.