Vita Chiesa
Papa Francesco, udienza: «La famiglia è scuola di fraternità»
«Fratello, sorella sono parole che il cristianesimo ama molto», ha esordito il Papa, «e grazie all’esperienza familiare, sono parole che tutte le culture e tutte le epoche comprendono». «Il legame fraterno ha un posto speciale nella storia del popolo di Dio, che riceve la sua rivelazione nel vivo dell’esperienza umana», ha proseguito il Pontefice, citando il salmo 132, che «canta la bellezza del legame fraterno: Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!». «Gesù Cristo ha portato alla sua pienezza anche questa esperienza umana dell’essere fratelli e sorelle – ha spiegato il Papa – assumendola nell’amore trinitario e potenziandola così che vada ben oltre i legami di parentela e possa superare ogni muro di estraneità».
«Quando il rapporto fraterno si rovina, apre la strada ad esperienze dolorose di conflitto, di tradimento, di odio», ha fatto notare il Papa, secondo il quale «il racconto biblico di Caino e Abele costituisce l’esempio di questo esito negativo». «Dopo l’uccisione di Abele – ha ricordato Francesco nella catechesi odierna – Dio domanda a Caino: ‘Dov’è Abele, tuo fratello?’. È una domanda che il Signore continua a ripetere in ogni generazione. E purtroppo, in ogni generazione, non cessa di ripetersi anche la drammatica risposta di Caino: ‘Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?’». Quando il rapporto fraterno si rovina, ha aggiunto il Papa proseguendo a braccio, «diventa una cosa brutta, cattiva per l’umanità». «Anche in famiglia», ha esclamato: «Quanti fratelli hanno litigato per piccole cose, e poi non parlano più, non si salutano più, e questo è brutto!». «La fraternità è una cosa grande», ha ammonito il Papa sempre fuori testo: «Pensiamo che tutti i fratelli hanno abitato, quando erano nella stessa madre, per 9 mesi, vengono dalla carne della madre». «Non si può rompere la fratellanza!», il grido del Papa: «E quando si rompe succede quello che è accaduto a Caino e Abele, e questo è brutto, è una cosa molto dolorosa da sentire».
«Tutti conosciamo famiglie che hanno fratelli divisi», ha detto il Papa fuori testo ai fedeli, «forse anche la nostra famiglia è divisa». «Preghiamo – l’invito di Francesco nella catechesi di oggi – perché il Signore ci aiuti a riunire i fratelli, a ricostituire la famiglia». «Nelle nostre preghiere sempre preghiamo per i fratelli che si sono divisi», l’invito del Papa, che poco prima di finire la catechesi ha chiesto ai novemila fedeli presenti di fare un minuto di silenzio per ricordare i propri fratelli e le proprie sorelle. «Vi suggerisco una cosa», le parole del Papa a braccio: «Prima di finire, in silenzio ognuno di noi pensi ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, e in silenzio, dal cuore, preghiamo per loro». «Con questa preghiera – ha proseguito il Papa dopo che era sceso il silenzio su piazza san Pietro – li abbiamo portati tutti, col pensiero, col cuore, qui in piazza perché ricevano la benedizione».
«Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo». A ricordarlo è stato il Papa, che nell’udienza di oggi ha assicurato che «il legame di fraternità che si forma in famiglia tra i figli, se avviene in un clima di educazione all’apertura agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace. A partire da questa prima esperienza di fraternità, nutrita dagli affetti e dall’educazione familiare, lo stile della fraternità si irradia come una promessa sull’intera società e sui rapporti tra i popoli». «La benedizione che Dio, in Gesù Cristo, riversa su questo legame di fraternità lo dilata in un modo inimmaginabile, rendendolo capace di oltrepassare ogni differenza di nazione, di lingua, di cultura e persino di religione», ha affermato Francesco: «Pensate che cosa diventa il legame fra gli uomini, anche diversissimi fra loro, quando possono dire di un altro: ‘È proprio come un fratello, è proprio come una sorella per me! La storia ha mostrato a sufficienza, del resto, che anche la libertà e l’uguaglianza, senza la fraternità, possono riempirsi di individualismo e di conformismo, anche di interesse».
«La fraternità in famiglia risplende in modo speciale quando vediamo la premura, la pazienza, l’affetto di cui vengono circondati il fratellino o la sorellina più deboli, malati, o portatori di handicap», ha detto ancora il Papa, ricordando nella catechesi odierna che «i fratelli e le sorelle che fanno questo sono moltissimi, in tutto il mondo, e forse non apprezziamo abbastanza la loro generosità». «Quando i figli sono tanti in famiglia – ha proseguito a braccio – oggi ho incontrato una famiglia che ha nove figli, il più grande o la più grande aiuta il papà e la mamma a curare i più piccoli». «E questo è bello», ha esclamato Francesco sempre a braccio: «Questo lavoro di aiuto tra fratelli». «Avere un fratello, una sorella che ti vuole bene è un’esperienza forte, impagabile, insostituibile», ha proseguito: «Nello stesso modo accade per la fraternità cristiana».
«I più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno diritto di prenderci l’anima e il cuore». Per il Papa, «sono nostri fratelli e come tali dobbiamo amarli e trattarli». «Quando questo accade, quando i poveri sono come di casa, la nostra stessa fraternità cristiana riprende vita», ha assicurato Francesco nell’udienza di oggi, in cui ha ribadito che «i cristiani vanno incontro ai poveri e deboli non per obbedire a un programma ideologico, ma perché la parola e l’esempio del Signore ci dicono che sono nostri fratelli. Questo è il principio dell’amore di Dio e di ogni giustizia fra gli uomini». «Oggi più che mai è necessario riportare la fraternità al centro della nostra società tecnocratica e burocratica», il «programma» del Papa: «Allora anche la libertà e l’uguaglianza prenderanno la loro giusta intonazione». «Non priviamo a cuor leggero le nostre famiglie, per soggezione o per paura, della bellezza di un’ampia esperienza fraterna di figli e figlie», l’appello finale del Santo Padre: «E non perdiamo la nostra fiducia nell’ampiezza di orizzonte che la fede è capace di trarre da questa esperienza, illuminata dalla benedizione di Dio».
«Buona Quaresima a tutti!». Si è conclusa con questo augurio, nel giorno in cui inizia la preparazione alla Pasqua, l’udienza generale di oggi. Salutando i fedeli di lingua italiana, il Papa ha ricordato che «la Quaresima è un tempo favorevole per intensificare la vostra vita spirituale: la pratica del digiuno vi sia di aiuto, cari giovani, per acquisire padronanza su voi stessi; la preghiera sia per voi, cari ammalati, il mezzo per affidare a Dio le vostre sofferenze e sentirne la sua presenza amorevole; le opere di misericordia, infine, aiutino voi, cari sposi novelli, a vivere la vostra esistenza coniugale aprendola alle necessità dei fratelli».