Vita Chiesa

Papa Francesco: udienza, “i pensieri del mondo all’inizio sono attraenti, ma poi lasciano vuoti, scontenti”

Salutato dai fedeli dalle transenne, Francesco ha risposto a sua volta ai saluti, seduto sulla poltrona bianca al centro dell’auto. Tra i doni della folla consegnati ai solerti uomini della Gendarmeria vaticana, anche un mazzo di fiori variopinto. Arrivato alle soglie del sacrato, dopo aver terminato il giro della piazza, i bambini sono scesi, mentre Francesco ha proseguito il suo percorso in papamobile fino alla sua postazione al centro del sagrato. Molte le bandiere agitate dai fedeli, tra cui quelle multicolori dei Paesi africani. Dopo aver dato inizio all’udienza con il segno della croce, il Papa ha visto avvicinarci due bambini che gli hanno consegnato una lettera.

“I pensieri del mondo all’inizio sono attraenti, ma poi perdono lo smalto e lasciano vuoti, scontenti. I pensieri di Dio, al contrario, suscitano dapprima una certa resistenza – questa cosa noiosa dei santi! – ma quando li si accoglie portano una pace sconosciuta, che dura nel tempo”. Lo ha detto il Papa, che nella seconda catechesi sul discernimento, pronunciata in piazza San Pietro, ha citato l’esempio di Sant’Ignazio di Loyola, e in particolare “un episodio decisivo della sua vita”, avvenuto quando si trovava a casa convalescente, dopo essere stato ferito in battaglia ad una gamba. “Per scacciare la noia chiede qualcosa da leggere”, ha raccontato Francesco: “Lui amava i racconti cavallereschi, ma purtroppo in casa si trovano solo vite di santi. Un po’ a malincuore si adatta, ma nel corso della lettura comincia a scoprire un altro mondo, un mondo che lo conquista e sembra in concorrenza con quello dei cavalieri. Resta affascinato dalle figure di San Francesco e San Domenico e sente il desiderio di imitarli. Ma anche il mondo cavalleresco continua a esercitare il suo fascino su di lui. E così avverte dentro di sé questa alternanza di pensieri – quelli cavallereschi e quelle dei santi – che sembrano equivalersi”. Ignazio, però, “comincia anche a notare delle differenze”, ha fatto notare il Papa menzionando la sua autobiografia, “fatta in terza persona”, in cui scrive: “Pensando alle cose del mondo provava molto piacere, ma quando, per stanchezza, le abbandonava si sentiva vuoto e deluso. Invece, andare a Gerusalemme a piedi nudi, non cibarsi che di erbe, praticare tutte le austerità che aveva conosciute abituali ai santi, erano pensieri che non solo lo consolavano mentre vi si soffermava, ma anche dopo averli abbandonati lo lasciavano soddisfatto e pieno di gioia”.

“C’è uno sviluppo del discernimento: capiamo cosa sia il bene per noi non in modo astratto, generale, ma nel percorso della nostra vita”. A spiegarlo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, tornata in piazza San Pietro e dedicata al discernimento e alla figura di Sant’Ignazio, così come appare negli Esercizi spirituali. “C’è una storia che precede chi discerne, una storia che è indispensabile conoscere, perché il discernimento non è una sorta di oracolo o di fatalismo, o una cosa di laboratorio, come gettare la sorte su due possibilità”, ha puntualizzato Francesco: “Le grandi domande sorgono quando nella vita abbiamo già fatto un tratto di strada, ed è a quel percorso che dobbiamo tornare per capire cosa stiamo cercando”. “Se nella vita si fa un po’ di strada – ha aggiunto a braccio – perché cammino in questa direzione, che sto cercando? E lì si fa il discernimento”. Di qui la “premessa importante” che Sant’Ignazio pone nelle regole per il discernimento, “frutto di questa esperienza fondamentale”, ha fatto notare il Papa citandola: “A coloro che passano da un peccato mortale all’altro, il demonio comunemente è solito proporre piaceri apparenti – tranquillizzarli, che tutto va bene – facendo loro immaginare diletti e piaceri sensuali, per meglio mantenerli e farli crescere nei loro vizi e peccati. Con questi, lo spirito buono usa il metodo opposto, stimolando al rimorso la loro coscienza con il giudizio della ragione”.