Vita Chiesa
Papa Francesco: Settimana Santa per imparare ad uscire da noi stessi
Tra i fedeli, spiccava un nutrito gruppo di giovani, più di 4mila, che partecipano all’incontro universitario internazionale «Univ 2013». Allegri e colorati in mezzo alla folla, applaudono e scandiscono a più riprese il nome Francesco.
Il percorso in jeep è durato circa un quarto d’ora, e ad avere l’onore di salutare personalmente il Papa sono stati – per primi – i tanti bambini che durante il percorso Papa Francesco ha preso in braccio, baciandoli, abbracciandoli e accarezzandoli. A volte sono stati direttamente i genitori a porgerli al Santo Padre, altre volte li hanno presi in braccio gli uomini della sicurezza vaticana, prima di porgerli al Papa. Mentre la folla lo acclamava, il Papa alternava il saluto benedicente delle mani all’ormai celebre saluto con il dito destro alzato, a mo’ di un «ok» lanciato in maniera complice ai fedeli presenti in piazza San Pietro. Dai bambini il Papa ha anche ricevuto doni, come un grande cuore rosa pieno di scritti. Altro gesto curioso: a un certo punto del giro con la jeep, il Papa si è girato di spalle ed è sembrato fare un cenno eloquente ad alcuni genitori che aveva avvistato mentre stavano per porgerli il pargolo: «Se piange no», è sembrato voler dire in maniera muta il Papa, che ha fatto sorridendo il segno delle lacrime che scendono dagli occhi. Pochi minuti dopo, è arrivato sulla sua postazione al centro del sagrato, ed è iniziata la catechesi: «La pace sia con voi!».
«Cari fratelli e sorelle, buongiorno!», il saluto ormai abituale del Papa: «Sono lieto di accogliervi in questa mia prima Udienza generale, con grande riconoscenza e venerazione raccolgo il testimone dalle mani del mio amato predecessore Benedetto XVI», ha proseguito il Papa: «Dopo la Pasqua riprenderemo le catechesi dell’Anno della fede. Oggi vorrei soffermarmi sulla Settimana Santa». «Cosa può voler dire vivere la Settimana Santa per noi? Che cosa significa seguire Gesù nel suo cammino sul Calvario verso la Croce e la Risurrezione?», si è chiesto il Papa, ricordando che «nella sua missione terrena, Gesù ha percorso le strade della Terra Santa, ha chiamato dodici persone semplici perché rimanessero con lui, condividessero il suo cammino e continuassero la sua missione, le ha scelte tra il popolo pieno di fede nelle promesse di Dio». Gesù, in altre parole, «ha parlato a tutti, senza distinzione, ai grandi e agli umili, al giovane ricco e alla povera vedova, ai potenti e ai deboli, ha portato la misericordia e il perdono di Dio, ha guarito, consolato, compreso, ha dato speranza, ha portato a tutti la presenza di Dio che si interessa di ogni uomo e ogni donna, come fa un buon padre e una buona madre verso ciascuno dei suoi figli».
«Dio non ha aspettato che andassimo da lui, ma è lui che si è mosso verso di noi, senza calcoli, senza misure», ha ammonito il Papa: «Gesù ha vissuto le realtà quotidiane della gente più comune: si è commosso davanti alla folla che sembrava un gregge senza pastore, ha pianto davanti alla sofferenza di Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro, ha chiamato un pubblicano come suo discepolo, ha subito anche il tradimento di un amico. In Lui Dio ci ha dato la certezza che è con noi, in mezzo a noi». «Gesù non ha casa perché la sua casa è la gente, la sua missione è aprire a tutti le porte di Dio, essere la presenza di amore di Dio», ha detto il Papa salutato da un applauso.
«Vivere la Settimana Santa seguendo Gesù non solo con la commozione del cuore – ha spiegato Papa Francesco – vuol dire imparare ad uscire da noi stessi, come dicevo domenica scorsa, per andare incontro agli altri, per andare verso le periferie dell’esistenza, muoverci noi per primi verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, soprattutto quelli più lontani, quelli che sono dimenticati, quelli che hanno più bisogno di comprensione, di consolazione, di aiuto». «C’è tanto bisogno di portare la presenza viva di Gesù misericordioso e ricco di amore!», ha esclamato spiegando che «nella Settimana Santa noi viviamo il vertice di questo cammino». Gesù, infatti, «entra in Gerusalemme per compiere l’ultimo passo, in cui riassume tutta la sua esistenza: si dona totalmente, non tiene nulla per sé, neppure la vita. Nell’Ultima Cena, con i suoi amici, condivide il pane e distribuisce il calice per noi». «Gesù non vive questo amore che conduce al sacrificio in modo passivo o come un destino fatale», ha spiegato il Papa: «Certo non nasconde il suo profondo turbamento umano di fronte alla morte violenta, ma si affida con piena fiducia al Padre, per dimostrare il suo amore per noi. Questa è anche la mia, la tua, la nostra strada».
«Dio è uscito da se stesso per venire in mezzo a noi, ha posto la sua tenda tra noi per portarci la misericordia di Dio che salva e dona speranza. Anche noi, se vogliamo seguirlo e rimanere con lui, non dobbiamo accontentarci di restare nel recinto delle novantanove pecore, dobbiamo uscire, cercare con lui la pecorella smarrita, quella più lontana». È l’invito del Papa per la Settimana Santa, che i fedeli hanno accolto con un applauso. «Vivere la Settimana Santa – ha spiegato Papa Francesco – è entrare sempre più nella logica di Dio, nella logica della Croce, che non è prima di tutto quella del dolore e della morte, ma quella dell’amore e del dono di sé che porta vita. È entrare nella logica del Vangelo». «Seguire, accompagnare Cristo, rimanere con lui – ha raccomandato il Papa – esige un uscire: da se stessi, da un modo di vivere la fede stanco e abitudinario, dalla tentazione di chiudersi nei propri schemi». «Qualcuno potrebbe dire: non ho tempo, ho tante cose da fare, è difficile, che cosa posso fare io con le mie poche forze?», ha ammesso il Papa prevedendo le possibili obiezioni. «Spesso – la sua denuncia – ci accontentiamo di qualche preghiera, di una Messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo il coraggio di uscire per portare Cristo».
«Siamo un po’ come san Pietro. Non appena Gesù parla di passione, morte e risurrezione, di dono di sé, di amore verso tutti, l’apostolo lo prende in disparte e lo rimprovera». È l’analisi del Papa, che nella catechesi di oggi si è soffermato sulla figura di Pietro per spiegare come «quello che dice Gesù sconvolge i suoi piani, appare inaccettabile, mette in difficoltà le sicurezze che si era costruito, la sua idea di Messia». Così, Gesù «rivolge a Pietro una delle parole più dure dei Vangeli: ‘Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini’». Dio, invece, «pensa con misericordia, pensa come il padre che attende il ritorno del figlio e gli va incontro, lo vede venire quando è ancora lontano, segno che lo aspettava tutti i giorni dalla terrazza della sua casa». Dio, per Papa Francesco, «pensa come il samaritano che non passa vicino al malcapitato commiserandolo, ma soccorrendolo senza chiedere nulla in cambio». Dio, infine, «pensa come il pastore che dona la sua vita per difendere e salvare le pecore».
«Aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita, delle nostre parrocchie, dei movimenti, delle associazioni, ed uscire incontro agli altri, farci noi vicini per portare la luce e la gioia della nostra fede». È l’invito del Papa per la Settimana Santa, rivolto al termine della catechesi della sua prima udienza, durante la quale – preceduto dallo speaker che ha sintetizzato l’udienza e rivolto i saluti nelle varie lingue, che poi il Santo Padre ha ripetuto in italiano – ha augurato «Buona Pasqua» a tutti. «Uscire sempre!», l’esortazione del Papa: «E questo con l’amore e la tenerezza di Dio, nel rispetto e nella pazienza, sapendo che noi mettiamo le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, ma poi è Dio che li guida e rende feconda ogni nostra azione». «Auguro a tutti di vivere bene questi giorni seguendo il Signore con coraggio, portando in noi stessi un raggio del suo amore a quanti incontriamo», l’augurio finale di Papa Francesco.
«Vi ringrazio per la vostra preghiera e il vostro affetto al Papa». Con queste parole Papa Francesco, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, ha salutato gli oltre 4 mila giovani di «Univ 2013», l’incontro internazionale promosso dalla prelatura dell’Opus Dei. «Siete venuti a Roma in occasione della Settimana Santa per un’esperienza di fede e di arricchimento spirituale», ha detto loro il Papa. «Con la vostra presenza nel ,ondo universitario – ha proseguito formulando un auspicio – ognuno di voi possa realizzare quanto auspicava San Josemaria Escrivà: ‘E’ in mezzo alle cose più materiali della terra che ci dobbiamo santificare, servendo Dio e tutti gli uomini’».