Vita Chiesa
Papa Francesco: «Non siamo geronti» ma «nonni chiamati a sognare»
«Alzati, guarda, spera»: questi tre imperativi che scandiscono il dialogo di Dio con Abramo dopo il «vattene dalla tua terra», segnano «la strada che deve percorrere» il patriarca ed «anche il suo modo di fare, l’atteggiamento interiore». Ed «a noi oggi il Signore ci dice lo stesso». Ha esordito così Papa Francesco, nell’omelia della concelebrazione eucaristica presieduta questa mattina nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico con i cardinali presenti a Roma in occasione del suo 25° di ordinazione episcopale.
Nella sua riflessione, pronunciata completamente a braccio e incentrata sulla prima lettura che racconta come Abramo credette a Dio e l’alleanza conclusa dal Signore con lui, il Pontefice ribadisce il triplice imperativo «Alzati, guarda spera». «Alzati – spiega – alza, cammina, non stare fermo. Tu hai un compito, una missione, e devi farla in cammino. Non rimanere seduto, alzati in piedi. Abramo cominciò a camminare, si incamminò sempre e il simbolo di questo è la tenda». «Dice il libro della Genesi – prosegue Francesco – che Abramo andava con la tenda e quando si fermava c’era la tenda. Mai Abramo ha fatto una casa per lui. Soltanto costruì un altare, l’unica cosa, per adorare colui che gli ordinava di alzarsi ed essere in cammino». Il Papa si sofferma quindi sul secondo imperativo: «Guarda: alza gli occhi e dal luogo dove stai spingi lo sguardo verso il settentrione, il mezzogiorno, l’oriente e l’occidente. Guarda l’orizzonte, non costruire muri, guarda sempre e vai avanti. E la mistica dell’orizzonte è che più vai avanti, più lontano è l’orizzonte. Spingere lo sguardo, camminare, ma verso l’orizzonte». «Terzo imperativo – riflette ancora Francesco -: spera». «L’erede uscirà da te, sarà da te, spera! E questo detto a un uomo che non poteva avere eredità sia per la sua età sia per la sterilità della moglie». «La tua eredità – il Papa richiama la promessa di Dio ad Abramo – sarà come la polvere della terra». «Un po’ più avanti alza lo sguardo, guarda il cielo, conta le stelle, se riesci, così sarà la tua discendenza. E Abramo credette e il Signore glielo accreditò come giustizia nella fede di Abramo».
«Quando Abramo fu chiamato – ha proseguito il Papa – aveva più o meno la nostra età, stava per andare in pensione per riposarsi… Un uomo anziano con il peso della vecchiaia, quella vecchiaia che porta i dolori, le malattie», e invece, «come se fosse un giovanotto, come se fosse uno scout: alzati, vai, guarda, spera».
Nell’omelia pronunciata interamente a braccio, il Pontefice ha affermato: «Questa parola di Dio è anche per noi che abbiamo un’età come quella di Abramo più o meno». Il Signore «ci dice che non è l’ora di mettere la nostra vita in chiusura; di non compendiare la nostra storia, ci dice che è aperta fino alla fine, aperta con una missione e con questi tre imperativi ce la indica». «Qualcuno che non ci vuole bene – scandisce Francesco – dice di noi che siamo la gerontocrazia della Chiesa: è una beffa, non capisce quello che dice. Noi non siamo geronti, siamo dei nonni, siamo dei nonni, e se non sentiamo questo dobbiamo chiedere la grazia di sentirlo, dei nonni ai quali i nostri nipotini guardano. Dobbiamo dare loro il senso della vita con la nostra esperienza». Nonni «non chiusi nella malinconia ma aperti: per noi questo alzati, guarda, spera, si chiama sognare. Noi siamo nonni chiamati a sognare e del nostro sogno la gioventù di oggi ha bisogno perché loro prenderanno dai nostri sogni la forza di profetizzare e portare avanti il nostro compito. Mi viene in mente quel passo di Luca su Simeone e Anna: due nonni, ma quanta capacità di sognare». «Questo – conclude il Papa – è quello che oggi il Signore ci chiede: di essere nonni, di avere la vitalità dai dare ai giovani che ci aspettano, di non chiudersi. I giovani aspettano dalla nostra esperienza, dai nostri sogni positivi per portare avanti la profezia e il lavoro. Chiedo al Signore per tutti noi che ci dia questa grazia, la grazia di essere nonni, la grazia di sognare e dare questo sogno ai nostri giovani, ne hanno bisogno».