Italia
Papa Francesco: naufragio Lampedusa, preghiamo per le vittime
«Viene la parola vergogna: e’ una vergogna!». Lo ha esclamato «a braccio» Papa Francesco riferendosi al naufragio di Lampedusa.
«Una notizia che fa sorgere sentimenti di tristezza e indignazione perché non possiamo continuare a contare morti come se fossimo semplicemente testimoni». Lo dichiara al Sir monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni (Cemi), in merito alla nuova tragedia che ha colpito Lampedusa con il naufragio di un barcone carico di migranti. «Le storie di persone che si mettono in viaggio, come ha detto il Papa a Lampedusa – aggiunge mons. Montenegro -, sono storie che si intrecciano con le nostre e quindi ci interessano. Papa Francesco ci ha interrogato se questi morti ci causano lacrime. Ecco perché non possiamo solo tenere una contabilità o rassegnarci passivamente».
Il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) esprime profondo dolore per una delle più gravi tragedie del mare degli ultimi anni che ha visto scomparire tra le onde, se le stime saranno confermate, più di 80 persone, di cui moltissimi bambini. Dolore che si unisce però a profonda preoccupazione e indignazione.
«Quest’anno abbiamo visto un fortissimo intensificarsi degli sbarchi e l’aprirsi di nuove rotte migratorie, come quelle che stanno portando nel nostro paese i siriani. Rotte pericolose e percorse con barche inadeguate, guidate da trafficanti senza scrupoli. E la maggior parte di chi sta arrivando a Lampedusa, sulle coste della Sicilia e della Calabria sono persone in fuga da guerre e conflitti, sono siriani, eritrei e somali. Ormai è chiaro: o continuiamo ad assistere a questa carneficina o per evitare che i rifugiati continuino a mettere a rischio la loro vita per arrivare in Europa dobbiamo dare loro delle alternative di ingresso protetto» dichiara Christopher Hein direttore del CIR «Altrimenti l’unica possibilità che diamo loro è quella di attraversare un mare che continua a inghiottire vite. E non credo che questa sia una posizione ancora sostenibile per paesi democratici e civili».
I flussi di chi è costretto a fuggire dalle persecuzioni non si possono fermare, per questo è indispensabile gestirli. La possibilità di richiedere asilo in Italia e nell’Unione Europea ad oggi dipende dalla presenza fisica della persona nel territorio di uno Stato Membro. Ma le misure introdotte nell’ambito del regime dei visti e delle frontiere dell’UE hanno reso praticamente impossibile per quasi tutti i richiedenti asilo e rifugiati raggiungere i territori dell’UE in modo legale.
«Ci sono diverse modalità con cui i richiedenti asilo e rifugiati potrebbero entrare in Europa in modo regolare, ma sono poco utilizzate dagli stati europei: il reinsediamento di rifugiati da un paese di primo asilo, le operazioni di trasferimento umanitario attivate nel contesto di emergenze umanitarie, l’uso flessibile dei visti e le procedure di ingresso protetto che consentono ad un cittadino di uno stato terzo di poter chiedere asilo già nel paese di origine o di transito. L’Italia e l’Europa devono dotarsi di questi strumenti: è un passaggio indispensabile per cercare di dare alternative alla lotteria della morte del Mediterraneo» conclude Christopher Hein.