Vita Chiesa

Papa Francesco, Messa Domenica delle Palme: «L’umiltà è lo stile di Dio»

«Al centro di questa celebrazione, che appare tanto festosa, c’è la parola che abbiamo ascoltato nell’inno della Lettera ai Filippesi: ‘Umiliò sé stesso’. L’umiliazione di Gesù», ha affermato il Santo Padre, per il quale «questa parola ci svela lo stile di Dio e, di conseguenza, quello che deve essere del cristiano: l’umiltà. Uno stile che non finirà mai di sorprenderci e di metterci in crisi: a un Dio umile non ci si abitua mai!». Dunque, «umiliarsi è prima di tutto lo stile di Dio: Dio si umilia per camminare con il suo popolo, per sopportare le sue infedeltà». Nella Settimana Santa, che ci conduce alla Pasqua, «noi andremo su questa strada dell’umiliazione di Gesù. E solo così sarà ‘santa’ anche per noi!», ha osservato Francesco. Questa è «la via di Dio, la via dell’umiltà. È la strada di Gesù, non ce n’è un’altra. E non esiste umiltà senza umiliazione». Percorrendo fino in fondo questa strada, il Figlio di Dio ha assunto la «forma di servo». In effetti, «umiltà vuol dire anche servizio, vuol dire lasciare spazio a Dio spogliandosi di se stessi, «svuotandosi», come dice la Scrittura. Questa – svuotarsi – è l’umiliazione più grande».

«C’è una strada contraria a quella di Cristo: la mondanità – ha avvertito il Papa -. La mondanità ci offre la via della vanità, dell’orgoglio, del successo… È l’altra via. Il maligno l’ha proposta anche a Gesù, durante i quaranta giorni nel deserto». Ma «Gesù l’ha respinta senza esitazione. E con Lui, con la sua grazia soltanto, col suo aiuto, anche noi possiamo vincere questa tentazione della vanità, della mondanità, non solo nelle grandi occasioni, ma nelle comuni circostanze della vita». Secondo il Pontefice, «ci aiuta e ci conforta in questo l’esempio di tanti uomini e donne che, nel silenzio e nel nascondimento, ogni giorno rinunciano a se stessi per servire gli altri: un parente malato, un anziano solo, una persona disabile, un senzatetto…». Poi l’invito a pensare «anche all’umiliazione di quanti per il loro comportamento fedele al Vangelo sono discriminati e pagano di persona» e «ai nostri fratelli e sorelle perseguitati perché cristiani, i martiri di oggi – ce ne sono tanti – non rinnegano Gesù e sopportano con dignità insulti e oltraggi. Lo seguono sulla sua via. Possiamo parlare in verità di ‘un nugolo di testimoni’: i martiri di oggi». Durante questa Settimana, ha concluso, «mettiamoci anche noi decisamente su questa strada dell’umiltà, con tanto amore per Lui, il nostro Signore e Salvatore. Sarà l’amore a guidarci e a darci forza. E dove è Lui, saremo anche noi».