Vita Chiesa

Papa Francesco: Messa delle Palme, «tacere è antidoto a trionfalismo», «con la Croce non si negozia»

Nel suo ingresso in Gerusalemme, ha ricordato ieri Francesco, «il maligno, il Principe di questo mondo aveva una carta da giocare: la carta del trionfalismo, e il Signore ha risposto rimanendo fedele alla sua via, la via dell’umiltà». «Il trionfalismo cerca di avvicinare la meta per mezzo di scorciatoie, di falsi compromessi», il monito del Papa: «Punta a salire sul carro del vincitore. Il trionfalismo vive di gesti e di parole che però non sono passati attraverso il crogiolo della croce; si alimenta del confronto con gli altri giudicandoli sempre peggiori, difettosi, falliti…».

«Una forma sottile di trionfalismo è la mondanità spirituale, che è il maggior pericolo, la tentazione più perfida che minaccia la Chiesa», ha ribadito Francesco: «Gesù ha distrutto il trionfalismo con la sua Passione». «Il Signore ha veramente condiviso e gioito con il popolo, con i giovani che gridavano il suo nome acclamandolo Re e Messia», ha spiegato il Papa: «Il suo cuore godeva nel vedere l’entusiasmo e la festa dei poveri d’Israele. Umiltà non vuol dire negare la realtà, e Gesù è realmente il Messia, il Re». «Ma nello stesso tempo il cuore di Cristo è su un’altra via», ha fatto notare Francesco: «Sa che per giungere al vero trionfo deve fare spazio a Dio; e per fare spazio a Dio c’è un solo modo: la spogliazione, lo svuotamento di sé. Tacere, pregare, umiliarsi».

«Con la croce non si può negoziare, o la si abbraccia o la si rifiuta», il monito: «E con la sua umiliazione Gesù ha voluto aprire a noi la via della fede e precederci in essa. Dietro di Lui, la prima a percorrerla è stata sua Madre, Maria, la prima discepola», ha proseguito ricordando l’altra ricorrenza di ieri: la celebrazione, in tutte le diocesi del mondo, della Giornata mondiale della Gioventù. «Di fronte agli avvenimenti duri e dolorosi della vita, rispondere con la fede costa una particolare fatica del cuore», ha ammesso il Papa citando Giovanni Paolo II: «È la notte della fede. Ma solo da questa notte spunta l’alba della risurrezione». «Maria sul Golgota si trova di fronte alla smentita totale di quella promessa: suo Figlio agonizza su una croce come un malfattore. Così il trionfalismo, distrutto dall’umiliazione di Gesù, è stato ugualmente distrutto nel cuore della Madre; entrambi hanno saputo tacere».

«Preceduti da Maria, innumerevoli santi e sante hanno seguito Gesù sulla via dell’umiltà e dell’obbedienza», ha sottolineato il Papa, che nell’omelia ha ricordato «i tanti santi e sante giovani, specialmente quelli ‘della porta accanto’, che solo Dio conosce, e che a volte Lui ama svelarci a sorpresa». «Cari giovani, non vergognatevi di manifestare il vostro entusiasmo per Gesù, di gridare che Lui vive, che è la vostra vita», l’appello di ieri: «Ma nello stesso tempo non abbiate paura di seguirlo sulla via della croce. E quando sentirete che vi chiede di rinunciare a voi stessi, di spogliarvi delle vostre sicurezze, di affidarvi completamente al Padre che è nei cieli, allora rallegratevi ed esultate! Siete sulla strada del Regno di Dio».

«Acclamazioni festose e accanimento feroce; è impressionante il silenzio di Gesù nella sua Passione, vince anche la tentazione di rispondere, di essere mediatico», ha osservato il Papa: «Nei momenti di oscurità e grande tribolazione bisogna tacere, avere il coraggio di tacere, purché sia un tacere mite e non rancoroso. La mitezza del silenzio ci farà apparire ancora più deboli, più umiliati, e allora il demonio, prendendo coraggio, uscirà allo scoperto. Bisognerà resistergli in silenzio, ‘mantenendo la posizione’, ma con lo stesso atteggiamento di Gesù. Lui sa che la guerra è tra Dio e il Principe di questo mondo, e che non si tratta di mettere mano alla spada, ma di rimanere calmi, saldi nella fede. È l’ora di Dio. E nell’ora in cui Dio scende in battaglia, bisogna lasciarlo fare. Il nostro posto sicuro sarà sotto il manto della Santa Madre di Dio. E mentre attendiamo che il Signore venga e calmi la tempesta, con la nostra silenziosa testimonianza in preghiera, diamo a noi stessi e agli altri ‘ragione della speranza che è in noi’. Questo ci aiuterà a vivere nella santa tensione tra la memoria delle promesse, la realtà dell’accanimento presente nella croce e la speranza della risurrezione».