Vita Chiesa
Papa Francesco: “leggete la Pacem in terris, è attualissima!”
“Leggere e studiare la Pacem in terris, e seguire questa strada per difendere e diffondere la pace”. E’ l’invito del Papa ai circa 6mila studenti e insenanti che affollano oggi l’Aula Paolo VI, per l’Incontro per l’educazione alla pace e alla cura. “Anche nel nostro tempo possiamo incontrare valide testimonianze di persone o istituzioni che lavorano per la pace e si prendono cura di chi è nel bisogno”, ha assicurato Francesco: “Pensiamo per esempio a coloro che hanno ricevuto il premio Nobel per la pace, ma anche a tanti sconosciuti che in maniera silenziosa operano per questa causa”. La prima figura di testimone citata dal Papa è quella di San Giovanni XXIII: “Fu chiamato il ‘Papa buono’, e anche il ‘Papa della pace’, perché in quegli inizi difficili degli anni Sessanta marcati da forti tensioni – la costruzione del muro di Berlino, la crisi di Cuba, la guerra fredda e la minaccia nucleare – pubblicò la famosa e profetica Enciclica Pacem in terris. L’anno prossimo saranno 60 anni, ed è attualissima! Papa Giovanni si rivolse a tutti gli uomini di buona volontà, chiedendo la soluzione pacifica di tutte le guerre attraverso il dialogo e il disarmo. Fu un appello che riscosse una grande attenzione nel mondo, ben oltre la comunità cattolica, perché aveva colto un bisogno di tutta l’umanità, che è ancora quello di oggi”.
“Spesso parliamo di pace quando ci sentiamo direttamente minacciati, come nel caso di un possibile attacco nucleare o di una guerra combattuta alle nostre porte. Così come ci interessiamo ai diritti dei migranti quando abbiamo qualche parente o amico emigrato”, ha detto il Pontefice. “In realtà, la pace ci riguarda sempre!”, l’appello di Francesco: “Come sempre ci riguarda l’altro, il fratello e la sorella, e di lui e di lei dobbiamo prenderci cura”. “Un modello per eccellenza del prendersi cura è quel samaritano del Vangelo, che ha soccorso uno sconosciuto che ha trovato ferito lungo la strada”, ha ribadito il Papa: “Il samaritano non sapeva se quello sfortunato fosse una brava persona o un furfante, se fosse ricco o povero, istruito o ignorante, giudeo, samaritano come lui o straniero; non sapeva se quella sventura ‘se la fosse cercata’ o no. Il Vangelo dice: ‘Lo vide e ne ebbe compassione’”. “Anche altri, prima di lui, avevano visto quell’uomo, ma erano andati dritti per la loro strada”, ha osservato Francesco: “Il samaritano non si è fatto tante domande, ha seguito il movimento della compassione”.