Vita Chiesa

Papa Francesco, la Messa per i defunti: “Perdere di vista ciò che conta per inseguire il vento sarebbe lo sbaglio più grande della vita”

 “Ci fa bene oggi chiederci se i nostri desideri hanno a che fare con il cielo”, l’augurio di Francesco: “Perché rischiamo di aspirare continuamente a cose che passano, di confondere i desideri con i bisogni, di anteporre le aspettative del mondo all’attesa di Dio. Ma perdere di vista ciò che conta per inseguire il vento sarebbe lo sbaglio più grande della vita”. Due le parole al centro dell’omelia: attesa e sorpresa. “Attesa esprime il senso della vita, perché viviamo nell’attesa dell’incontro”, ha esordito il Papa: “l’incontro con Dio, che è il motivo della nostra preghiera di intercessione oggi, specialmente per i cardinali e i vescovi defunti nel corso dell’ultimo anno, per i quali offriamo in suffragio questo sacrificio eucaristico”. “Tutti viviamo nell’attesa”, ha spiegato Francesco: “Siamo nella sala d’attesa del mondo per entrare in paradiso, per prendere parte a quel ‘banchetto per tutti i popoli’ di cui ci ha parlato il profeta Isaia”. “E’ bello quando il signore viene ad asciugare le lacrime, è tanto brutto quando speriamo sia qualcun altro ad asciugare le lacrime, ed è più  brutto quando non abbiamo le lacrime”, ha aggiunto a braccio.

“Non lasciamoci sorprendere anche noi. Stiamo ben attenti a non addolcire il sapore del Vangelo. Perché spesso, per convenienza o per comodità, tendiamo ad attenuare il messaggio di Gesù, ad annacquare le sue parole”. E’ la denuncia del Papa, nell’omelia della Messa in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno, presieduta nella basilica di San Pietro. “Ammettiamolo, siamo diventati piuttosto bravi a fare compromessi con il Vangelo”, il monito di Francesco: “dare da mangiare agli affamati sì, ma la questione della fame è complessa e non posso certo risolverla io! Aiutare i poveri sì, però poi le ingiustizie vanno affrontate in un certo modo e allora è meglio attendere, anche perché a impegnarsi poi si rischia di venire disturbati sempre e magari ci si accorge che si poteva fare meglio! Stare vicini ai malati e ai carcerati sì, ma sulle prime pagine dei giornali e sui social ci sono altri problemi più urgenti e dunque perché proprio io devo interessarmi a loro? Accogliere i migranti sì, però è una questione generale, complicata, riguarda la politica, io non mi immischio in queste cose: sempre i compromessi. Tutto ‘si, si, si’, ma alla fine tutto ‘no’: questi sono i compromessi evangelici”. “E così, a forza di ‘ma’ e di ‘però’ – tante volte siamo uomini e donne di ‘ma’ e di ‘però’ – facciamo della vita un compromesso con il Vangelo”, ha denunciato il Papa: “Da semplici discepoli del Maestro diventiamo maestri di complessità, che argomentano molto e fanno poco, che cercano risposte più davanti al computer che davanti al Crocifisso, in internet anziché negli occhi dei fratelli e delle sorelle; cristiani che commentano, dibattono ed espongono teorie – tante! – ma non conoscono per nome neanche un povero, non visitano un malato da mesi, non hanno mai sfamato o vestito qualcuno, non hanno mai stretto amicizia con un bisognoso, scordando che ‘il programma del cristiano è un cuore che vede’, diceva Papa Benedetto”. “Quando mai? Si chiedono sorpresi sia i giusti che gli ingiusti”, nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo. Per il Papa, “la risposta è una sola: il quando è adesso, oggi, all’uscita di questa Eucaristia. Sta nelle nostre mani, nelle nostre opere di misericordia: non nelle puntualizzazioni e nelle analisi raffinate, non nelle giustificazioni individuali o sociali. Nelle nostre mani, e noi siamo responsabili. Oggi il Signore ci ricorda che la morte giunge a fare verità sulla vita e rimuove ogni attenuante alla misericordia. Fratelli, sorelle, non possiamo dire di non sapere. Non possiamo confondere la realtà della bellezza col trucco fatto artificialmente. Il Vangelo spiega come vivere l’attesa: si va incontro a Dio amando perché Egli è amore. E, nel giorno del nostro congedo, la sorpresa sarà lieta se adesso ci lasciamo sorprendere dalla presenza di Dio, che ci aspetta tra i poveri e i feriti del mondo. Non abbiamo paura di questa sorpresa: andiamo avanti nelle cose che il vangelo ci dice giuste per andare avanti ed essere giudicati alla fine. E la sorpresa del Vangelo attende di essere accarezzato non a parole, ma con i fatti”.