Vita Chiesa

Papa Francesco: “il Sinodo non è un parlamento, è un cammino”

La messa per l’apertura dell'Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi

“Il Sinodo è un cammino, in cui il Signore mette nelle nostre mani la storia, i sogni e le speranze di un grande Popolo: di sorelle e fratelli sparsi in ogni parte del mondo, animati dalla nostra stessa fede, mossi dallo stesso desiderio di santità, affinché con loro e per loro cerchiamo di comprendere quale via percorrere per giungere là dove Lui ci vuole portare”. È l’immagine scelta dal Papa, nell’omelia della messa presieduta in piazza San Pietro in occasione dell’apertura della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. “Ascoltare e comprendere le voci, cioè le idee, le attese, le proposte, per discernere insieme la voce di Dio che parla alla Chiesa”: così Francesco ha sintetizzato il compito della fase conclusiva del processo sinodale, esortando i presenti ad accostarsi “con rispetto e attenzione, nella preghiera e alla luce della Parola di Dio, a tutti i contributi raccolti in questi tre anni di lavoro intenso, di condivisione, di confronto e di paziente sforzo di purificazione della mente e del cuore”. “La nostra non è un’assemblea parlamentare, ma un luogo di ascolto nella comunione, in cui, come dice San Gregorio Magno, ciò che qualcuno ha in sé parzialmente, è posseduto in modo completo in un altro e benché alcuni abbiano doni particolari, tutto appartiene ai fratelli nella carità dello Spirito”, ha ribadito il Papa: “Perché ciò avvenga, c’è una condizione: che ci liberiamo da quello che, in noi e tra noi, può impedire alla carità dello Spirito di creare armonia nella diversità”.

“Non è in grado di sentire la voce del Signore chi con arroganza presume e pretende di averne l’esclusiva” è il monito del Papa. “Ogni parola invece va accolta con gratitudine e semplicità, per farsi eco di ciò che Dio ha donato a beneficio dei fratelli”, ha raccomandato Francesco, esortando a “non trasformare i nostri contributi in puntigli da difendere o agende da imporre”, ma ad offrirli “come doni da condividere, pronti anche a sacrificare ciò che è particolare, se ciò può servire a far nascere insieme qualcosa di nuovo secondo il progetto di Dio”. “Altrimenti finiremo per chiuderci in dialoghi tra sordi, dove ciascuno cerca di tirare acqua al proprio mulino senza ascoltare gli altri, e soprattutto senza ascoltare la voce del Signore”, il grido d’allarme del Papa: “Ricordiamoci che nel deserto non si scherza: se non si presta attenzione alla guida, presumendo di bastare a sé stessi, si può morire di fame e di sete, trascinando con sé anche gli altri. Mettiamoci dunque in ascolto della voce di Dio e del suo angelo, se davvero vogliamo procedere sicuri nel nostro cammino al di là dei limiti e delle difficoltà”.