Papa Francesco

Papa Francesco: “Il prossimo anno penso di recarmi a Nicea”

A confermare un viaggio a Nicea il prossimo anno, in occasione dei 1700 anni dal primo Concilio ecumenico, è stato il Santo Padre, ricevendo in udienza i membri della Commissione teologica internazionale.

Papa Francesco (Foto archivio Agensir)

“Io penso di recarmi lì”. A confermare un viaggio a Nicea il prossimo anno, in occasione dei 1700 anni dal primo Concilio ecumenico, è stato il Papa, ricevendo in udienza i membri della Commissione teologica internazionale. “Questo Concilio costituisce una pietra miliare nel cammino della Chiesa e anche dell’intera umanità, perché la fede in Gesù, Figlio di Dio fatto carne per noi e per la nostra salvezza, è stata formulata e professata come luce che illumina il significato della realtà e il destino di tutta la storia”, ha spiegato Francesco. Il Concilio di Nicea, affermando che il Figlio è della stessa sostanza del Padre, secondo il Papa mette in luce qualcosa di essenziale: “in Gesù possiamo conoscere il volto di Dio e, allo stesso tempo, anche il volto dell’uomo, scoprendoci figli nel Figlio e fratelli tra di noi. Una fraternità, quella radicata in Cristo, che diventa per noi un compito etico fondamentale”.

“È importante, allora, che abbiate dedicato gran parte di questa Plenaria a lavorare su un documento che vuole illustrare il significato attuale della fede professata a Nicea”, l’omaggio ai presenti: “Tale documento potrà essere prezioso, nel corso dell’anno giubilare, per nutrire e approfondire la fede dei credenti e, a partire dalla figura di Gesù, offrire anche spunti e riflessioni utili a un nuovo paradigma culturale e sociale, ispirato proprio all’umanità di Cristo”. “In un mondo complesso e spesso polarizzato, tragicamente segnato da conflitti e violenze, l’amore di Dio che si rivela in Cristo e ci viene donato nello Spirito diventa un appello rivolto a tutti, perché impariamo a camminare nella fraternità e a essere costruttori di giustizia e di pace”, l’invito di Francesco, secondo il quale “solo in questo modo possiamo spargere semi di speranza là dove viviamo”. “Rimettere Cristo al centro” e “sviluppare una teologia della sinodalità”, gli imperativi in vista del Giubileo ormai imminente.