Vita Chiesa

Papa Francesco, discorso ad al-Azhar, «solo la pace è santa. Nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio»

Un discorso più volte fermato da applausi e anche da qualche «bravo» da parte della platea. Nel ricordare il comandamento «non uccidere» al centro delle dieci parole offerte sul Monte Sinai, il Papa ha detto: «In quanto responsabili religiosi siamo dunque chiamati a smascherare la violenza che si traveste di presunta sacralità». «Siamo tenuti a denunciare le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani, a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio». «Ripetiamo un ‘no’ forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio. Insieme affermiamo l’incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare. Insieme dichiariamo la sacralità di ogni vita umana contro qualsiasi forma di violenza fisica, sociale, educativa o psicologica». «Oggi c’è bisogno di costruttori di pace e non di armi, c’è bisogno di costruttori di pace, non di provocatori di conflitti; di pompieri e non di incendiari, di predicatori di riconciliazione e non di banditori di distruzione».

«Non vi sarà pace senza un’educazione adeguata delle giovani generazioni». È uno dei punti chiave dell’articolato discorso che papa Francesco ha pronunciato ai partecipanti alla Conferenza internazionale sulla pace promossa al Cairo dall’Università al-Azhar e dal Grande Imam al Tayyeb al quale Francesco si è rivolto chiamandolo «fratello». «E non vi sarà un’educazione adeguata – ha aggiunto il papa – per i giovani di oggi se la formazione loro offerta non sarà ben rispondente alla natura dell’uomo, essere aperto e relazionale». Il Papa ha quindi richiamato sulla necessità di promuovere un’educazione capace di formare «identità non ripiegate su stesse» e capaci d’imparare dal passato che «dal male scaturisce solo male e dalla violenza solo violenza, in una spirale che finisce per imprigionare».

Dovere dell’identità, coraggio dell’alterità e sincerità delle intenzioni. Sono i «tre orientamenti fondamentali» indicati questo pomeriggio da papa Francesco per aiutare il dialogo – ha detto – «nella convinzione che l’avvenire di tutti dipende anche dall’incontro tra le religioni e le culture». «Il dovere dell’identità – ha quindi spiegato il Papa – perché non si può imbastire un dialogo vero sull’ambiguità o sul sacrificare il bene per compiacere l’altro; il coraggio dell’alterità, perché chi è differente da me, culturalmente o religiosamente, non va visto e trattato come un nemico, ma accolto come compagno di strada, nella genuina convinzione che il bene di ciascuno risiede nel bene di tutti; a sincerità delle intenzioni, perché il dialogo, in quanto espressione autentica dell’umano, non è una strategia per realizzare secondi fini, ma una via di verità che merita di essere pazientemente intrapresa per trasformare la competizione in collaborazione».

«Per prevenire i conflitti ed edificare la pace è fondamentale adoperarsi per rimuovere le situazioni di povertà e di sfruttamento, dove gli estremismi più facilmente attecchiscono, e bloccare i flussi di denaro e di armi verso chi fomenta la violenza». Nel suo discorso ad al-Azhar, papa Francesco ha parlato anche di lotta alla povertà e al commercio di armi, temi cari e più volte ripetuti nel corso del Pontificato. «Ancora più alla radice – ha aggiunto – è necessario arrestare la proliferazione di armi che, se vengono prodotte e commerciate, primo o poi verranno utilizzate. Solo rendendo trasparenti le torbide manovre che alimentano il cancro della guerra, se ne possono prevenire le cause reali. A questo impegno urgente e gravoso sono tenuti i responsabili delle nazioni, delle istituzioni e dell’informazione, come noi responsabili di civiltà convocati da Dio, dalla storia, e dall’avvenire ad avviare, ciascuno nel proprio campo, processi di pace, non sottraendosi dal gettare solide basi di alleanza tra i popoli e gli stati».

testo integrale del discorso pronunciato dal Papa