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Papa Francesco: compagnie minerarie compiano «radicale cambiamento»
Il Pontificio Consiglio giustizia e pace ha riunito a Roma (17-19 luglio) rappresentati di comunità colpite in tutto il mondo da estrazioni minerarie eseguite senza scrupoli. Nel messaggio inviato da Francesco l'invito alle grandi compagnie del settore ad un «radicale cambiamento».
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Papa Francesco si pone a fianco della comunità colpite dalle attività delle grandi compagnie minerarie «per far riecheggiare il grido delle numerose persone, famiglie e comunità che soffrono direttamente o indirettamente a causa delle conseguenze troppo spesso negative delle comunità minerarie». E chiede all’intero settore minerario di compiere «un radicale cambiamento di paradigma per migliorare la situazione in molti Paesi»: è l’invito contenuto nel messaggio inviato al Pontificio Consiglio giustizia e pace, che in questi giorni ha riunito a Roma (17-19 luglio) una trentina di rappresentanti di comunità colpite in Africa, Asia e America.
«Un grido per i terreni perduti – scrive il Papa -; un grido per l’estrazione di ricchezze dal suolo che paradossalmente non ha prodotto ricchezza per le popolazioni locali rimaste povere; un grido di dolore in reazione alle violenze, alle minacce e alla corruzione; un grido di sdegno e di aiuto per le violazioni dei diritti umani, clamorosamente o discretamente calpestati per quanto concerne la salute delle popolazioni, le condizioni di lavoro, talvolta la schiavitù e il traffico di persone che alimenta il tragico fenomeno della prostituzione; un grido di tristezza e di impotenza per l’inquinamento delle acque, dell’aria e dei suoli; un grido di incomprensione per l’assenza di processi inclusivi e di appoggio da parte di quelle attività civili, locali e nazionali, che hanno il fondamentale dovere di promuovere il bene comune».
I minerali, ricorda il Papa, «costituiscono un prezioso dono di Dio, di cui l’umanità fa uso da millenni» e «sono fondamentali per numerosi settori della vita e dell’attività umana». «L’intero settore minerario – sottolinea – è indubbiamente chiamato a compiere un radicale cambiamento di paradigma» al quale possono contribuire «i governi nei Paesi di origine delle società multinazionali e di quelli in cui esse operano, gli imprenditori e gli investitori, le autorità locali che sorvegliano lo svolgimento delle operazioni minerarie, gli operai e i loro rappresentanti, le filiere di approvvigionamento internazionali con i vari intermediari e coloro che operano sui mercati di queste materie, i consumatori di merci per la realizzazione delle quali ci si è serviti di minerali». L’invito del Papa è ad «adottare un comportamento ispirato dal fatto che costituiamo un’unica famiglia umana». «Incoraggio le comunità rappresentate in questo incontro – ha concluso – a riflettere su come possono interagire costruttivamente con tutti gli attori coinvolti, in un dialogo sincero e rispettoso».
Ascoltare e sostenere «lo straziante grido» delle comunità locali che nel mondo subiscono omicidi, violenze, minacce, violazioni dei diritti umani e gli effetti nefasti dell’inquinamento prodotto dalle imprese minerarie multinazionali. E tentare un dialogo con i dirigenti per migliorare l’impatto negativo della loro azione nei territori. È questo lo scopo che si è prefisso il Pontificio Consiglio giustizia e pace, che dal 2013 sta lavorando a questo intento.
Per rilanciarne il grido di dolore e presentare il meeting a Roma (17-19 luglio) è stata organizzata oggi in Sala Stampa vaticana una conferenza stampa. Risale infatti al settembre 2013 il primo incontro convocato da giustizia e pace con 24 dirigenti di compagnie minerarie, insieme alle Congregazioni religiose impegnate nella battaglia. Una seconda giornata con gli imprenditori è in programma dal 17 al 19 settembre, per cercare di convincerli a cambiare le loro modalità di azione. Perciò in questi giorni stanno ascoltando le comunità locali. «Mi preme sottolineare – ha affermato il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio giustizia e pace – che alcune persone che partecipano all’incontro hanno ricevuto pressioni e intimidazioni, anche tentativi di omicidio, prima di venire a Roma».
«Ci arrivano continue testimonianze di minaccia, violenze e uccisioni – ha proseguito il card. Turkson -, di rappresaglie, di compensazioni mai arrivate e promesse mai mantenute. Dinnanzi a tali situazioni non si può lasciare che l’indifferenza, il cinismo e l’impunità continuino. Serve un radicale cambiamento di paradigma in vista del bene comune, della giustizia e della dignità umana». Il presidente del dicastero vaticano ha puntato il dito contro quegli «individui che lavorano senza uno scopo veramente umano» e sono «insensibili al benestare dell’ambiente sociale e naturale»: «Responsabili sono gli investitori, imprenditori, politici e governanti dei Paesi dove si trovano i giacimenti oppure dei Paesi dove risiedono i quartieri generali delle multinazionali minerarie».