Vita Chiesa

Papa Francesco: Angelus, “prendersi cura è un linguaggio nuovo, che va contro i linguaggi dell’egoismo”

“Il linguaggio di Maria è la maternità: prendersi cura con tenerezza del Bambino”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che nel primo Angelus del 2023 ha citato la poetessa Alda Merini: Maria “sapeva essere anche solennemente muta, perché non voleva perdere di vista il suo Dio”. “Questo è il linguaggio tipico della maternità: la tenerezza del prendersi cura”, ha commentato Francesco delineando la “grandezza di Maria”:  “Maria non parla, non intrattiene gli ospiti spiegando ciò che le è successo, non ruba la scena. A noi ci piace tanto rubare la scena, lei al contrario, mette al centro il Bambino, prendendosi cura di lui con amore”. “Come tutte le mamme, Maria porta nel suo grembo la vita e, così, ci parla del nostro futuro”, ha proseguito il Papa: “Ma allo stesso tempo ci ricorda che, se vogliamo davvero che il nuovo anno sia buono, se vogliamo ricostruire speranza, occorre abbandonare i linguaggi, i gesti e le scelte ispirati all’egoismo e imparare il linguaggio dell’amore, che è prendersi cura”.

“Prendersi cura è un linguaggio nuovo, che va contro questi linguaggi dell’egoismo”, ha aggiunto a braccio: “Questo è l’impegno: prenderci cura della nostra vita, del nostro tempo, della nostra anima; prenderci cura del creato e dell’ambiente in cui viviamo; e, ancor più, prenderci cura del nostro prossimo, di coloro che il Signore ci ha messo accanto, come pure dei fratelli e delle sorelle che sono nel bisogno e interpellano la nostra attenzione e la nostra compassione. Anche di noi stessi”.

“Celebrando oggi la Giornata Mondiale della Pace, riprendiamo consapevolezza della responsabilità che ci è affidata per costruire il futuro: davanti alle crisi personali e sociali che viviamo, davanti alla tragedia della guerra, «siamo chiamati a far fronte alle sfide del nostro mondo con responsabilità e compassione» (Messaggio per la LVI Giornata Mondiale della Pace, 5). E possiamo farlo se ci prendiamo cura gli uni degli altri e se, tutti insieme, ci prendiamo cura della nostra casa comune”, ha aggiunto il Pontefice.

“Imploriamo Maria Santissima, Madre di Dio, perché in questa epoca inquinata dalla diffidenza e dall’indifferenza, ci renda capaci di compassione e di cura – capaci di avere compassione e di prenderci cura –, capaci di «commuoversi e di fermarsi davanti all’altro, tutte le volte che sia necessario» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 169)”.