Vita Chiesa

Papa Francesco, Angelus: «preghiamo per l’Africa». «Stare vicino ai malati con tenerezza»

«Il cristiano non è una persona isolata. Appartiene ad un popolo. Non si può essere cristiano senza tale appartenenza e comunione». Lo ha detto il Papa, durante l’Angelus di ieri, a cui – secondo la Gendarmeria vaticana – hanno partecipato 25mila persone. Dio, ha spiegato Francesco, è «il Dio con noi, vicino a noi, che ci ama, che cammina con noi, è interessato alla nostra storia personale e si prende cura di ognuno, a partire dai più piccoli». «Noi non crediamo in un’entità lontana, in un’entità indifferente», ha spiegato il Papa, ma «nell’Amore che ha creato l’universo e ha generato un popolo». Gesù, quindi, «non è un personaggio del passato, ma un nostro contemporaneo», che ci affida una missione: «Testimoniare a tutti il suo Vangelo» con la gioia, che «è un po’ il primo linguaggio del cristiano».

«Preghiamo per l’Africa, perché ci sia la pace qui». È l’appello lanciato dal Papa, dopo l’Angelus, in cui ha ricordato la beatificazione, a Piacenza, di Leonella Sgorbati, suora missionaria della Consolata uccisa in odio alla fede a Mogadiscio nel 2006. «La sua vita spesa per il Vangelo e al servizio dei poveri, come pure il suo martirio, rappresenta un segno di speranza per l’Africa». In occasione della «Giornata del Sollievo», Francesco ha salutato inoltre «quanti sono radunati al Policlinico Gemelli per promuovere la solidarietà con le persone affette da gravi malattie». «Esorto tutti a riconoscere i bisogni anche spirituali delle persone malate e a stare loro vicino con tenerezza».