Vita Chiesa

Papa Francesco, Angelus: «Dio non misura la quantità ma la qualità». «Respingere la cultura della guerra»

«Le bilance del Signore sono diverse dalle nostre. Lui pesa diversamente le persone e i loro gesti: Dio non misura la quantità ma la qualità, scruta il cuore, guarda alla purezza delle intenzioni». Lo ha spiegato il Papa, che durante l’Angelus di ieri si è soffermato sulle due figure contrapposte nel Vangelo: lo scriba e la vedova. «Questo significa – ha spiegato Francesco – che il nostro ‘dare’ a Dio nella preghiera e agli altri nella carità dovrebbe sempre rifuggire dal ritualismo e dal formalismo, come pure dalla logica del calcolo, e deve essere espressione di gratuità, come ha fatto Gesù con noi: ci ha salvato gratuitamente; non ci ha fatto pagare la redenzione. Ci ha salvato gratuitamente. E noi, dobbiamo fare le cose come espressione di gratuità». A proposito della vedova, il Papa ha fatto notare: «Di lei non sappiamo il nome, conosciamo però il suo cuore – la troveremo in Cielo e andremo a salutarla, sicuramente -; ed è quello che conta davanti a Dio. Quando siamo tentati dal desiderio di apparire e di contabilizzare i nostri gesti di altruismo, quando siamo troppo interessati allo sguardo altrui e – permettetemi la parola – quando facciamo ‘i pavoni’, pensiamo a questa donna. Ci farà bene: ci aiuterà a spogliarci del superfluo per andare a ciò che conta veramente, e a rimanere umili». «Questa donna, che va a deporre nel tesoro del tempio soltanto due monetine, tutto quello che le restava, fa la sua offerta cercando di passare inosservata, quasi vergognandosi», ha commentato Francesco: «Ma, proprio in questa umiltà, ella compie un atto carico di grande significato, significato religioso e spirituale. Quel gesto pieno di sacrificio non sfugge allo sguardo attento di Gesù, che anzi in esso vede brillare il dono totale di sé a cui vuole educare i suoi discepoli».

«La pagina storica del primo conflitto mondiale è per tutti un severo monito a respingere la cultura della guerra e a ricercare ogni mezzo legittimo per porre fine ai conflitti che ancora insanguinano parecchie regioni del mondo». Lo ha detto il Papa, al termine dell’Angelus di ieri, in cui ha ricordato il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale. «Sembra che noi non impariamo», il monito di Francesco: «Mentre preghiamo per tutte le vittime di quella immane tragedia, diciamo con forza: investiamo sulla pace, non sulla guerra! E, come segno emblematico, prendiamo quello del grande San Martino di Tours, che oggi ricordiamo: egli tagliò in due il suo mantello per condividerlo con un povero. Questo gesto di umana solidarietà indichi a tutti la via per costruire la pace».

Il Papa, inoltre, ha ricordato la beatificazione, a Barcellona, di padre Teodoro Illera del Olmo e quindici compagni martiri, «uccisi per la loro fede, in luoghi e date diversi, durante la guerra e la persecuzione religiosa del secolo scorso in Spagna» e definiti da Francesco «coraggiosi testimoni» del Signore. Poi il Santo Padre ha annunciato che domenica prossima si celebra la seconda Giornata mondiale dei poveri, con tante iniziative «di evangelizzazione, di preghiera e di condivisione».

Anche in piazza San Pietro, ha annunciato il Papa, «è stato allestito un presidio sanitario che per una settimana offrirà cure a quanti sono in difficoltà»: «Auspico che questa Giornata favorisca una crescente attenzione alle necessità degli ultimi, degli emarginati, degli affamati», l’augurio finale.