Vita Chiesa

Papa Francesco: Angelus, «con Dio nessun peccato ha l’ultima parola»

«Dio sempre ci aspetta, non è stanco, non si perde d’animo». A ribadirlo è stato il Papa, durante l’Angelus di ieri, mettendo in guardia dal rischio di «credere in un Dio più rigoroso che misericordioso, un Dio che sconfigge il male con la potenza piuttosto che col perdono». Sbagliamo «quando ci crediamo giusti, quando pensiamo che i cattivi sono gli altri», il monito: «Non crediamoci buoni, perché da soli, senza l’aiuto di Dio, non sappiamo vincere il male». «Dio, quando perdona, perde la memoria, dimentica i nostri peccati», ha spiegato Francesco: «E’ tanto buono con noi! Non come noi, che dopo aver detto ‘non fa nulla’, alla prima occasione ci ricordiamo con gli interessi dei torti subiti. No, Dio cancella il male, ci fa nuovi dentro, cosi fa rinascere in noi la gioia, non la tristezza». «Con Dio, nessun peccato ha l’ultima parola», ha garantito il Papa.

«Mi rallegro per le persone liberate, le quali hanno potuto riabbracciare i propri cari, e continuo a pregare per la fine del conflitto e per la pace duratura in Ucraina orientale». È l’appello lanciato dal Papa, che al termine dell’Angelus di ieri ha salutato con favore «lo scambio di prigionieri tra la Federazione Russa e l’Ucraina, lungamente atteso». Poi Francesco ha citato la beatificazione, a Forlì, di Benedetta Bianchi Porro, morta nel 1964 a soli 28 anni: «Tutta la sua vita – l’omaggio del Santo Padre – è stata segnata dalla malattia, e il Signore le ha dato la grazia di sopportarla, anzi, di trasformarla in testimonianza luminosa di fede e di amore». L’altro beato citato da Francesco è padre Riccardo Henkes, sacerdote pallottino tedesco, ucciso «in odio alla fede» a Dachau nel 1945. «L’esempio di questi due coraggiosi discepoli di Cristo sostenga anche il nostro cammino di santità», l’augurio.