Vita Chiesa

Papa Francesco all’Istituto Sophia: «camminare insieme con tutti, non contro tutti»

«La vostra università si chiama Sophia perché il suo obiettivo è prima di tutto comunicare e imparare la sapienza per impregnarne tutte le scienze», ha sottolineato Francesco: «La sapienza è infatti la Luce del volto di Dio che illumina il volto dell’uomo: il suo mistero, i suoi interrogativi, le sue sofferenze, il suo destino. Per noi cristiani la sapienza è Gesù crocifisso e risorto, ma la sua luce illumina tutti gli uomini: tutte le religioni, tutte le culture, tutti gli autentici esercizi di umanità. Per questo – come voi fate – siamo chiamati a camminare insieme con tutti, non contro tutti, per costruire una vera e armoniosa cultura dell’incontro».

«C’è chi ha questa abitudine: cercare ‘contro chi’ camminare», ha aggiunto a braccio: «Il nostro messaggio è un altro, cercare ‘con chi’ camminare», ha aggiunto a braccio. «Il patto – ha spiegato il Papa a proposito della seconda parola – è la chiave di volta della creazione e della storia, come ci insegna la Parola di Dio: il patto tra Dio e gli uomini, il patto tra le generazioni, il patto tra i popoli e le culture, il patto – nella scuola – tra i docenti e i discenti, il patto tra l’uomo, gli animali, le piante e persino le realtà inanimate che fanno bella e variopinta la nostra casa comune. Tutto è in relazione con tutto, tutto è creato per essere icona vivente di Dio che è Trinità d’Amore! È oggi compito prioritario, dunque, educare a vivere questo patto, anzi a essere questo patto vivo in tutte queste dimensioni: per aprire le strade del futuro a una civiltà nuova che abbracci nella fraternità universale l’umanità e il cosmo».

«Questa vocazione alla fraternità, questo vivere in fratellanza…oggi non si può camminare senza», l’aggiunta a braccio. «Senza uscire – il riferimento alla terza parola – non si incontra la sapienza, senza uscire il patto non si propaga a tutti, con centri concentrici sempre più larghi e inclusivi. Solo uscendo si incontra il volto concreto dei fratelli e delle sorelle, con le loro ferite e le loro aspirazioni, i loro interrogativi e i loro doni. Dobbiamo imparare con il cuore, con la mente, con le mani a ‘uscire dall’accampamento’ – come dice la lettera agli Ebrei – per incontrare, proprio lì fuori, il volto di Dio nel volto di ogni fratello e ogni sorella».