Vita Chiesa
Papa Francesco al Wcc: nel segno della preghiera e dell’impegno per la pace e la giustizia nel mondo
(dall’inviata a Ginevra) La mattina, una preghiera solenne per l’unità della Chiesa, per il genere umano, per il creato. Il pomeriggio un confronto serrato sull’impegno delle Chiese per la pace e la giustizia, ovunque nel mondo sono minacciate. Su questo duplice binario si svolgerà a Ginevra giovedì 21 giugno la visita di Papa Francesco al quartier generale del Consiglio mondiale delle Chiese, in occasione delle celebrazioni dei 70 anni di questo organismo ecumenico che dal 1948, raccoglie 348 Chiese anglicane, evangeliche, ortodosse e vetero-cattoliche sparse in tutto il mondo. Ad illustrare al Sir come il Wcc si appresta ad accogliere il Papa nella sua storica sede è Georges Lemopoulos, greco, del Patriarcato ecumenico, uno delle circa 100 persone che da tutto il mondo e da tutte le Chiese, lavorano a Ginevra nel centro ecumenico.
Arrivo. Il Papa arriverà alle 10.10 all’aeroporto di Ginevra, dove si svolgerà subito dopo la cerimonia di benvenuto e l’incontro privato con il presidente della Confederazione. Poi Francesco si trasferirà in macchina, insieme a tutta la delegazione vaticana, al Wcc che dall’aeroporto dista solo pochi chilometri. Qui sarà accolto dal segretario generale del Wcc, il rev. Olav Fykse Tveit, luterano, di origine norvegese, insieme alla moderatora la teologa anglicana, originaria del Kenya, Agnes Aubom, e dai due vice-moderatori del Wcc, il metropolita Gennadios di Sassima, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, e la vescova metodista statunitense, Mary Ann Swenson.
La Cappella ecumenica. Il gruppo entrerà, quindi, nella cappella del Consiglio ecumenico che si trova subito all’ingresso sulla sinistra. Il Papa e il seguito accenderanno delle candele e si recheranno in processione all’altare portando una Croce e un Vangelo. La «Cappella» del Wcc è meravigliosa, ricca di simboli, di storia. Colpiscono due Croci, entrambe in ferro, costruite con i resti delle bombe. Una proveniente dalla Liberia, l’altra risalente alla seconda guerra mondiale, «segno che la Croce può trasformare la morte in Redenzione, la divisione in riconciliazione, la distruzione in speranza e vita».
L’ecumenismo è un camminare insieme. La cappella, ci spiega Georges Lemopoulos, «non è concepita architettonicamente come una chiesa ma si presenta piuttosto nella forma di una tenda a simboleggiare che le Chiese sono in cammino. Si tratta, quindi, di un movimento ecumenico che pianta lungo il suo pellegrinaggio, una tenda per invocare da Dio il dono dell’unità delle Chiese e il dono della pace nel mondo». Tutto qui dentro dà l’idea di un movimento continuo. Dal soffitto dove sono dispiegate, in cemento, delle tende al prezioso mosaico in oro e azzurro, che si trova all’ingresso della cappella sulla sinistra. È un dono del Patriarca Atenagora negli anni Sessanta al Wcc. Rappresenta il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano. Gli architetti hanno proseguito l’idea del fiume rappresentando con una particolare pavimentazione l’acqua che scorre su tutto il tragitto che porta all’altare. «È il battesimo che ci unisce tutti in Cristo», spiega Georges: «Ed è nel battesimo che siamo tutti chiamati oggi a lavorare per l’unità».
La preghiera. Sull’altare ci saranno sei sedie sulle quali saranno seduti il Papa e il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani (che «farà di tutto per esserci», assicurano al Wcc, nonostante i problemi di salute che ha avuto a maggio), e per il Wcc, il segretario generale Tveit, la moderatora e i due vice-presidenti. Nella cappella invece saranno presenti circa 300 persone. Tra questi ci saranno i membri del Comitato centrale del Wcc, composto da 150 delegati di Chiese di tutto il mondo che, in questi giorni, tengono la loro riunione biennale a Ginevra, per fare il bilancio del lavoro svolto in questo periodo e tracciare le priorità future. Il Papa terrà un’omelia. Ai giovani saranno affidate le letture delle intenzioni di preghiera, per l’unità della Chiesa, l’umanità e il creato. Alla fine il Papa leggerà una preghiera per l’unità dei cristiani e tutti insieme reciteranno il Padre Nostro.
L’Istituto di Bossey e l’incontro ecumenico. A questo punto, c’è il trasferimento all’Istituto ecumenico di Bossey che si trova a circa venticinque chilometri fuori Ginevra e che mira a formare in un ambiente multiculturale, gruppi di studenti di tutto il mondo all’ecumenismo. È qui che il Papa pranzerà ed è qui che ci sarà lo scambio dei doni. Poi alle 15.45, tornati di nuovo nella sede del Wcc, c’è l’incontro ecumenico nella sala a fianco della cappella, dove dopo i discorsi del segretario generale Tveit e della moderatora Aubom, prenderà di nuovo la parola Papa Francesco. È il secondo momento della giornata, quello dedicato all’impegno nel sociale. I discorsi infatti – dicono al Wcc – saranno tutti centrati «sui temi della pace, della giustizia e della presenza delle Chiese nel mondo». Un terreno particolarmente caro al Consiglio ecumenico che, in questi uffici, coordina e promuove un lavoro capillare delle Chiese nel mondo sostenendo progetti a favore della promozione della pace e della solidarietà e intervenendo in caso di emergenze. Le aree geografiche in cui il Wcc è impegnato sono molteplici, si va dai Paesi del Medio Oriente (Gerusalemme, Siria, Giordania) alla Corea del Nord, dalla Repubblica democratica del Congo al Sudan e Sud Sudan. Si palerà sicuramente del problema dei rifugiati e della conferenza su «Migrazioni, xenofobia e populismi» che si svolgerà, dal 12 al 15 settembre, a Roma, promossa congiuntamente dal Wcc e dal Dicastero vaticano per lo sviluppo umano integrale.
«L’unico movimento ecumenico». Il Papa giunge a Ginevra al termine dell’incontro del Comitato centrale del Wcc, momento di bilancio del lavoro fatto e di rilancio per il futuro. La sua presenza, dice in un’intervista al Sir il segretario generale Tveit, è «un segno che esiste un unico movimento ecumenico nel mondo, e che la Chiesa cattolica vi partecipa come protagonista, mettendo in evidenza le esperienze di unità vissute insieme, e le nuove espressioni di quello che facciamo per lottare insieme per la giustizia e la pace, per il Vangelo nel mondo».