Vita Chiesa

Papa Francesco: ai dipendenti vaticani, «cura» e «perdono». «Giocate con i figli»

«Carissimi dipendenti della Curia – non disobbedienti della Curia, come qualcuno vi ha involontariamente definito commettendo un errore di stampa», ha esordito il Pontefice. «Avendo rivolto un discorso ai superiori della Curia romana, paragonandola a un Corpo che cerca sempre di essere più unito e più armonioso per rispecchiare, in un certo senso, il mistico Corpo di Cristo, ossia la Chiesa, vi esorto paternamente a meditare quel testo facendone spunto di riflessione per un fruttuoso esame di coscienza, in preparazione al santo Natale e all’anno nuovo». «Ho voluto scegliere la parola ‘cura’ – ha esplicitato il Papa – come riferimento di questo nostro incontro. Curare significa manifestare interessamento solerte e premuroso, che impegna sia il nostro animo sia la nostra attività, verso qualcuno o qualcosa; significa guardare con attenzione a colui che ha bisogno di cura senza pensare ad altro; significa accettare di dare o di ricevere la cura. Mi viene in mente l’immagine della mamma che cura il suo figlio malato, con totale dedizione, considerando come proprio il dolore di suo figlio».

«In questo tempo trascorso in mezzo a voi – ha detto il Papa ai dipendenti della Santa Sede – ho potuto notare la cura che riservate al vostro lavoro, e per questo vi ringrazio tanto. Tuttavia, permettetemi di esortarvi a trasformare questo santo Natale in una vera occasione per curare ogni ferita e per curarsi da ogni mancanza». Quindi Bergoglio ha invitato a «curare la vostra vita spirituale, il vostro rapporto con Dio, perché questa è la colonna vertebrale di tutto ciò che facciamo e di tutto ciò che siamo»; «curare la vostra vita famigliare, dando ai vostri figli e ai vostri cari non solo denaro, ma soprattutto tempo, attenzione e amore»; «curare i vostri rapporti con gli altri», «il vostro parlare»; «curare le ferite del cuore con l’olio del perdono», curare il lavoro, curarsi dall’invidia, dal «rancore che ci porta alla vendetta e dalla pigrizia che ci porta all’eutanasia esistenziale». Un invito poi a «curare i fratelli deboli» e «curare che il santo Natale non sia mai una festa del consumismo commerciale, dell’apparenza o dei regali inutili, oppure degli sprechi superflui, ma che sia la festa della gioia di accogliere il Signore nel presepe e nel cuore».

Quindi Bergoglio ha aggiunto: «Curare tante cose. Ognuno di noi può pensare: ‘Qual è la cosa che io devo curare di più?’. Pensare questo: ‘Oggi curo questo’. Ma soprattutto curare la famiglia! La famiglia è un tesoro, i figli sono un tesoro», e «giocare con i figli: è tanto bello. E questo è seminare futuro». Il Papa ha concluso: «Con questa pace nel cuore vorrei salutare voi e tutti i vostri famigliari. Anche a loro desidero dire grazie e dare un abbraccio, soprattutto ai vostri figli e specialmente a quelli più piccoli! Non voglio finire queste parole di augurio senza chiedervi perdono per le mancanze, mie e dei collaboratori, e anche per alcuni scandali, che fanno tanto male. Perdonatemi. Buon Natale e, per favore, pregate per me».