Vita Chiesa

Papa Francesco ai cristiani di Roma, «portate una parola di vita e di speranza capace di fecondare i deserti dei cuori»

Al suo arrivo, prima dell’ingresso in basilica, Bergoglio ha sostato sul sagrato presso la lapide commemorativa in onore delle vittime della povertà, dando così inizio alla terza Giornata mondiale dei poveri che si articolerà in diversi momenti che culmineranno nella celebrazione della Messa di domenica 17 novembre nella basilica di San Pietro.

Durante l’omelia, Francesco ha affermato: «Questa sera vorrei prendere dalla Parola di Dio tre versetti da donarvi, perché possiate farli oggetto di meditazione e di preghiera. Il primo lo sento indirizzato a tutti, a tutta la comunità diocesana di Roma. È il versetto del Salmo responsoriale: ‘Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio’. I cristiani che abitano in questa città sono come il fiume che scaturisce dal tempio: portano una Parola di vita e di speranza capace di fecondare i deserti dei cuori… L’importante è che il corso d’acqua esca dal tempio e si diriga verso terre dall’aspetto ostile. La città non può che rallegrarsi quando vede i cristiani diventare annunciatori gioiosi, determinati a condividere con gli altri i tesori della Parola di Dio e a darsi da fare per il bene comune».

Papa Francesco ha dedicato ai presbiteri un versetto della seconda lettura, della prima lettera ai Corinzi: «Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo». Questo, ha affermato, «è il vostro compito, il cuore del vostro ministero: aiutare la comunità a stare sempre ai piedi del Signore per ascoltarne la Parola; tenerla lontana da ogni mondanità, dai cattivi compromessi; custodire il fondamento e la radice santa dell’edificio spirituale; difenderla dai lupi rapaci, da chi vorrebbe farla deviare dalla via del Vangelo». Il Pontefice ha sottolineato: «da quando sono vescovo di Roma ho conosciuto più da vicino molti di voi: ho ammirato la fede e l’amore per il Signore, la vicinanza alle persone e la generosità nella cura dei poveri. Conoscete i quartieri della città come nessun’altro e custodite nel cuore i volti, i sorrisi e le lacrime di tanta gente. Avete messo da parte contrapposizioni ideologiche e protagonismi personali per fare spazio a quello che Dio vi chiede. Il realismo di chi ha i piedi per terra e sa ‘come vanno le cose di questo mondo’ non vi ha impedito di volare in alto con il Signore e di sognare in grande. Dio vi benedica. Che sia la gioia dell’intimità con lui la ricompensa più vera per tutto il bene che fate quotidianamente».

L’omelia del Papa in San Giovanni in Laterano ha quindi avuto un pensiero speciale per i membri delle équipe pastorali. «Siete qui per ricevere un particolare mandato dal vescovo. Non potevo che sceglierlo dal Vangelo (Gv 2,13-22), dove Gesù» – che caccia i mercanti dal tempio – «si comporta in maniera divinamente provocatoria. Per poter scuotere l’ottusità degli uomini e indurli a cambiamenti radicali, talvolta Dio sceglie di agire in maniera forte, per operare una rottura nella situazione. Gesù con la sua azione vuole produrre un cambio di passo, un’inversione di rotta». Lo stesso stile «hanno avuto molti santi: certi loro comportamenti, incomprensibili per una logica umana, erano frutto di intuizioni suscitate dallo Spirito e intendevano provocare i loro contemporanei». «Vi è affidato il compito di aiutare le vostre comunità e gli operatori pastorali a raggiungere tutti gli abitanti della città, individuando – ha detto il Papa – vie nuove per incontrare chi è lontano dalla fede e dalla Chiesa. Ma, nel fare questo servizio, portate dentro questa consapevolezza, questa fiducia: non c’è cuore umano in cui il Cristo non voglia e non possa rinascere». «In maniera spesso misteriosa ma reale il Signore apre nei cuori nuovi spiragli, desideri di verità, di bene e di bellezza, che fanno spazio all’evangelizzazione. A volte si possono incontrare diffidenze e ostilità: non bisogna lasciarsi bloccare, ma custodire la convinzione che a Dio bastano tre giorni per risuscitare suo Figlio nel cuore dell’uomo».