Papa Francesco
Papa Francesco: a partecipanti “Service-Learning e Patto Educativo Globale”, “promuovere la cultura della curiosità”
L’istruzione, ha spiegato Francesco, “non è un’attività che finisce una volta usciti dalle aule”; “continua nella vita, negli incontri e sulle strade che percorriamo ogni giorno”
L’educazione deve “partire dal cuore”. Ne è convinto Papa Francesco, che questa mattina ha ricevuto in udienza nel Palazzo Apostolico Vaticano i partecipanti al V Simposio universitario “Service-Learning e Patto Educativo Globale”, promosso dall’Università Lumsa e Scuola di Alta Formazione “Educare all’Incontro e alla Solidarietà – Eis”, in accordo con il team di coordinamento Uniservitate di Buenos Aires e con il sostegno del Dicastero per la Cultura e l’Educazione.
L’istruzione, ha spiegato Francesco, “non è un’attività che finisce una volta usciti dalle aule”; “continua nella vita, negli incontri e sulle strade che percorriamo ogni giorno”. Sottolineando l’importanza del metodo pedagogico del service-learning sviluppato dalla rete Uniservitate, il Pontefice ha invitato a coltivare un’alleanza che “dovrà essere generatrice di pace, giustizia e accoglienza tra tutti i popoli”. Un compito “non facile”, ma “appassionante”.
Di fronte a questa sfida, tutte le scuole cattoliche di ogni ordine e grado sono chiamate a orientare “le proprie attività secondo l’insegnamento di Gesù”, ha detto ancora il Papa richiamando due principi tratti dall’Evangelii gaudium: “la realtà è superiore all’idea” e “il tutto è superiore alla parte”. In primo luogo, “i progetti pedagogici dovranno portare gli studenti a contatto con la realtà” affinché, “partendo dall’esperienza, imparino a trasformare il mondo” con “spirito di servizio”. In secondo luogo, l’istruzione cattolica dovrà promuovere una “cultura della curiosità”, valorizzando “l’arte di fare domande”.
Di qui, a braccio, un aneddoto personale: il racconto di quando, bambino a Buenos Aires, tornato a casa in taxi con il padre dopo un’operazione alle tonsille, chiese al padre perché aveva pagato il taxi e rimase profondamente deluso “perché papà non era padrone di tutte le macchine della città”. “Il perché dei bambini – ha aggiunto ancora fuori testo – tante volte nasce da una delusione, da una curiosità. Ascoltare le domande dei bambini, e imparare noi a farne. Questo ci aiuta tanto. E questa io chiamo cultura della curiosità. I bambini sono curiosi, sono curiosi, nel buon senso della parola. L’arte di fare domande”.
Per Francesco l’educazione deve avere “un triplo linguaggio”: mente, mani e cuore. “In un “mondo liquido – ha quindi aggiunto citando la Dilexit nos – è necessario parlare di nuovo con il cuore” perché “solo a partire dal cuore le nostre comunità riusciranno a unire le diverse intelligenze e volontà e a pacificarle”. “Oggi – ha concluso il Pontefice a braccio – il nemico, forse il più grande, nel cammino di maturazione, sono le ideologie. Le ideologie non ci fanno crescere, ideologie di qualsiasi segno. Sono nemiche della maturazione”.