Vita Chiesa

Papa Francesco a Ong cattoliche: coerenza di vita e formazione per un mondo «casa comune»

«Vi ringrazio di essere venuti da vari Paesi del mondo per condividere esperienze e riflessioni intorno al tema dell’inclusione. Grazie per questo sforzo» e «con esso, desiderate trasmettere una testimonianza concreta per incoraggiare l’accoglienza e l’inclusione dei più vulnerabili, per rendere il mondo una ‘casa comune’. Tutto ciò lo realizzate con esperienze sul campo e anche nell’ambito politico internazionale». Lo ha detto, stamattina, Papa Francesco, ricevendo in udienza, nel Palazzo apostolico vaticano, i partecipanti al IV Forum mondiale delle Ong di ispirazione cattolica, in corso a Roma dal 5 al 7 dicembre 2019, sul tema «Toward a More Inclusive Society».

«Molti di voi si interessano e cercano di essere presenti nei luoghi dove si dibattono i diritti umani delle persone, le loro condizioni di vita, il loro habitat, l’educazione, lo sviluppo e altri problemi sociali. In questo modo, realizzate quanto ha affermato il Concilio Vaticano II: la Chiesa ‘si trova nel mondo e insieme con esso vive ed agisce’», ha ricordato il Pontefice. Si tratta di una «frontiera» per la Chiesa «in cui potete svolgere un ruolo notevole, come ricordava lo stesso Concilio trattando della cooperazione del cristiano nelle istituzioni internazionali», che allora come oggi deve puntare su tre aspetti: la formazione degli aderenti; i mezzi necessari; condividere iniziative sapendo lavorare in gruppo.

«La complessità del mondo e la crisi antropologica in cui siamo immersi esigono una testimonianza coerente di vita per poter suscitare un dialogo e una riflessione positiva sulla dignità umana», ha sottolineato Papa Francesco. «Tale testimonianza – ha ricordato il Pontefice – comporta due esigenze: da una parte, una grande fede e fiducia nel saperci strumenti dell’azione di Dio nel mondo; al primo posto non c’è la nostra efficienza. Dall’altra parte, è necessario avere la preparazione professionale adeguata nelle materie scientifiche e umanistiche per saperle presentare secondo una prospettiva cristiana; in questo senso, la dottrina sociale della Chiesa offre il quadro di principi ecclesiali idonei a servire meglio l’umanità». Di qui l’invito: «Vi raccomando di conoscerla, di essere ben formati in essa, per poi ‘tradurla’ nei vostri progetti. La formazione appropriata e l’educazione, come dimensione trasversale ai problemi della vita socio-politica, è al giorno d’oggi un impegno prioritario per la Chiesa. Non possiamo parlare di memoria». Ed «è per questo – ha aggiunto – che ho voluto lanciare un appello mondiale per ricostruire un Patto globale sull’educazione, che formi alla pace e alla giustizia, all’accoglienza tra i popoli e alla solidarietà universale, oltre all’attenzione per la cura della ‘casa comune’, nel senso espresso dall’enciclica Laudato si’. Vi incoraggio, pertanto, a incrementare, ancora di più, la vostra professionalità e la vostra identità ecclesiale».

«Avere le risorse materiali necessarie per raggiungere i fini indicati»: è il secondo aspetto della cooperazione del cristiano nelle istituzioni internazionali che Papa Francesco ha messo in luce. «Ricordiamo la parabola dei talenti. Le risorse sono importanti, sono necessarie, sì, ma può succedere che a volte siano insufficienti per raggiungere gli obiettivi proposti – ha osservato il Pontefice -. Non dobbiamo scoraggiarci. Bisogna pensare che la Chiesa ha sempre fatto grandi opere con mezzi poveri. Occorre procurarle, certamente, e far rendere al massimo i propri talenti, ma dimostrando con ciò che ogni capacità ci viene da Dio, non è nostra».«A volte – ha sottolineato il Santo Padre – l’eccesso di mezzi materiali per portare avanti un’opera è controproducente perché anestetizza la creatività». E questo vale dall’amministrazione di una casalinga fino alle grandi industrie o alle grandi istituzioni di beneficenza. «A volte – ha aggiunto Francesco – le risorse quando sono abbondanti non arrivano dove dovrebbero arrivare. Perché, come abbiamo risorse, paghiamo una subsegretaria e una sub subsegretaria; e, allora, l’organigramma amministrativo cresce tanto che il 40, 50, 60% degli apporti che si ricevono resta nell’apparato organizzativo e non giunge dove dovrebbe arrivare. Questo non è un’invenzione, questo succede oggi in molte istituzioni della Chiesa che voi conoscete bene».

Il Papa ha poi rivolto un invito a «condividere iniziative per lavorare in gruppo». «L’esperienza di fede, il sapersi portatori della grazia del Signore, ci dice che questo è possibile – ha sostenuto il Pontefice -. Collaborare nei progetti comuni fa risplendere ancora di più il valore delle opere, perché si mette in evidenza qualcosa che è connaturale alla Chiesa, la sua comunione, il camminare insieme nella stessa missione (syn-odos) al servizio del bene comune, mediante la corresponsabilità e il contributo di ciascuno». «Il vostro Forum vuole esserne un esempio – ha evidenziato Francesco – e per questo i progetti che realizzate in ogni luogo, unendo le forze con altre organizzazioni cattoliche e in comunione con i pastori e con i rappresentanti della Santa Sede presso gli organismi internazionali, avranno l’effetto moltiplicatore del lievito del Vangelo e la luce e la forza dei primi cristiani». E ha sottolineato: «Il mondo di oggi esige nuova audacia e nuova immaginazione per aprire altre vie di dialogo e di cooperazione, per favorire una cultura dell’incontro, dove la dignità dell’umano, secondo il piano creatore di Dio, sia posta al centro». «La parola frontiera – ha concluso il Papa – per voi deve avere molto significato. Andate avanti con coraggio e con speranza sempre nuova».