Vita Chiesa
Papa Francesco a Mcl: «Serve un nuovo umanesimo del lavoro»
«Come possiamo rispondere bene a questa vocazione, che ci chiama ad imitare attivamente l’instancabile opera del Padre e di Gesù?», si è chiesto Bergoglio che ha poi affermato: «Vorrei suggerirvi tre parole, che possono aiutarci». La prima «è educazione. Educare significa ‘trarre fuori’. È la capacità di estrarre il meglio dal proprio cuore. Non è solo insegnare qualche tecnica o impartire delle nozioni, ma rendere più umani noi stessi e la realtà che ci circonda. E questo vale in modo particolare per il lavoro: occorre formare a un nuovo ‘umanesimo del lavoro’, dove l’uomo, e non il profitto, sia al centro; dove l’economia serva l’uomo e non si serva dell’uomo». «Un altro aspetto è importante: educare aiuta a non cedere agli inganni di chi vuol far credere che il lavoro, l’impegno quotidiano, il dono di sé stessi e lo studio non abbiano valore. Aggiungerei che oggi, nel mondo del lavoro – ma in ogni ambiente – è urgente educare a percorrere la strada, luminosa e impegnativa, dell’onestà, fuggendo le scorciatoie dei favoritismi e delle raccomandazioni. Ci sono sempre queste tentazioni, piccole o grandi, ma si tratta sempre di ‘compravendite morali’, indegne dell’uomo: vanno respinte, abituando il cuore a rimanere libero».
La seconda parola segnalata dal Papa a Mcl è «condivisione». «Il lavoro non è soltanto una vocazione della singola persona, ma è l’opportunità di entrare in relazione con gli altri». Il lavoro «dovrebbe unire le persone, non allontanarle, rendendole chiuse e distanti. Occupando tante ore nella giornata, ci offre anche l’occasione per condividere il quotidiano, per interessarci di chi ci sta accanto, per ricevere come un dono e come una responsabilità la presenza degli altri». «L’ultima parola che vorrei consegnarvi è testimonianza. L’apostolo Paolo incoraggiava a testimoniare la fede anche mediante l’attività, vincendo la pigrizia e l’indolenza; e diede una regola molto forte e chiara: ‘Chi non vuol lavorare, neppure mangi’. Oggi, invece, ci sono persone che vorrebbero lavorare, ma non ci riescono», ha aggiunto Papa Francesco, «e faticano persino a mangiare. Voi incontrate tanti giovani che non lavorano: davvero, come avete detto, sono ‘i nuovi esclusi del nostro tempo’, e vengono privati della loro dignità. La giustizia umana chiede l’accesso al lavoro per tutti. Anche la misericordia divina ci interpella: di fronte alle persone in difficoltà e a situazioni faticose – penso anche ai giovani per i quali sposarsi o avere figli è un problema, perché non hanno un impiego sufficientemente stabile o la casa – non serve fare prediche; occorre invece trasmettere speranza, confortare con la presenza, sostenere con l’aiuto concreto».
Nel suo discorso il Papa – dopo una digressione preoccupata sulla disoccupazione giovanile in Europa – ha detto ancora: «Vi incoraggio a dare testimonianza a partire dallo stile di vita personale e associativo: testimonianza di gratuità, di solidarietà, di spirito di servizio. Il discepolo di Cristo, quando è trasparente nel cuore e sensibile nella vita, porta la luce del Signore nei posti dove vive e lavora. Questo vi auguro, mentre benedico tutti voi, le vostre famiglie e il vostro impegno. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me».
Il saluto del presidente Carlo Costalli. «La storia di questa associazione ecclesiale è scritta alla luce dell’impegno di testimonianza evangelica di tutti coloro che vi appartengono, il cammino quotidiano si ispira alla Parola di Dio e al magistero sociale della Chiesa». Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori, si è espresso con queste parole nel porgere il saluto di Mcl a Papa Francesco durante l’udienza di oggi. Udienza cui segue l’attraversamento della Porta santa e la messa in San Pietro. «Incontrare lei – ha affermato Costalli – è il modo per riprendere ossigeno e dare senso all’impegno che ci attende al servizio della gente che lavora, dei giovani che condividono questo nostro percorso, delle persone trascurate dalla società, delle povertà reali e di chi non trova ascolto in un mondo che ha sempre fretta». «In questi anni trascorsi abbiamo scelto di stare dalla parte di chi nel lavoro trova il proprio sostentamento e di chi non ha lavoro». «Il nostro orizzonte – ha quindi aggiunto il presidente Mcl – si è allargato con il tempo: ci siamo spostati anche verso la Terra santa, complice il patriarca di Gerusalemme mons. Twal» (presente all’udienza e che celebrerà la messa in San Pietro), il quale «ci ha suggerito il modo per aiutare le opere educative e le giovani famiglie in difficoltà, costruendo le abitazioni per la loro vita familiare».
Costalli ha quindi specificato che il movimento si è fatto carico di «sostenere il centro per il dialogo a Sarajevo, attraverso la guida di mons. Topic», anch’egli presente all’udienza, «e dell’associazione Napredak». Costalli ha poi ricordato altre attività sul versante della solidarietà avviate in Romania e Moldavia. «Siamo qui – ha quindi specificato – per chiedere alla Santità Vostra di aiutarci nelle scelte future, siamo qui per dirle che continueremo ancora a dare al senso del lavoro la nostra quotidiana attenzione, in tutti i suoi aspetti». E in conclusione: «Siamo qui per confermarle la nostra volontà nel proseguire con la nostra attenzione verso le povertà, verso i poveri» e «a chiederle con tanto affetto e speranza: ci aiuti».