Vita Chiesa

Papa Francesco: a Conferenza xenofobia e populismo, politica non strumentalizzi paure per «miopi interessi elettorali»

«Di fronte al dilagare di nuove forme di xenofobia e di razzismo, anche i leader di tutte le religioni hanno un’importante missione: quella di diffondere tra i loro fedeli i principi e i valori etici inscritti da Dio nel cuore dell’uomo, noti come la legge morale naturale». È quanto si legge nel discorso che Papa Francesco ha consegnato questa mattina ai partecipanti – leader ed esponenti delle Chiese cristiane nel mondo – alla «Conferenza mondiale su xenofobia, razzismo e nazionalismi populisti nel contesto delle migrazioni globali». Il Papa ha infatti preferito dare il discorso per letto e salutare uno ad uno i partecipanti, guidati e presentati dal cardinale Peter Turkson, tra i quali rappresentanti delle istituzioni delle Nazioni Unite, del Consiglio d’Europa, delle Chiese cristiane, in particolare del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ma anche delle altre religioni. 

«Si tratta – spiega Francesco nel testo – di compiere e ispirare gesti che contribuiscano a costruire società fondate sul principio della sacralità della vita umana e sul rispetto della dignità di ogni persona, sulla carità, sulla fratellanza – che va ben oltre la tolleranza – e sulla solidarietà». «La comune origine e il legame singolare con il Creatore rendono tutte le persone membri di un’unica famiglia, fratelli e sorelle, creati a immagine e somiglianza di Dio, come insegna la Rivelazione biblica», scrive il Papa. E aggiunge: «In questa prospettiva, l’altro è non solo un essere da rispettare in virtù della sua intrinseca dignità, ma soprattutto un fratello o una sorella da amare. In Cristo, la tolleranza si trasforma in amore fraterno, in tenerezza e solidarietà operativa. Ciò vale soprattutto nei confronti dei più piccoli dei nostri fratelli, fra i quali possiamo riconoscere il forestiero, lo straniero, con cui Gesù stesso si è identificato. Nel giorno del giudizio universale, il Signore ci rammenterà: ‘Ero straniero e non mi avete accolto»’ (Mt 25,43). Ma già oggi ci interpella: ‘Sono straniero, non mi riconoscete?’».

Nel discorso preparato, il Papa riprende i temi che sono stati al centro della Conferenza mondiale. «Viviamo tempi in cui sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati», scrive il Santo Padre. «Sentimenti di sospetto, di timore, di disprezzo e perfino di odio nei confronti di individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della società. Questi sentimenti, poi, troppo spesso ispirano veri e propri atti di intolleranza, discriminazione o esclusione, che ledono gravemente la dignità delle persone coinvolte e i loro diritti fondamentali, incluso lo stesso diritto alla vita e all’integrità fisica e morale». «La gravità di questi fenomeni non può lasciarci indifferenti. Siamo tutti chiamati, nei nostri rispettivi ruoli, a coltivare e promuovere il rispetto della dignità intrinseca di ogni persona umana, a cominciare dalla famiglia – luogo in cui si imparano fin dalla tenerissima età i valori della condivisione, dell’accoglienza, della fratellanza e della solidarietà – ma anche nei vari contesti sociali in cui operiamo».

Nel discorso, Papa Francesco non si rivolge solo al mondo della politica. «Coloro che traggono giovamento economico dal clima di sfiducia nello straniero – dice il Papa -, in cui l’irregolarità o l’illegalità del soggiorno favorisce e nutre un sistema di precariato e di sfruttamento – talora a un livello tale da dar vita a vere e proprie forme di schiavitù – dovrebbero fare un profondo esame di coscienza, nella consapevolezza che un giorno dovranno rendere conto davanti a Dio delle scelte che hanno operato».