Vita Chiesa

Papa Francesco a Banchi alimentari: «Provvedere cibo a chi ha fame non è assistenzialismo»

Il pontefice ha elogiato «l’impegno gratuito di tante persone, che operano nel silenzio e fanno bene a molti». «È sempre facile dire degli altri, difficile invece dare agli altri, ma è questo che conta. E voi vi mettete in gioco non a parole, ma coi fatti, perché combattete lo spreco alimentare recuperando quello che andrebbe perduto». Francesco ha quindi indicato l’impegno dei volontari a «prendere quello che va nel circolo vizioso dello spreco» e a «immetterlo nel circolo virtuoso del buon uso». «Fate un po’ come gli alberi, che respirano inquinamento e restituiscono ossigeno – è la metafora utilizzata dal Papa -. E, come gli alberi, non trattenete l’ossigeno: distribuite ciò che è necessario per vivere perché sia dato a chi ne ha più bisogno».

«Lottare contro la piaga terribile della fame vuol dire anche combattere lo spreco. Lo spreco manifesta disinteresse per le cose e indifferenza per chi ne è privo. Lo spreco è l’espressione più cruda dello scarto», ha detto ancora il Papa. «Raccogliere per ridistribuire, non produrre per disperdere. Scartare cibo è scartare persone – è la direzione indicata dal Santo Padre -. E oggi è scandaloso non accorgersi di quanto il cibo sia un bene prezioso e di come tanto bene vada a finire male». Il pontefice ha considerato quella di «sprecare il bene» una «brutta abitudine» che «può infiltrarsi ovunque, anche nelle opere di carità». «A volte slanci generosi, animati da ottime intenzioni, vengono vanificati da burocrazie ingessate, da spese di gestione eccessive, oppure si traducono in forme assistenzialistiche che non creano vero sviluppo». La sintesi di Francesco è che «nel mondo complesso di oggi è importante che il bene sia fatto bene: non può essere frutto di pura improvvisazione, necessita di intelligenza, progettualità e continuità». Infine, un monito: «è difficile fare il bene senza volersi bene».

«Le vostre realtà, pur recenti, ci riportano alle radici solidali dell’Europa, perché ricercano l’unità nel bene concreto: è bello vedere lingue, credo, tradizioni e orientamenti diversi ritrovarsi non per condividere i propri interessi, ma per provvedere alla dignità degli altri». Lo ha detto Papa Francesco ai membri della Federazione europea dei Banchi alimentari, ricevuti stamani in udienza nella Sala del Concistoro del Palazzo apostolico vaticano, a conclusione della riunione annuale svoltasi a Roma per i 30 anni dalla fondazione del Banco alimentare italiano. Il pontefice legge nella loro opera un «messaggio«: «Non è cercando il vantaggio per sé che si costruisce il futuro; il progresso di tutti cresce accompagnando chi sta indietro. Di questo ha tanto bisogno l’economia».

Nelle parole del Papa un monito: «La corsa frenetica al guadagno va di pari passo con una fragilità interiore sempre più acuta, con un disorientamento e una perdita di senso sempre più avvertiti». Di qui l’impegno di Francesco per «un’economia che assomigli di più all’uomo, che abbia un’anima e non sia una macchina incontrollabile che schiaccia le persone». «Troppi oggi sono privi di lavoro, di dignità e di speranza – ha osservato -; tanti altri, al contrario, sono oppressi da ritmi produttivi disumani, che azzerano le relazioni e incidono negativamente sulla famiglia e sulla vita personale». E, ancora, una considerazione: «L’economia, nata per essere ‘cura della casa’, è diventata spersonalizzata; anziché servire l’uomo, lo schiavizza, asservendolo a meccanismi finanziari sempre più distanti dalla vita reale e sempre meno governabili». Infine, la via indicata dal pontefice: «Di fronte a un contesto economico malato non si può intervenire brutalmente, col rischio di uccidere, ma occorre prestare cure», alimentare «il bene, intraprendendo percorsi sani e solidali». «Un’economia circolare non è più rimandabile».