Vita Chiesa

Papa Francesco: a Aggiornamenti sociali, «oggi in Europa stiamo vivendo il pregiudizio dei populismi»

«Ascoltare le situazioni e i problemi senza pregiudizi». «Non perdete il coraggio, perché poco tempo fa ho letto qualcosa di una chiarezza che ha fatto tremare, non dico la politica italiana, ma sicuramente almeno la Chiesa italiana!», ha esclamato Francesco, che in primo luogo ha esortato i gesuiti ad «ascoltare le situazioni, ascoltare i problemi, apertamente, senza pregiudizi» e senza «riduzionismo alle mie categorie». «Ascoltare è lasciarsi colpire dalla realtà», ha spiegato il Papa: «E a volte le proprie categorie cadono o si risistemano. L’ascolto dev’essere il primo passo, ma bisogna farlo con la mente e il cuore aperti, senza pregiudizi. Il mondo dei pregiudizi, delle ‘scuole di pensiero’, delle posizioni prese fa tanto male…». «Oggi, in Europa stiamo vivendo il pregiudizio dei populismi, i Paesi si chiudono e tornano le ideologie», ha denunciato Francesco:  «Ma non  soltanto nuove ideologie – qualcuna c’è – ma tornano le vecchie, le vecchie ideologie che hanno fatto la seconda guerra mondiale», il grido d’allarme: «Perché? Perché non si ascolta la realtà com’è. C’è una proiezione di quello che io voglio che si faccia, che io voglio che si pensi, che ci sia… È un complesso che ci fa sostituire a Dio creatore: noi prendiamo in mano la situazione e operiamo: la realtà è quello che io voglio che sia. Poniamo dei filtri. Ma la realtà è un’altra cosa. La realtà è sovrana. Piaccia o non piaccia, ma è sovrana. E io devo dialogare con la realtà».

Aiutare a «orientarsi», per «agire con maggiore responsabilità e non solo per sentito dire, magari sull’onda di fake news». È l’invito del Papa ai redattori e i collaboratori di «Aggiornamenti Sociali». «Svolgete un servizio prezioso, specie in un tempo di cambiamenti accelerati, che lasciano molti smarriti e confusi», l’omaggio di Francesco, che nel testo consegnato all’inizio dell’udienza – in cui ha parlato a braccio – inizia il suo discorso salutando padre Bartolomeo Sorge, «che per tanti anni è stato, ed è ancora, punto di riferimento della Rivista e, più in generale, dell’impegno per il bene comune». «Orientarsi – scrive il Papa – vuol dire capire dove ci troviamo, quali sono i punti di riferimento, e poi decidere in che direzione muoversi: è fatica sprecata orientarsi per poi rimanere fermi. Così ha un significato molto vicino al discernimento: infatti, anche nel cammino della società, abbiamo bisogno di imparare a riconoscere la voce dello Spirito, interpretarne i segni e scegliere di seguire quella voce e non le altre Questo ci interpella a livello personale, ma anche come comunità civile ed ecclesiale, perché lo Spirito è misteriosamente all’opera nelle dinamiche della società». «Vi occupate di questioni complesse e controverse», dice Francesco stilandone un elenco dettagliato: «dall’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società e sul lavoro alle frontiere della bioetica; dalle migrazioni ai problemi della disuguaglianza e dell’inequità; da una visione dell’economia attenta alla sostenibilità e alla cura dell’ambiente alla costruzione del bene comune nella concretezza dello scenario politico attuale». «In questi ambiti – la consegna – Aggiornamenti Sociali ha il compito non solo di fornire informazioni affidabili, ma di accompagnare i lettori a imparare a formulare giudizi e ad agire con maggiore responsabilità e non solo per sentito dire, magari sull’onda di fake news».

«Ascoltare e dialogare, non imporre strade di sviluppo, o di soluzione ai problemi». È il binomio affidato dal Papa ai redattori e collaboratori di «Aggiornamenti sociali». «Se io devo ascoltare, devo accettare la realtà come è, per vedere quale dev’essere la mia risposta», ha spiegato Francesco nel discorso pronunciato a braccio: «E qui andiamo al nocciolo del problema. La risposta di un cristiano qual è? Fare un dialogo con quella realtà partendo dai valori del Vangelo, dalle cose che Gesù ci ha insegnato, senza imporle dogmaticamente, ma con il dialogo e il discernimento». «Un gesuita in Thailandia, che lavora con i rifugiati, mi ha fatto questa domanda quando sono stato lì», ha raccontato il Papa: «Qual è oggi la strada per il nostro lavoro con i rifugiati?». «Non c’è una strada, ci sono piccoli sentieri che ognuno di noi deve cercare di fare guardando la realtà, ricorrendo alla preghiera e facendo discernimento», la risposta. «Se voi partite da preconcetti o posizioni precostituite, da pre-decisioni dogmatiche, mai, mai arriverete a dare un messaggio», il monito: «Mai coprire la realtà». «Oggi non ci sono autostrade per l’evangelizzazione», la tesi del Papa: «Soltanto sentieri umili, umili, che ci porteranno avanti. Io vorrei incoraggiarvi su questo, e forse qualcuno dirà: «Ma, padre, i problemi sono tanti e abbiamo paura di scivolare e sbagliare e cadere». Ma, grazie a Dio! Se tu cadi, ringrazia Dio perché avrai la possibilità di alzarti e andare avanti e di tornare a camminare… Ma uno che non si muove per paura di cadere o scivolare o sbagliare, mai, mai sarà fecondo nella vita. Andate avanti, coraggiosamente. E se la critica è buona vi farà crescere».

«Le divergenze e i conflitti non vanno negati o dissimulati, anche nella Chiesa»

Sì al «metodo sinodale», no all’»astrazione». A pronunciarli è il Papa, nel testo scritto consegnato all’inizio dell’udienza concessa oggi ai redattori e i collaboratori di «Aggiornamenti sociali». «Il discernimento dei fenomeni sociali non può essere compiuto da soli», il monito di Francesco: «Nessuno – nemmeno il Papa o la Chiesa – riesce ad abbracciare tutte le prospettive rilevanti: serve un confronto serio e onesto, che coinvolga tutte le parti in causa». Il «metodo sinodale», come già insegnava Paolo VI, esige di «costruire una relazione, fatta di parole e di gesti, darsi un obiettivo comune e cercare di raggiungerlo. È una dinamica in cui ciascuno parla con libertà, ma anche ascolta ed è disponibile a imparare e a cambiare. Dialogare è costruire una strada su cui camminare insieme, e, quando servono, dei ponti su cui venirsi incontro e tendersi la mano». «Le divergenze e i conflitti non vanno negati o dissimulati, come spesso siamo tentati di fare, anche nella Chiesa», la tesi del Papa: «Vanno assunti, non per rimanere bloccati al loro interno – il conflitto non può mai essere l’ultima parola – ma per aprire nuovi processi». «Guardarsi dalla tentazione dell’astrazione, di limitarsi al livello delle idee, dimenticando la concretezza del fare e del camminare insieme», l’invito del Santo Padre, secondo il quale la rivista «evita questo rischio quando pubblica parole radicate in esperienze e pratiche sociali, nutrite da quella concretezza». «Anche la ricerca intellettuale seria è un cammino fatto insieme, specialmente quando si affrontano questioni di frontiera, facendo interagire prospettive e discipline diverse e promuovendo relazioni di rispetto e amicizia tra le persone coinvolte, che scoprono come l’incontro arricchisce tutti», fa notare Francesco esortando a «creare reti, partecipare a eventi, attivare gruppi di ricerca».

Integrare «quelle porzioni della società che per varie ragioni sono collocate ai margini, e in cui si trovano più facilmente le vittime della cultura dello scarto». È l’invito rivolto dal Papa. «Esse sono portatrici di un contributo originale indispensabile per la costruzione di una società più giusta», la tesi di Francesco: «scorgono cose che gli altri non riescono a vedere». Un secondo ambito raccomandato alla rivista è «l’incontro tra le generazioni, di cui al Sinodo dei giovani abbiamo riconosciuto l’urgenza»: «L’accelerazione del mutamento sociale rischia di strappare i giovani al loro passato, proiettandoli in un futuro senza radici e rendendoli più facili da manipolare, mentre espone i più anziani alla tentazione del giovanilismo. Contro questi rischi, abbiamo bisogno di rinsaldare patti di fiducia e solidarietà tra le generazioni». Il terzo ambito, infine, è «la promozione di occasioni di incontro e azione comune tra cristiani e credenti di altre religioni, ma anche con tutte le persone di buona volontà». «Farlo richiede di misurarsi con paure ataviche e tensioni molto radicate», la ricetta del Papa: «alcune riguardano i rapporti interreligiosi, altre rimandano ai contrasti tra ‘laici’ e ‘cattolici’ che percorrono la storia italiana, altre – e non dobbiamo dimenticarle, anzi richiedono un’attenzione particolare – sono interne al corpo ecclesiale. Ma se non riusciremo a unire tutta la famiglia umana, sarà impossibile procedere nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale».

«Per i cristiani il discernimento dei fenomeni sociali non può prescindere dall’opzione preferenziale per i poveri». Ne è convinto il Papa, che ha esortato redattori e collaboratori di «Aggiornamenti sociali» a «stare dalla loro parte, anche quando guardiamo alle dinamiche della società»: «E su di essa, sui suoi valori e le sue contraddizioni i poveri hanno tanto da insegnarci!», scrive Francesco, sottolineando che «tra i punti forti di Aggiornamenti Sociali c’è anche quello di dare spazio alla prospettiva di coloro che sono ‘scartati’»: «Continuate a stare con loro, ascoltateli, accompagnateli perché sia la loro voce a parlare», l’imperativo. Per il Papa, «anche chi fa ricerca e riflette sulle questioni sociali è chiamato ad avere un cuore di pastore che odora di pecore».