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PAPA ALLA SCALA: CON LA MUSICA UN MESSAGGIO DI SOLIDARIETÀ PER LE VITTIME DEL TERREMOTO

«La Nona Sinfonia di Beethoven ci permette di lanciare un messaggio con la musica che affermi il valore fondamentale della solidarietà, della fraternità e della pace». Lo ha detto Benedetto XVI al termine del concerto offerto, questa sera, dal teatro alla Scala di Milano al Pontefice e alle delegazioni internazionali presenti al VII Incontro mondiale delle famiglie. Un appuntamento a cui hanno partecipato anche i vescovi delle diocesi emiliane colpite dal sisma. «Su questo concerto, che doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo – ha proseguito il Papa – vi è l’ombra del sisma che ha portato grande sofferenza su tanti abitanti del nostro Paese». In loro onore l’Orchestra e il Coro del Teatro, i quattro Solisti e il maestro Daniel Barenboim hanno intonato la Nona Sinfonia di Beethoven, opera che contiene l’Inno alla gioia di Schiller, inno ufficiale dell’Unione Europea. «Le parole riprese dall’Inno – ha spiegato Benedetto XVI – suonano come vuote per noi, anzi, sembrano non vere», perché siamo «paralizzati dal dolore per così tanta e incomprensibile distruzione che è costata vite umane, che ha tolto casa e dimora a tanti». Di fronte alle sofferenze del terremoto, il Papa ha voluto ricordare la visita al teatro di Arturo Toscanini nel maggio 1946 e la sua esclamazione «è sempre la mia Scala» di fronte all’edificio ricostruito dopo la guerra. «La ricostruzione della Scala – ha ricordato Benedetto XVI – fu un segno di speranza per la ripresa della vita dell’intera Città dopo le distruzioni della Guerra». Nonostante le difficoltà e le sofferenze del terremoto, ha proseguito il pontefice, «non abbiamo bisogno di un discorso irreale di un Dio lontano e di una fratellanza non impegnativa. Siamo in cerca di un Dio vicino. Cerchiamo una fraternità che, in mezzo alle sofferenze, sostiene l’altro e così aiuta ad andare avanti». E proprio a questo «ci sentiamo chiamati da questo concerto». Un segno di pace e fraternità che vale anche e, soprattutto, per le famiglie. «Mi pare che questo messaggio – ha proseguito Benedetto XVI – sia prezioso anche per la famiglia, perché è in famiglia che si sperimenta per la prima volta come la persona umana non sia create per vivere chiusa in se stessa, ma in relazione con gli altri». «È in famiglia – ha concluso il Pontefice – che si comprende come la realizzazione di sé non sta nel mettersi al centro, guidati dall’egoismo, ma nel donarsi; è in famiglia che si inizia ad accendere nel cuore la luce della pace perché illumini questo nostro mondo». (Sir)