Vita Chiesa
PAPA AD AMBASCIATORI: APPELLO A FAR CESSARE I CONFLITTI E LA VIOLENZA IN TUTTO IL MONDO
Un forte appello a far cessare la violenza in tutte le parti del mondo, impegnandosi a fare la pace e a creare un clima di pacificazione e uno spirito di riconciliazione a tutti i livello della vita sociale, a partire dalla famiglia. A lanciarlo è stato oggi il Papa, che ha ricevuto gli ambasciatori di 11 Paesi (Tanzania, Nepal, Finlandia, Santa Lucia, Salvador, Danimarca, Africa del Sud, Algeria, Eritrea, Togo e Andorra), per la presentazione delle lettere credenziali.
Da ogni parte del mondo ha esordito Benedetto XVI nel discorso collettivo giungono notizie di conflitti: di qui il nuovo appello del Papa, rivolto ai responsabili delle nazioni e a tutti gli uomini di buona volontà, a darsi la mano per far cessare la violenza, che sfigura l’umanità e minaccia la crescita dei popoli e la speranza di numerose popolazioni. Senza l’impegno di tutti a fare la pace, a creare un clima di pacificazione e uno spirito di riconciliazione a tutti i livelli della vita sociale, a cominciare dall’ambito della famiglia è l’ammonimento papale non sarà possibile avanzare sulla via di una società pacifica. Favorire il dialogo e le negoziazioni, oltre che il benessere dei popoli: questo il compito additato dal Papa agli ambasciatori, affinché tutti gli uomini del nostro tempo s’impegnino in favore della pace e della riconciliazione in tutti i continenti, partendo dalla consapevolezza che non basta optare per la pace per giungerci, bisogna adoperarsi sul piano concreto, a tutti i livelli della società, affinché possa realizzarsi.
“Una delle vie essenziali affinché, a lungo termine, il mondo esca dall’ingranaggio della violenza”, ha detto il Papa nel discorso collettivo rivolto oggi ad undici ambasciatori, è quella di prestare un’attenzione speciale ai giovani, donando alle famiglie e alle differenti strutture educative i mezzi di formare ed educare i giovani, di trasmettere loro i valori spirituali, morali e sociali essenziali, preparandoli così ad un futuro migliore e ad un’autentica coscienza del loro ruolo nella società e degli atteggiamenti che devono assumere per servire il bene comune e per essere sensibili a tutti. Da parte sua la Chiesa cattolica, presente in tutti i continenti, ha concluso il Santo Padre, non cessa di offrire il suo contributo, sviluppando le numerose opere educative e formando il senso religioso degli individui, che non possono che far crescere in ciascuno il senso della fraternità e della solidarietà.
Pur nella reciproca indipendenza e sovranità, è giusto che Chiesa e Stato debbano trovare un linguaggio comune, il quale, attraverso rapporti cordiali e sinceri, favorisca il benessere spirituale e materiale delle persone verso le quali entrambi hanno degli obblighi, nel rispetto dei distinti reciproci ambiti secondo il metodo proprio di ciascuno, ha detto il Papa, che nel discorso rivolto all’ambasciatore di Andorra è tornato sul tema delle radici che traggono dalla Buona Novella nutrimento e vigore morale e civile, auspicando che l’eredità cristiana continui ad essere motivo ispiratore dell’intera comunità andorrana, per la promozione di un ordine sociale basato sui valori della giustizia, della verità, della libertà e dell’amore.
Una democrazia senza valori – ha ammonito ancora il Papa si trasforma in tirannia del relativismo, in una perdita della propria identità e, a lungo andare, può degenerare in totalitarismo aperto o insidioso, come la storia ha più volte mostrato. Nel dialogo con le autorità civili, ha puntualizzato Benedetto XVI citando l’Evangelium vitae, la Chiesa non ha privilegi da difendere o vantaggi da chiedere, ma vuole semplicemente promuovere uno Stato umano: uno Stato che riconosca come suo primario dovere la difesa dei diritti fondamentali della persona umana, specialmente di quella più debole. E’ in questo contesto, ha ricordato il Papa, che si collocano anche le eventuali intese fra Chiesa e Stato, stipulate in piena libertà dalle parti contraenti, le quali hanno lo scopo ultimo di favorire il concorde impegno nel servire il bene comune, senza altro intento se non quello di recare giovamento a tutti i cittadini.
Rivolgendosi all’ambasciatore della Danimarca, Benedetto XVI ha ribadito che La difesa della vita dal concepimento alla morte naturale se la stabilità del matrimonio e della vita familiare sono beni che devono essere salvaguardati in ogni società. La sacra istituzione del matrimonio, ha aggiunto Benedetto XVI rivolgendosi all’ambasciatore di Santa Lucia, è vitale per il benessere di ogni nazione, poiché rappresenta l’indispensabile fondamento della vita familiare e la fonte primaria di coesione nelle comunità.