Vita Chiesa
Papa a Torino: attesi 50mila giovani. Incontro con i rifugiati
«Per la mini-Gmg che vivremo a Torino in occasione della visita del Papa sono già 10mila i giovani iscritti ma ne attendiamo 50mila per la Messa della domenica. Saranno presenti gruppi provenienti non solo da tutta Italia ma anche da Francia, Inghilterra, Spagna, Finlandia e dalla Polonia: questi ultimi porteranno la croce della Giornata mondiale della gioventù che il prossimo anno si terrà a Cracovia».
Lo ha affermato don Luca Ramello, direttore del Servizio di pastorale giovanile della diocesi di Torino, nella conferenza stampa di presentazione dell’Happening degli oratori e dei giovani in programma nel capoluogo piemontese dal 19 al 22 giugno. «Saranno giorni intensi – ha proseguito don Ramello – caratterizzati non solo dalla festa ma anche dalla riflessione, dalla condivisione e dalla preghiera». Oltre che la visita alla Sindone, i giovani saranno protagonisti di un pellegrinaggio in luoghi simbolo di Torino come Valdocco, Sermig, santuario della Consolata, Cottolengo e chiesa di san Francesco d’Assisi. Per la veglia di sabato sera in preparazione della giornata con papa Francesco sarà presente anche una barca: «Un segno – ha aggiunto don Ramello – anche per dire che il Papa è un pescatore di giovani».
«Durante l’incontro con il Papa – ha detto ancora Ramello – saranno due i giovani che gli daranno il benvenuto: Marco, venticinquenne di Marene, e Giulia, vicepresidente dell’Azione Cattolica di Torino». «Altri tre giovani – ha aggiunto – porranno al Papa alcune domande. Si tratta di Chiara, 19 anni e per questo impegnata nell’esame di maturità; di una giovane disoccupata ventisettenne di Alessandria; e di Luigi, 26 anni, di Villafranca Piemonte, che con altri amici ha promosso un coordinamento di 7 oratori».
All’evento, che vedrà la fattiva partecipazione del Forum oratori italiani (Foi) e del Servizio nazionale di pastorale giovanile, interverranno tra gli altri anche don Michele Falabretti, mons. Franco Giulio Brambilla (vescovo di Novara) e mons. Guido Gallese (vescovo di Alessandria). Annunciata la presenza anche della cantante Alessandra Amoroso e del calciatore Claudio Marchisio. Sui social network oltre all’hashtag #amorepiùgrande sarà lanciato #finoallafine: «Un versetto tratto dal Vangelo di Giovanni che vuole essere un invito ai giovani ad andare fino alla fine in tutte le cose che fanno, come ha fatto Gesù che amò fino alla fine».
«Nella visita del Papa a Torino le problematiche giovanili assumono una straordinaria importanza», ha sottolineato monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. «Papa Francesco – ha aggiunto – riceverà il benvenuto a Torino da un giovane lavoratore, pranzerà con i giovani detenuti del ‘Ferrante Aporti’, mentre durante la Messa della domenica una giovane disabile leggerà la preghiera dei fedeli e una giovane coppia porterà i doni all’altare». Riguardo all’incontro con i giovani di domenica 21 giugno, l’arcivescovo di Torino ha evidenziato come «il Papa abbia voluto che fosse a fine giornata per avere più tempo per stare con loro». Mons. Nosiglia ha ricordato poi come i «soggetti privilegiati dell’Ostensione di quest’anno siano, con i malati, i giovani». «Il segreto vero della felicità – ha aggiunto – è ‘l’amore più grande’. Per questo di fronte a giovani poco ascoltati e bisognosi di una mano dobbiamo invitare e aiutare a superare ogni forma di scoraggiamento». «Se non pensiamo all’oggi non costruiamo il domani», ha ammonito l’arcivescovo di Torino, per il quale «il Papa a Torino ascolterà le giovani generazioni e a loro rivolgerà la sua parola». «Ma attendiamo anche i gesti che in modo sorprendente il Papa ci regalerà», ha concluso mons. Nosiglia.
Mons. monsignor Cesare Nosiglia, ha poi annunciato che «Papa Francesco incontrerà un gruppo di rifugiati. Lo farà prima di ripartire da Torino, dopo aver pranzato con i familiari, ricevendoli in Episcopio». Proprio oggi mons. Nosiglia ha reso pubblica una sua dichiarazione sul «problema dei rifugiati e immigrati» nella quale fa appello «alle comunità cristiane, a quelle religiose e alle famiglie della nostra Diocesi, ma anche ai Comuni e alle Istituzioni, per affrontare uniti questo momento che non va vissuto solo come un problema, ma come un forte invito a investire il meglio di noi stessi per gli altri». «Chi più dona, più riceve, come ci insegnano i nostri santi sociali», ha aggiunto l’arcivescovo di Torino per il quale questo «sarà il più bel biglietto da visita che potremo presentare a papa Francesco».