Vita Chiesa

Papa a Ostia: «abbattere i muri dell’indifferenza e dell’omertà». No a «soprusi e prepotenze», sì a «giustizia, decoro e legalità»

«Questi due doni, il posto e il cibo, sono ciò che ci serve per vivere. Sono il vitto e l’alloggio definitivi. Entrambi ci vengono dati nell’Eucaristia». Lo ha spiegato il Papa, nell’omelia della Messa per la festa del Corpus Domini celebrata ieri a Ostia, nel piazzale antistante la parrocchia di Santa Monica, da dove poi è partita la processione eucaristica verso la parrocchia di Santa Maria di Bonaria, dopo un percorso di circa un chilometro e mezzo per le vie della città, a cui hanno partecipato insieme al Santo Padre tutte le otto parrocchie del litorale.

«Qui Gesù ci prepara un posto quaggiù, perché l’Eucaristia è il cuore pulsante della Chiesa, la genera e la rigenera, la raduna e le dà forza», ha detto Francesco: «Ma l’Eucaristia ci prepara anche un posto lassù, nell’eternità, perché è il Pane del cielo. Viene da là, è l’unica materia su questa terra che sa davvero di eternità. È il pane del futuro, che già ora ci fa pregustare un avvenire infinitamente più grande di ogni migliore aspettativa. È il pane che sfama le nostre attese più grandi e alimenta i nostri sogni più belli. È, in una parola, il pegno della vita eterna: non solo una promessa, ma un pegno, cioè un anticipo concreto di quello che ci sarà donato. L’Eucaristia è la ‘prenotazione’ del paradiso; è Gesù, viatico del nostro cammino verso quella vita beata che non finirà mai». «Nell’Ostia consacrata, oltre al posto, Gesù ci prepara il cibo, il nutrimento», ha proseguito: «Nella vita abbiamo continuamente bisogno di nutrirci, e non solo di alimenti, ma anche di progetti e affetti, di desideri e speranze. Abbiamo fame di essere amati. Ma i complimenti più graditi, i regali più belli e le tecnologie più avanzate non bastano, non ci saziano mai del tutto. L’Eucaristia è un alimento semplice, come il pane, ma è l’unico che sazia, perché non c’è amore più grande. Lì incontriamo Gesù realmente, condividiamo la sua vita, sentiamo il suo amore; lì puoi sperimentare che la sua morte e risurrezione sono per te. E quando adori Gesù nell’Eucaristia ricevi da Lui lo Spirito Santo e trovi pace e gioia». «Scegliamo questo cibo di vita», l’invito: «Mettiamo al primo posto la Messa, riscopriamo l’adorazione nelle nostre comunità!».

«L’Eucaristia nella vita si traduce passando dall’io al tu». Ne è convinto il Papa, che nell’omelia della Messa celebrata nel piazzale antistante la parrocchia di Santa Monica, per il Corpus Domini ha ribadito che «Gesù non predilige luoghi esclusivi ed escludenti. Egli ricerca posti non raggiunti dall’amore, non toccati dalla speranza. In quei luoghi scomodi desidera andare e chiede a noi di fargli i preparativi». «Quante persone sono prive di un posto dignitoso per vivere e del cibo da mangiare!», ha esclamato Francesco: «Ma tutti conosciamo delle persone sole, sofferenti, bisognose: sono tabernacoli abbandonati. Noi, che riceviamo da Gesù vitto e alloggio, siamo qui per preparare un posto e un cibo a questi fratelli più deboli. Egli si è fatto pane spezzato per noi; chiede a noi di donarci agli altri, di non vivere più per noi stessi, ma l’uno per l’altro».

I discepoli, dice il Vangelo, prepararono dopo essere «entrati in città»: «Il Signore – ha commentato – ci chiama anche oggi a preparare il suo arrivo non rimanendo fuori, distanti, ma entrando nelle nostre città. Anche in questa città, il cui nome – Ostia – richiama proprio l’ingresso, la porta. Signore, quali porte vuoi che ti apriamo qui? Quali cancelli ci chiami a spalancare, quali chiusure dobbiamo superare?». «Gesù desidera che siano abbattuti i muri dell’indifferenza e dell’omertà, divelte le inferriate dei soprusi e delle prepotenze, aperte le vie della giustizia, del decoro e della legalità», l’appello del Papa: «L’ampio lido di questa città richiama alla bellezza di aprirsi e prendere il largo nella vita. Ma per far questo occorre sciogliere quei nodi che ci legano agli ormeggi della paura e dell’oppressione. L’Eucaristia invita a lasciarsi trasportare dall’onda di Gesù, a non rimanere zavorrati sulla spiaggia in attesa che qualcosa arrivi, ma a salpare liberi, coraggiosi, uniti». «Avete provato situazioni dolorose; il Signore vuole esservi vicino», ha assicurato Francesco agli abitanti di Ostia: «Apriamogli le porte e diciamogli: Vieni, Signore, a visitarci. Ti accogliamo nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nella nostra città. Grazie perché ci prepari il cibo della vita e un posto nel tuo Regno. Rendici preparatori attivi, portatori gioiosi di Te che sei la via, per portare fraternità, giustizia e pace nelle nostre strade. Amen».