Vita Chiesa

Papa a L’Aquila: ai familiari delle vittime del terremoto, “la morte non può spezzare l’amore, grazie per la vostra testimonianza”

 “In questo momento di incontro con voi, in particolare con i parenti delle vittime del terremoto, voglio esprimere la mia vicinanza alle loro famiglie e all’intera vostra comunità, che con grande dignità ha affrontato le conseguenze di quel tragico evento”, il riferimento al sisma: “Anzitutto vi ringrazio per la vostra testimonianza di fede: pur nel dolore e nello smarrimento, che appartengono alla nostra fede di pellegrini, avete fissato lo sguardo in Cristo, crocifisso e risorto, che con il suo amore ha riscattato dal non-senso il dolore e la morte. E Gesù vi ha rimessi tra le braccia del Padre, che non lascia cadere invano nemmeno una lacrima, nemmeno una, ma tutte le raccoglie nel suo cuore misericordioso”. “In quel cuore sono scritti i nomi dei vostri cari, che sono passati dal tempo all’eternità”, ha assicurato Francesco: “La comunione con loro è più viva che mai. La morte non può spezzare l’amore, ce lo ricordo la liturgia dei defunti”. “Il dolore c’è, le parole aiutano ma il dolore rimane”, ha aggiunto a braccio: “O siamo un popolo di Dio, o non si risolvono problemi dolorosi come questi”.

“Mi congratulo con voi per la cura con cui avete realizzato la Cappella della Memoria”. E’ l’omaggio del Papa in piazza Duomo, prima tappa del viaggio a L’Aquila, in cui dopo aver salutato i familiari delle vittime del terremoto del 6 aprile del 2009 ha abbracciato idealmente tutta la città. “La memoria è la forza di un popolo, e quando questa memoria è illuminata dalla fede, quel popolo non rimane prigioniero del passato, ma cammina nel presente rivolto al futuro, sempre rimanendo attaccato alle radici e facendo tesoro delle esperienze passate, buone e cattive”, ha garantito Francesco: “Voi, gente aquilana, avete dimostrato un carattere resiliente. Radicato nella vostra tradizione cristiana e civica, ha consentito di reggere l’urto del sisma e di avviare subito il lavoro coraggioso e paziente di ricostruzione. C’era tutto da ricostruire: le case, le scuole, le chiese. Ma, voi lo sapete bene, questo si fa insieme alla ricostruzione spirituale, culturale e sociale della comunità civica e di quella ecclesiale. La rinascita personale e collettiva dopo una tragedia è dono della Grazia ed è anche frutto dell’impegno di ciascuno e di tutti, insieme, non a piccoli gruppetti”. “È fondamentale attivare e rafforzare la collaborazione organica, in sinergia, delle istituzioni e degli organismi associativi”, la raccomandazione del Papa: “una concordia laboriosa, un impegno lungimirante: stiamo lavorando per i figli, peri nipoti, per il futuro””. “Nell’opera di ricostruzione, le chiese meritano un’attenzione particolare”, l’appello di Francesco: “Sono patrimonio della comunità, non solo in senso storico e culturale, anche in senso identitario. Quelle pietre sono impregnate della fede e dei valori del popolo; e i templi sono anche luoghi propulsivi della sua vita, della sua speranza”.