Toscana
Palio, la protesta animalista confinata in periferia
Il loro scopo era raggiungere la visibilità che il Palio, tanto contestato, gli assicura. Non si capisce altrimenti come la morte in pista di un cavallo all’ippodromo Caprilli di Livorno avvenuta il 10 agosto proprio alla fine di una corsa vinta, sia passata quasi sotto silenzio, mentre dell’abolizione del Palio gli animalisti del Pae, il Partito animalista europeo (più o meno sconosciuto in Europa), ne hanno fatto una bandiera.
Il Pae, coordinatore della protesta, è uno dei micropartiti della galassia animalista, della quale vuol prendere l’egemonia, accanto al Partito animalista italiano e al Partito eco-animalista. Il Pae le tenta tutte, basti ricordare che alle ultime elezioni ha cantato vittoria dato che l’astensione, ampiamente prevista da tutti e alla quale il Pae aveva comunque invitato gli elettori, aveva ottenuto alte percentuali.
Quella di manifestare nei giorni del Palio è una richiesta del Pae negata dalle autorità senesi negli anni precedenti e confermata dal Tar cui gli animalisti si erano appellati. Quest’anno gli animalisti si dicevano comunque intenzionati a manifestare con o senza autorizzazione, il che la dice lunga sulla voglia di rispettare le regole democratiche.
Di fronte a questa pressione il Questore e il Prefetto hanno ceduto giungendo al compromesso: manifestazione autorizzata il giorno del Palio, il 16 agosto, in un parco di un quartiere nella periferia nord di Siena, l’Acquacalda.
Per gli animalisti poco importa, si tratta comunque di Siena, anche se ovviamente poter mettere un qualche striscione in città sarebbe stato molto più allettante. Ma il risultato c’è stato lo stesso se il Guardian, autorevole giornale britannico, gli ha dedicato un articolo.
Il movimento animalista nasce in Inghilterra, anche se è in Olanda che ha ottenuto dei rappresentanti in parlamento. In pratica ritiene che si debbano garantire agli animali qualcosa di simile ai diritti umani, rifiutando quello che viene definito lo specismo: non è la specie che determina il diritto, per cui l’essere umano non avrebbe diritti superiori a quelli di una zanzara, figuriamoci a quelli di un cane o di un cavallo.
Al Palio si rimprovera di essere responsabile della morte di 48 cavalli dal 1970 ad oggi, ultimo dei quali Periclea una cavalla infortunatasi nelle prove del Palio di luglio di quest’anno, il che farebbe in media circa un cavallo abbattuto in una delle due carriere che si tengono ogni anno.
Questa media non rappresenta la realtà dato che in questo periodo Siena si è dotata di un regolamento per la tutela della salute e della sicurezza dei cavalli. Il risultato è evidente nella diminuzione costante degli incidenti mortali dal 1970 ad oggi che sono passati da una media di circa due cavalli abbattuti ogni anno ai soli tre incidenti degli ultimi dieci anni, due dei quali avvenuti per cause fortuite nelle corse di prova.
Per quanto si aumenti la sicurezza è evidente che la probabilità di incidenti si azzererebbe solo non correndo il Palio. Il rischio è presente in tutte le attività umane e a nessuno viene in mente di chiudere le autostrade perché vi si registra ancora il tragico bilancio di più di 200 persone morte all’anno. D’altra parte forse solo gli animalisti si sognano le praterie popolate di cavalli allo stato brado come nel far west, nel caso in cui finissero corse e manifestazioni equine. Semplicemente sparirebbero cavalli e maneggi.
Bene quindi il rispetto di tutti gli esseri viventi, rimanendo quello umano al centro. Giusta la lotta ai maltrattamenti gratuiti degli animali, ma evitando di finire in una ideologia animalista prevaricatrice, simile a quelle che hanno funestato il secolo scorso, che vorrebbe annullare tutte le tradizioni ad essa non conformi.
Non bisogna dimenticare che il Palio di agosto altro non è che la conclusione delle celebrazioni per l’Assunta che hanno in Duomo il 14 e il 15 il loro culmine e il 16 sera la loro conclusione, il 17 quest’anno causa rinvio, col ritorno in Duomo dei vincitori per il ringraziamento alla Vergine. Questa volta è toccato al popolo della Selva.