Toscana

PAKISTAN, RAGAZZA CRISTIANA SEQUESTRATA E STUPRATA; L’INDIGNAZIONE DELLA CHIESA

Faisalabad (Agenzia Fides) – Indignazione e sconcerto, ma anche preoccupazione e paura, nella comunità cristiana e nella società civile, dopo l’ultimo caso di violenza e abuso su una ragazza cristiana: Sehar Naz, 24enne di Faisalabad, in Punjab, sequestrata per quattro giorni, abusata e ripetutamente violentata da un funzionario della polizia, il maggiore Arif Atif Rana che, come dichiarato da lui stesso, lavora per i Servizi Segreti pakistani (Inter Services Intelligence, ISI). Il fatto è avvenuto fra il 14 e il 18 aprile scorso, ma solo ora ha assunto rilevanza nazionale ed è stato riferito all’Agenzia Fides, dopo l’interessamento attivo della Commissione “Giustizia e Pace” della diocesi Faisalabad, e la “levata di scudi” di altre organizzazioni della società civile, cristiane e non, che protestano per “l’impunità garantita al maggiore”.Un rapporto della Commissione riferisce a Fides i fatti: il 14 aprile scorso Shear, impiegata in una compagnia assicurativa, la “State Life Insurance”, stava recandosi con il suo manager e altri colleghi a un meeting, quando il maggiore Arif Atif Rana ha fermato l’auto su cui viaggiavano chiedendo i documenti identificativi ai passeggeri. Il maggiore ha poi fermato Sehar, affermando di dover operare ulteriori controlli sulla giovane, portandola con sé. I colleghi di Shear si sono opposti e subito hanno denunciato alla polizia “l’indebito sequestro”. Le forze dell’ordine, accertato che il maggiore Rana lavora per l’ISI, come è usuale, hanno lasciato cadere nel vuoto la denuncia.Il maggiore ha condotto Sehar a casa sua (nella cittadina di Samanabad) e poi a Lahore, trattenendola contro la sua volontà, abusando di lei e stuprandola ripetutamente per quattro lunghi giorni. Dopodiché l’ha rimandata a Faisalabad in treno, intimandole di non denunciarlo, pena ritorsioni contro la sua famiglia, affermando che “è molto facile colpire i cristiani, direttamente o indirettamente, con false accuse”. La giovane, però, si è rivolta alla Commissione “Giustizia e Pace” di Faisalabad che ha denunciato nuovamente alla polizia il caso di abuso e di sequestro. Ora Sehar vive in un località segreta, protetta da alcune religiose, mentre il maggiore Arif, nonostante le pesanti accuse, è ancora a piede libero. Molte associazioni si sono mobilitate chiedendo la fine dell’impunità per i gravi crimini commessi. Il caso della giovane ricorda altri clamorosi casi di violenza sulle ragazze cristiane che, come affermano gli attivisti, “sono considerate merce” o sono trattate come “bottino di guerra” da ricchi e potenti musulmani che pensano di poterne disporre e abusare liberamente. L’Agenzia Fides ha segnalato di recente il fenomeno degli stupri e delle conversioni forzate all’islam e in passato i casi di abusi su Gulfam, bambina cattolica di 9 anni, Shazia, Kiran Nayyaz .Oggi il caso di Sehar si incrocia con un altro caso simile, cha ha assunto un carattere simbolico a livello internazionale e sta scuotendo l’opinione pubblica in Pakstan: quello di Mukhtaran Mai, giovane tribale musulmana che nel 2002 subì uno stupro di gruppo. Il procedimento contro i suoi aggressori è giunto fino alla Corte Suprema che, nei giorni scorsi, ha confermato l’ergastolo per uno degli aggressori e ha assolto tutti gli altri, provocando sconcerto e protesta in molte organizzazioni che operano per la tutela dei diritti delle donne in Pakistan. In un quadro generale di abusi e violazioni, le ragazze cristiane e indù sono le vittime privilegiate, in quanto più deboli e vulnerabili. (PA)