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PAKISTAN, LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE CONDANNA LO STATO DI EMERGENZA E GLI ARRESTI DECISI DA MUSHARRAF

Il giorno dopo l’imposizione dello stato di emergenza, in Pakistan si stringono le maglie della repressione militare. Malgrado l’apparente calma nelle strade della capitale, nel corso della notte, sono atati arrestati il presidente ad interim della Lega musulmana pachistana. Il giorno prima, intanto, erano stati imposti gli arresti domiciliari al capo dell’opposizione, nonché ex capitano della nazionale di cricket, Imran Khan. Sale poi l’indignazione nella società civile e il movimento degli avvocati, sempre più influente secondo gli osservatori, ha annunciato uno sciopero delle toghe a partire da domani. La tensione resta quindi altissima dopo la sospensione della Costituzione e l’entrata in vigore della legge marziale, annunciate, ieri pomeriggio, alla televisione di Stato dal presidente, Musharraf. In un lungo discorso, il capo di Stato e generale delle forze armate ha spiegato che le misure speciali si sono rese necessarie per contrastare il terrorismo e le ingerenze della magistratura che “paralizza” il governo. E mentre Musharraf parlava alla nazione ad Islamabad, intanto, le forze militari circondavano i centri del potere, i palazzi degli organi d’informazione e grandi alberghi. Immediata la reazione della Corte suprema, che ha dichiarato illegale la proclamazione dello stato d’emergenza, ma il presidente della stessa Corte è stato destituito e sostituito con uomo vicino al generale Musharraf. Proprio fra pochi giorni, la corte suprema si sarebbe dovuta pronunciare sulla legittimità della rielezione di Musharraf a capo dello Stato, contestata dall’opposizione per l’incompatibilità, prevista dalla Costituzione, dell’incarico presidenziale con quello di capo dell’esercito. Alle decisioni di Musharraf è poi seguita la condanna della comunità internazionale, con le dichiarazioni del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che ha definito le iniziative del generale “estremamente riprovevoli”.