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Padre Pio perseguitato anche da santo?
Il vescovo mons. D’Ambrosio, parlando ai fedeli di San Giovanni Rotondo ha chiarito, Bolla alla mano, che non è stato chiamato ad essere «rigido burocrate o controllore arido», ma a fare «di questa eredità, che è la santità, sempre più una luce che risplende sul cammino degli uomini di oggi». La delega comporterà pertanto «speciale attenzione nella cura pastorale degli innumerevoli pellegrini che affluiscono al Santuario».
Queste precisazioni, avvalorate dalla buona fama che il Vescovo porta con sé e da un’esperienza ventennale di parroco proprio a San Giovanni Rotondo, unite a una conosciuta devozione al Santo, hanno rasserenato il clima e spento quei toni alti che si erano registrati nelle prime reazioni, sia da parte di alcuni gruppi di fedeli che del Guardiano del Convento, così in contrasto con tutto il modo d’essere di Padre Pio che anche di fronte a provvedimenti umilianti (e ingiusti) fu sempre un grande obbediente. Ma la vicenda permette una riflessione più ampia che tocca San Giovanni Rotondo come tanti altri spazi dello spirito dove convengono milioni di pellegrini spesso nella ricerca sincera e sofferta di segni più visibili e immediati che porrebbero il divino quasi a portata di mano, in una concretezza che appaga.
La Chiesa riconosce il valore di questo confluire verso luoghi segnati da vera santità e San Giovanni Rotondo lo è certamente ma opera perché diventi sempre più momento forte di evangelizzazione e segni nelle persone un risveglio autentico, una purificazione della fede, un credere più adulto. Oggi essere custodi dell’eredità spirituale di Padre Pio vuol dire arricchire, potenziare, innovare quest’opera di evangelizzazione non «per sconvolgere un servizio che con generosità i padri cappuccini già sanno offrire» ma per renderlo più efficace e luminoso, in un contesto sobrio e essenziale, depurato, per quel che compete all’autorità ecclesiastica, di quanto può suonare commercio, affari o, peggio ancora, superstizione.